In Italia

all impegno di una minoranza di uomini superiori cui affidare il potere (in linea con la «teoria delle élite del sociologo Vilfredo Pareto, 1848-1923). Il mito della violenza rigeneratrice Non manca di far breccia, in alcuni intellettuali, l idea del ricorso alla violenza come mezzo per raggiungere i propri scopi. In questo senso, ha grande diffusione il pensiero del francese Georges Sorel (1847-1922), che nei primi anni del secolo tenta di recuperare la sostanza rivoluzionaria del socialismo al di fuori della cultura positivistica della socialdemocrazia europea. Influenzato da Bergson, egli respinge le pretese scientifiche dell economia politica marxista e, soprattutto, il determinismo che privilegia la trasformazione delle strutture economiche rispetto all azione rivoluzionaria. Sorel esalta invece il mito rivoluzionario dello sciopero generale, inteso come strumento a disposizione del proletariato per abbattere le istituzioni borghesi, a partire dai parlamenti democratici. Il suo pensiero ispira il sindacalismo rivoluzionario, anche in Italia, ma agisce profondamente in tutte le esperienze sovversive del primo Novecento: non è un caso che Mussolini il quale nasce politicamente e culturalmente negli ambienti del socialismo italiano lo ritenga un suo maestro. | IN ITALIA | La palestra ideologica delle riviste Il groviglio di riferimenti politico-culturali che alimentano le correnti ideologiche antidemocratiche trova espressione in Italia soprattutto all interno di alcune riviste, sorte per lo più a Firenze nei primi anni del secolo. Le più importanti sono il Leonardo (1903-1907), Il Regno (1903-1906), Hermes (1904-1906), La Voce (1908-1916), animate da intellettuali che si sentono distanti dalla classe a cui appartengono, la borghesia, ma al contempo si battono contro la minaccia rappresentata dal proletariato organizzato. L interventismo della cultura Rivendicando un ruolo di guida morale che la società moderna sembra negare loro, i promotori di queste iniziative editoriali (Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Enrico Corradini, Ardengo Soffici, per citare solo i più importanti) intendono intervenire attivamente nella vita pubblica, offrendo una riflessione non meramente letteraria, ma proponendo 572 / IL PRIMO NOVECENTO una vera e propria rivoluzione di valori, in netta opposizione a un Positivismo ottocentesco sentito come vecchio e superato. Per rompere i ponti con il passato, avvertono la necessità di attribuire alla loro visione ideologica una componente militante e aggressiva, analogamente a quanto avviene nel mondo dell arte, in Italia e nel resto d Europa, con il fenomeno delle avanguardie (dal Futurismo al Cubismo, dall Espressionismo all Astrattismo, dal Dadaismo al Surrealismo). Il termine avanguardia , proprio del linguaggio militare, rivela le intenzioni dei gruppi che lo impiegano: l ambizione di porsi alla testa di una generazione per sperimentare linguaggi artistici e letterari ma anche politici in polemica con la tradizione, mettendo in discussione la natura dell arte e di tutta la cultura. Il letterato deve rifiutare ogni idea di separatezza culturale e impegnarsi in prima persona per cambiare la società. Egli si sente protagonista all interno di una sorta di partito degli intellettuali destinato a creare una giovane aristocrazia tesa a modificare la mentalità e gli orizzonti ideologici degli individui. A favore della guerra Quella promossa dalle riviste fiorentine è una concezione dell esistenza fondata sul culto dell individuo e della pienezza vitale, sulla visione idealistica del soggetto creatore e su un idea elitaria dell arte e della cultura, che oppone l irrazionalismo al razionalismo, il nazionalismo al cosmopolitismo, lo spiritualismo al materialismo, l azione al pensiero astratto. Non sorprende pertanto di trovare spesso, in questi periodici, l esaltazione della guerra, celebrata come un occasione propizia per cancellare la banale volgarità dal mondo e per rappresentare una via d uscita dalla mediocrità della democrazia, azzerando la civiltà della massa e del numero per costruirne una basata sul genio e sull individualità. Molti di questi intellettuali aderiscono infatti, prima dell ingresso dell Italia nella Grande guerra, alle tesi interventiste, mossi dalle suggestioni del nazionalismo, dal disprezzo per il basso profilo e per il moderatismo dell Italietta giolittiana, dallo spirito irredentistico, dal desiderio di cancellare l egemonia imperialistica di Austria e Germania, e perfino in molti esponenti della sinistra rivoluzionaria dalla speranza di trasformare la vittoria militare nella futura conquista del potere da parte del proletariato.

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento