Classe di letteratura - volume 3A

35 40 Dormi! bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra Mi sembrano canti di culla, che fanno ch io torni com era sentivo mia madre poi nulla sul far della sera. 36 là: dove suonano le campane. voci azzurra: il suono delle campane è assi- milato a voci misteriose provenienti dalle profondità azzurre del cielo. 38 fanno ch io: fanno sì che io. com era: cioè fanciullo. DENTRO IL TESTO L agitazione del giorno si spegne nella pace della sera L immersione nel nulla Il suono e i simboli della pace (vv. 1-12) Le risonanze autobiografiche (vv. 13-32) I contenuti tematici Dopo un giorno di tempesta, con la sera sopraggiunge la quiete e una gioia tranquilla e leggiera (v. 6) pare contagiare la natura. Nella calma ritrovata, il poeta rivive le vicende dolorose del proprio passato, ora decantate in una serenità nuova, finalmente assaporata al tramonto di una vita segnata da tanti dolori. Tutta la lirica è strutturata su questo confronto l infuriare degli elementi durante il giorno e il placarsi della tempesta nella pace della sera che sottintende a sua volta il confronto riguardante l esistenza del poeta, tra la giovinezza inquieta e la vecchiaia finalmente serena. Così il componimento sviluppa, al di là dell apparenza di bozzetto idillico, un intensa meditazione autobiografica. Non a caso, la sera è per il poeta un possesso esclusivo: quella cantata da Pascoli è la sua sera, vale a dire la sua vita che, nell estremo ritorno all innocenza infantile, gli permette di abbandonarsi al sonno, alla quiete e all oblio del dolore e del male. Al tempo stesso, il costante sottofondo del suono delle campane (Don Don , v. 33), quasi assorbito nella dimensione naturale della campagna, e l anafora del Dormi (come una nenia, un eco cullante della voce delle campane) preparano prima il ricongiungimento del poeta con la madre e con l infanzia, poi lo sprofondamento nel sonno, quasi a dire nel nulla, nell abisso riservato al destino umano. Le scelte stilistiche Nel gioco di rimandi tra immagini concrete e significati simbolici, La mia sera offre un esempio tra i più efficaci dell espressività poetica pascoliana. Lo stacco tra passato e presente è suggerito subito nel primo verso, dove il verbo al passato remoto (fu) e il punto e virgola segnano una cesura netta con i versi successivi: all agitazione della tempesta subentra l inerzia pacata della sera, sulla quale pare coricarsi la luce delle stelle (vocabolo che Pascoli ripete due volte le stelle, le tacite stelle, vv. 2-3 , come a indugiare sul loro atteso sopraggiungere). La gioia, appena accennata, per la pace serale è indotta dal gracidio delle rane (poi chiamate allegre ranelle, v. 11), dal tessuto di suoni reso armonico grazie al ricorrere della e e della r (tremule, trascorre, leggiera, vv. 5-6, fino alla parola chiave sera), dalla lieve brezza che fa tremare le foglie, dall analogia sottintesa tra le stelle nel cielo, che Si devono aprire (v. 9), e le corolle dei fiori su un prato. Come l uomo, abituato al pianto per le sofferenze patite, anche la natura non dimentica il proprio turbamento e, ora che la tempesta è passata, il suo dolce singulto (v. 15) rivela ancora una sottile inquietudine; d altro canto, la sera (vale a dire, metaforicamente, la vecchiaia) suggerisce al poeta di guardare con maggiore distacco ai dolori vissuti: La nube nel giorno più nera / fu quella che vedo più rosa / nell ultima sera (vv. 22-24). Ma questo non è l unico richiamo autobiografico che è possibile cogliere sotto la superficie della descrizione naturalistica di un momento del giorno. Anzi, si può dire che in questa seconda parte del componimento l esperienza personale si mostra chiaramente. Alla fine della terza strofa Pascoli esprime la propria stanchezza, cercando nella sera il riposo che le sofferenze della vita gli hanno precluso (O stanco dolore, riposa!, v. 21). Poi, nella penultima strofa, assistiamo a un altro parallelismo: la vita del poeta viene infatti assimilata al- 446 / IL SECONDO OTTOCENTO

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento