Classe di letteratura - volume 3A

35 40 45 50 55 60 65 70 alquanto con la penna in mano, stracciò il foglio, si trasse due anellini, li buttò sulla ribalta abbassata dello stipo10 antico che le serviva di scrivania, e andò al pianoforte. Suonò uno dei suoi pezzi prediletti, la gran scena dell evocazione delle monache nel Roberto.11 Ella non intendeva, non suonava che musica d opera. Suonò come se gli ardori delle peccatrici spettrali fossero entrati in lei più violenti. Alla tentazione dell amore si fermò, non poté proseguire. Quel foco interno era più forte di lei, la opprimeva, le toglieva il respiro. Chinò la fronte sul leggìo. Pareva che ardesse anche quello. Si alzò in piedi, guardando nel vuoto. La divina musica vibrava ancora nell aria, le pareva di respirarla, di sentirla nel petto; ne le correva uno spasimo voluttuoso12 per le braccia. Finalmente abbassò gli occhi sul pavimento, li posò involontariamente su qualche cosa che brillava a suoi piedi. Guardò, senz averne coscienza, quel punto brillante che a poco a poco le venne fermando la fantasia, finché lo vide e lo raccolse. Era uno degli anellini buttati da lei sulla ribalta dello stipo. Cercò l altro. Sulla ribalta non c era, nell interno dello stipo non c era, sul pavimento neppure. Marina s irritò, frugò persino sotto lo stipo. Nulla. Cacciò ancora la mano nel vuoto che si apriva sotto il piano stesso della ribalta, fra due ordini di cassettini. Frugando là dentro si accorse di un piccolo foro nel piano, e, introdottovi l indice, vi sentì l anello. Non potendovi entrare con due dita, cercò levarnelo serrandolo tra il polpastrello dell indice e il legno. Con sua meraviglia non le riuscì: l anello pareva preso e trattenuto da un uncino. Mentre Marina faceva ogni sforzo di vincere questa resistenza, s udì lo scatto di una molla; il piano, dove posava la mano di Marina, cadde di alcuni centimetri, l anello vi ruzzolò su. Marina, sorpresa, ritirò la mano in fretta; poi rifrugando trovò che, in fondo, la mano entrava più addentro di prima e che v erano in quell ultima cavità degli oggetti. Ne li trasse ad uno ad uno. Erano un libro di preghiere, uno specchietto piccolissimo con la cornice d argento, una ciocca di capelli biondi legata con un brandello di seta nera, e un guanto. Marina, attonita, faceva passare e ripassare ciascun oggetto sotto la fiammella di una candela. I capelli erano finissimi; parevano d un bambino. Il guanto, a un bottone solo, era piccolo, stretto, allungato; aveva l atto di una cosa viva: conteneva ancora, per così dire, lo spirito della mano delicata che l aveva portato un giorno. A chi erano appartenuti quegli oggetti? Quale amore, quale occulto disegno li aveva nascosti là dentro? Marina frugò da capo nella cavità misteriosa, sperando trovare uno scritto, ma senza frutto. Riprese ad esaminare gli oggetti. Le pareva che ciascuno d essi si struggesse13 di parlare, di gridarle: «Intendi! . Finalmente, voltando e rivoltando per ogni verso lo specchietto, s avvide di qualche segno tracciato a punta di diamante sul vetro. Erano lettere e cifre segnate da una mano incerta. Con paziente attenzione Marina arrivò a leggere la seguente laconica scritta: io - 2 maggio 1802. 75 Parve a Marina che una luce lontana e fioca sorgesse nell anima sua. 1802! Non viveva in quel tempo al Palazzo la infelice prigioniera, la pazza della leggenda? Forse era lei. Quel guanto, quei capelli erano reliquie sue. 10 stipo: mobiletto di legno pregiato che serve per riporvi oggetti di valore, denaro ecc. 11 Roberto: Roberto il Diavolo, opera com- 376 / IL SECONDO OTTOCENTO posta nel 1831 dal tedesco Jakob Meyerbeer (1791-1864). 12 spasimo voluttuoso: un dolore che procura un sottile piacere (è un ossimoro). 13 si struggesse: si consumasse dal desi- derio, desiderasse ardentemente.

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento