Classe di letteratura - volume 3A

Arnold B cklin, Pensieri d autunno, 1886. Zurigo, Kunsthaus. Toyen, A una certa ora, 1963. VIDEO Una finestra su Mario Luzi Secondo una tale visione, la poesia non deve scendere a compromessi con la realtà contingente e con i gusti del pubblico, ma al contrario deve essere espressione di un ansia disinteressata di verità, rifiutando ogni retorico compiacimento. Eppure, nonostante il tono sommesso e raccolto dei poeti ermetici, anche nei loro testi si intuiscono moltissime cadenze dei versi dannunziani. Possiamo prendere come esempio uno dei più significativi interpreti di questa poetica, Mario Luzi. La lunga parabola di Mario Luzi La carriera letteraria di Luzi si estende per molti decenni, protraendosi fino ai primi anni Duemila. Nato nel 1914 nei pressi di Firenze, si laurea in Letteratura francese con una tesi sullo scrittore cattolico Fran ois Mauriac. A ventun anni, nel 1935, pubblica la prima raccolta di liriche, La barca, che lo segnala come una delle voci più originali della sua generazione grazie all intensità con cui si misura con i temi esistenziali e religiosi. Il senso di trascendenza che illumina l esistenza terrena è una costante della prima produzione di Luzi, caratterizzata da simboli, metafore e allusioni a una costante ricerca di assoluto, come si può vedere nella raccolta Avvento notturno, edita nel 1940. Dopo la guerra, inizia il distacco dalla poetica ermetica. In opere come Un brindisi (1946) e Quaderno gotico (1947), matura un progressivo avvicinamento al realismo: il discorso lirico di Luzi diventa più comprensibile e schietto, il linguaggio più narrativo e colloquiale, anche se permane la cifra distintiva del suo interrogarsi sul rapporto tra il tempo e l eternità, tra il mutare delle cose e il desiderio di stabilità, tra la coscienza individuale e la natura del cosmo in cui viviamo. Nelle raccolte degli anni successivi (ricordiamo Nel magma e Al fuoco della controversia, edite rispettivamente nel 1963 e 1978) si fa più serrato il confronto con la contemporaneità e, con esso, si accentua la tensione polemica nei confronti di una società desertificata , nella quale l io percepisce un senso profondo di disagio e di disorientamento. Nominato senatore a vita nel 2004, Luzi muore a Firenze nel 2005. Luzi e l incanto della parola dannunziana proprio la stagione ermetica quella in cui, accanto alle riprese della poesia simbolista di un Mallarmé, si indovinano più facilmente gli echi dannunziani. Come nota la studiosa Niva Lorenzini, le prime raccolte sono piene di «lattici notturni , di «aduste Orse , di «mani lente che «colgono i neri fiori dell Ade , di «mani estenuate , immagini che il giovane Luzi riprende non solo da Alcyone, ma anche dalla prediletta raccolta Poema paradisiaco: «Il primo incontro con la poesia di d Annunzio rivelerà molti anni dopo, nel 1984 lo ebbi verso il 1927 o 1928 su un antologia ginnasiale. Il testo riportato era Consolazione del Poema paradisiaco. Ne fui affascinato giusta [in conformità a] l effetto, appunto, fascinatorio perseguito dal suo autore. La magia musicale e cromatica spiegò tutto il suo potere e nello stesso tempo rivelò un campo sconosciuto di alchimie possibili mediante la lingua, il verso, il ritmo del verso e della successione dei versi. Forse non conoscevo ancora il significato della parola alchimia e neppure la sua esistenza, ma certo fu di quella specie la mia ammirazione . Di d Annunzio Luzi apprezza la capacità di innovare, di sperimentare metri e ritmi, ma soprattutto di sondare il «potenziale effettivo della parola fino a trascenderla in musica: «Incantatoriamente e mostruosamente d Annunzio ha messo ciascun poeta dopo di lui dinanzi al problema del proprio linguaggio, lo ha costretto a chiedersi come posso parlare, in che lingua è possibile scrivere? . proprio sul versante linguistico che il debito di Luzi è evidente. Lo possiamo verificare leggendo i versi di Alla vita, una poesia tratta dalla raccolta d esordio, La barca (1935). L AUTORE / GABRIELE D ANNUNZIO / 555

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Dal secondo Ottocento al primo Novecento