Classe di letteratura - volume 3A

scroscia più o meno intensamente, compone una lunga sinfonia insieme al frusciare delle foglie e all eco di versi di animali. Mentre vagano nel paesaggio naturale completamente estraniati dal resto del mondo e immersi nel concerto dei suoni, il poeta e la compagna si svestono dei panni umani e iniziano un processo di trasformazione verso una forma di vita vegetale che si attua in crescendo: i loro volti diventano silvani (v. 21), l anima schiude (v. 27) pensieri come fiori, fino a che la loro comunione con la natura è completa. Ormai tutt uno con il bosco, la loro identità non è più umana, essendosi dissolta in una metamorfosi panica che li ha investiti completamente, coinvolgendo la dimensione fisica e quella psichica, il corpo, i pensieri e i sogni. Abbattuta definitivamente ogni barriera tra l io e la natura, l ultima strofa sancisce il compimento dell identificazione: il cuore delle due creature è come pèsca / intatta (vv. 104-105), gli occhi sono come polle tra l erbe (v. 107), i denti come mandorle acerbe (v. 109). Il poeta può finalmente attingere al mistero dell universo, immergendosi nella profondità remota, arcana e senza tempo della natura. Un processo di potenziamento Un invito a Ermione e al lettore Come in altre poesie dannunziane, anche qui l ispirazione nasce da uno spunto narrativo: l acquazzone estivo che bagna il poeta e la sua compagna. un esile pretesto, subito trasfigurato nella dimensione mitica della fusione panica con la natura: l esperienza della metamorfosi è evocata da d Annunzio come il compimento di una favola bella (vv. 29 e 125), un avventura purificatrice che li libera dai residui della realtà e della civiltà e permette loro di ascendere a un altro piano, quello dell estasi dei sensi e della squisita sensazione dell annullamento nel fluido e nella linfa segreta degli alberi. Attenzione, però: non dimentichiamo che il panismo dannunziano coincide sempre con l affermazione di un privilegio riservato solo a creature superiori. Anche nella Pioggia nel pineto, infatti, il processo apparentemente regressivo dall umano al vegetale coincide di fatto con un esercizio di potenziamento di sé, grazie al quale il soggetto, assimilandosi alla natura attraverso la percezione sensoriale, trascende i propri limiti individuali e realizza una piena comunione con il tutto. Le parole più nuove (v. 5) pronunciate da gocciole e foglie (v. 6) possono essere udite infatti solo dallo spirito eletto che è in grado di decifrarle e celebrarle, riproducendole (o traducendole) grazie al proprio virtuosismo in un mutevole spartito musicale. Le scelte stilistiche La sensibilità musicale di d Annunzio (senza dubbio una delle componenti più autenticamente decadenti della sua poesia) si mostra in questo componimento in tutte le sue eccezionali potenzialità tecniche. Il poeta riesce con indiscutibile efficacia a definire il ritmo, il rumore, diremmo quasi il movimento della pioggia e delle altre componenti del paesaggio. L esortazione rivolta a Ermione nel primo verso (Taci), poi ribadita più volte con ulteriori inviti (Ascolta, vv. 8, 40, 65, 88; Odi?, v. 33), potrebbe benissimo essere estesa a noi lettori: restiamo in silenzio, come in attesa di un prodigio, ad ascoltare i versi di d Annunzio che traducono magicamente l armonia del bosco. La libertà metrica Per esprimere analogicamente il perpetuo cambiamento dei più minuti dettagli della natura, l autore dà vita a una struttura irregolare di versi di misura ineguale, che viene però ordinata su strofe omogenee per numero di versi (32). Accanto a senari, settenari, ottonari e novenari, compaiono versi brevi, brevissimi, spesso coincidenti con un singolo vocabolo formato da tre sillabe (per esempio nella prima strofa incontriamo lontane, divini, silvani, ignude, leggieri, novella). Anche le proposizioni sono in massima parte brevi; quando si snodano in più versi, vengono frammentate grazie alla brevità delle battute e alla frequente iterazione del medesimo termine. Notiamo, per esempio, nella strofa di apertura, l anafora del verbo piove, ripetuto per ben sei volte e sempre con valore introduttivo; l insistenza sulla preposizione su (che compare in undici dei trentadue versi della prima strofa) e la ripresa della congiunzione e, che rende paratattico il discorso nella seconda e terza strofa; e ancora il ritorno di si spegne (vv. 76, 78, 79), che troviamo in clausola nella terza strofa. La pluralità delle voci della pineta L assoluta libertà metrica che d Annunzio si concede gli permette di ottenere una musicalità spezzata, tesa a imitare la cadenza variabile delle gocce di pioggia e degli altri suoni naturali. Al mutare del ritmo, garantito dalle spezzature degli enjambement che scandi- 528 / IL SECONDO OTTOCENTO

Classe di letteratura - volume 3A
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Dal secondo Ottocento al primo Novecento