Classe di letteratura - volume 3A

60 65 70 75 80 85 90 95 XI. Il poeta, se è e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro, riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi, d amor patrio e familiare e umano. [ ] Ma il poeta non deve farlo apposta. Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo,34 non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del Maestro, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri;35 e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli36 e ceselli l oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l uno e l altra. Egli, anzi, quando li trasmette, pur essendo in cospetto d un pubblico, parla piuttosto tra sé, che a quello. Del pubblico, non pare che si accorga. Parla forte (ma non tanto!) più per udir meglio esso, che per farsi intendere da altrui. [ ] Ora il poeta sarà invece un autore di provvidenze37 civili e sociali? Senza accorgersene, se mai. Si trova esso tra la folla; e vede passar le bandiere e sonar le trombe. Getta la sua parola, la quale tutti gli altri, appena esso l ha pronunziata, sentono che è quella che avrebbero pronunziata loro. Si trova ancora tra la folla: vede buttare in istrada le masserizie38 di una famiglia povera. Ed esso dice la parola, che si trova subito piena delle lagrime di tutti. Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta. Ma non è lui che sale su una sedia o su un tavolo, ad arringare. Egli non trascina, ma è trascinato; non persuade, ma è persuaso. [ ] XIV. [ ] La poesia consiste nella visione d un particolare inavvertito, fuori e dentro di noi. Guardate i ragazzi quando si trastullano seri seri. Voi vedete che hanno sempre alle mani cose trovate per terra, nella loro via, che interessano soltanto loro e che perciò sol essi sembrano vedere: chioccioline, ossiccioli, sassetti. Il poeta fa il medesimo. Ma come chiamare questi lapilli ideali, questi cervi volanti della sua anima? Il nome loro non è fatto, o non è divulgato, o non è comune a tutta la nazione o a tutte le classi del popolo. Pensate ai fiori e agli uccelli, che sono de fanciulli la gioia più grande e consueta: che nome hanno? S ha sempre a dire uccelli, sì di quelli che fanno tottavì e sì di quelli che fanno crocro? Basta dir fiori o fioretti, e aggiungere, magari, vermigli e gialli, e non far distinzione tra un greppo39 coperto di margherite e un prato gremito di crochi? Ora se vi provate a dire il nome proprio loro, ecco che il nome di Linneo40 non va, per cento ragioni, e il nome popolare varia, quando c è, da regione a regione, anzi da contado a contado. Se il popolo italiano badasse a queste tali cose, 34 demagogo: politico che cerca il con- senso popolare con lusinghe e promesse. 35 Maestro vomeri: Pascoli si riferisce a Carducci, il quale identifica il poeta nel «grande artiere che tempra al fuoco della sua arte le glorie civili del popolo («Il poeta è un grande artiere, / che al mestiere / fece i muscoli d acciaio , Congedo, in Rime nuove, vv. 19-21). 36 nielli: che lavori decorando con la tecnica del niello (riempiendo cioè i solchi di un incisione con una miscela liquida di rame, argento e piombo). 37 provvidenze: provvedimenti. 38 masserizie: suppellettili di una casa modesta. 39 greppo: fianco brullo e ripido di un al- tura. 40 Linneo: Carlo Linneo (1707-1778), il naturalista svedese che riformò la nomenclatura degli organismi viventi. L AUTORE / GIOVANNI PASCOLI / 403

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Dal secondo Ottocento al primo Novecento