Classe di letteratura - volume 3A

Il fantasma della morte In Caproni, l esistenza appare continuamente precaria e priva di certezze: come in Pascoli, la ricerca di una direzione da dare al proprio essere nel mondo costringe il poeta a cercare tra i moti dell inconscio inconfessabili e misteriose pulsioni, ricordi traumatici dell infanzia o comunque del passato, rievocazioni di figure ormai assenti (è il caso della madre o della fidanzata Olga). Il lutto avvolge i nomi e i volti, che di tanto in tanto riemergono, continuando a vivere, sia pure come pura illusione, nell incanto sorprendente dei versi di una poesia. Nella terza e ultima parte (Epilogo) del poemetto che dà il titolo alla raccolta Il passaggio d Enea, attraverso la realtà dei sensi e la precisione della toponomastica, l io lirico si descrive carico di rancori personali mentre passeggia nella sera e si dirige verso il mare. Sentivo lo scricchiolio, nel buio, delle mie scarpe: sentivo quasi di talpe seppellite un rodìo 5 sul volto, ma sentivo già prossimo ventilare anche il respiro del mare. 10 Era una sera di tenebra, mi pare a Pegli, o a Sestri. Avevo lasciato Genova a piedi, e freschi nel sangue i miei rancori bruciavano, come amori. 4 un rodìo: un rodersi insistente. 9 Pegli Sestri: quartieri del ponente genovese. Il faticoso cammino della vita I primi versi riecheggiano quelli dell Assiuolo pascoliano, con il verbo ripetuto in anafora («sentivo il cullare del mare, / sentivo un fru fru tra le fratte; / sentivo nel cuore un sussulto, com eco d un grido che fu , vv. 11-14): nella poesia di Caproni è possibile cogliere lo stesso gusto delle percezioni uditive, ma soprattutto la stessa capacità di scoprire il respiro segreto delle cose e la fisicità da ghermire con l olfatto e con il tatto. Le consuete famiglie acustiche (lo scricchiolio, v. 1; un rodìo, v. 4; il pigolio, v. 16) accompagnano il viaggio del poeta, destinato ad approdare finalmente a una riva dall evidente significato simbolico, eppure infastidito da una sensazione abrasiva, il rodìo / sul volto (vv. 4-5) provocato dai rancori (v. 12) che lo consumano internamente. Ma ciò che sorprende è la direzione del viaggio, dal cen- Giorgio Caproni. 15 20 M approssimavo al mare sentendomi annientare dal pigolio delle scarpe: sentendo già di barche al largo un odore di catrame e di notte sciacquante, ma anche sentendo già al sole, rotte, le mie costole, bianche. 25 Avevo raggiunto la rena, ma senza avere più lena. Forse era il peso, nei panni, dell acqua dei miei anni. 23 rena: sabbia. 24 lena: respiro, fiato. tro di Genova ai quartieri della città affacciati sul mare, Pegli e Sestri: l io lirico non è, come ci aspetteremmo, un naufrago in mare, ma in terra, mentre si approssima al mare, da intendere come l immagine della libertà e della salvezza in virtù delle sue grandi distese d acqua (sentendo già di barche / al largo un odore / di catrame e di notte / sciacquante, vv. 17-20). La meta però non può essere raggiunta: egli non riesce a procedere più, come si evince dalle sue costole rotte, diventate bianche (vv. 21-22) e scalcinate alla luce del sole. Toccata la rena (v. 23), infatti, le energie abbandonano definitivamente il poeta, appesantito dai panni (v. 25) imbevuti d acqua, cioè, fuor di metafora, dagli anni vissuti. Il viaggio della vita termina qui: di fronte al mare, a Enea-Caproni non rimane che arrendersi alla vecchiaia, alla stanchezza e ai limiti invalicabili posti all agire umano. L AUTORE / GIOVANNI PASCOLI / 473

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento