Classe di letteratura - volume 3A

5 10 15 20 Che fu dietro quei vetri che straziano il silenzio e irraggiano nel vuoto lo stupore d un viso che non sente più il suo rosa? Attoniti si perdono gli occhi in banchi d azzurro e neppure il tuo pianto si ripete. Ondeggia il sicomoro stranamente fedele. Gelo, non più che gelo le tristi epifanie per le strade stillanti di silenzio e d ambra e i riverberi lontani delle pietre tra i bianchi lampi delle fontane. Ombra, non più che un ombra è la mia vita per le strade che ingombra il mio ricordo impassibile. Equoree primavere di conche abbandonate al vento il cui riflesso è solitario nel fondo col tuo viso scarduffato! Schiava ai piedi di un ombra, ombra d un ombra disperdi nel tremore dell acqua il tuo sorriso. Una nuvola oscilla e un incerto paradiso. Non più nostro il deserto che ci avvince e ci separa nella bocca inarcata dall oblio, non più il dominio audace di pallore delle tue braccia al vento dall alte balaustrate. Sguardi deserti, forme senza nome nella notte pesante pendula sul tuo cuore. Il sentimento del vuoto Il componimento esibisce la consueta sequela di inserti dannunziani. Incontriamo strade stillanti di silenzio / e d ambra (vv. 8-9) ed Equoree primavere di conche abbandonate (v. 13); leggiamo di un sorriso che si perde nel tremore dell acqua (v. 17), di una bocca inarcata dall oblio (v. 20), del pallore (v. 21) delle braccia: tutti motivi, questi, rintracciabili soprattutto nel d Annunzio apparentemente più sobrio e dimesso, quello del Poema paradisiaco. Ma anche in tal caso, siffatti richiami fonici e lessicali vengono profondamente rivissuti e rielaborati per dar vita a contenuti del tutto originali. Luzi infatti ci immerge nel vuoto di una notte raggelante, ma il buio non si riferisce solo al contesto storico e alla tragedia che incombe sull umanità. Piuttosto esso denota uno c Mario Luzi. 4 Attoniti: stupefatti. banchi d azzurro: ampi spazi azzurri. 6 sicomoro: albero molto robusto, simile al fico. 12 impassibile: che non muta. 13 equoree: marine. 15 scarduffato: scarmigliato. 24 pendula: sospesa. stato psichico, un dissidio ma soprattutto una ricerca interiore. Il poeta non ci dice che cosa sia ciò che il vetro nasconde: forse è il fantasma del volto di una donna lontana, di un oggetto amoroso, cioè, condannato a essere esclusivamente riflesso e si noti la sinestesia che non sente più (v. 3) il suo colore. Al tempo stesso, i versi comunicano un malessere che pare senza soluzione e che si esprime con l esibizione di due parole chiave, il Gelo (v. 7) e l ombra (non più che un ombra è la mia vita, v. 11), che cancellano la memoria del passato. Quando meno ce l aspettiamo, ecco però comparire un varco misterioso, forse una possibile via d uscita dalla disperazione: un incerto paradiso (v. 18). Ma è solo un attimo: ciò che rimane alla fine è l immagine del deserto, metafora di una condizione umana condannata alla solitudine. L AUTORE / GABRIELE D ANNUNZIO / 557

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento