Classe di letteratura - volume 3A

125 130 135 140 145 150 155 160 165 Il capitano, coi soldati che gli rimanevano, si ricongiunse al suo reggimento, combatté ancora, e fu leggermente ferito alla mano sinistra da una palla rimbalzante, nell ultimo assalto alla baionetta. La giornata finì con la vittoria dei nostri. Ma il giorno dopo, essendosi ricominciato a combattere, gli Italiani furono oppressi, malgrado la valorosa resistenza, dal numero soverchiante degli Austriaci, e la mattina del ventisei dovettero prender tristamente la via della ritirata, verso il Mincio.20 Il capitano, benché ferito, fece il cammino a piedi coi suoi soldati, stanchi e silenziosi, e arrivato sul cader del giorno a Goito,21 sul Mincio, cercò subito del suo luogotenente, che era stato raccolto col braccio spezzato dalla nostra Ambulanza, e doveva esser giunto là prima di lui. Gli fu indicata una chiesa, dov era stato installato affrettatamente un ospedale da campo. Egli v andò. La chiesa era piena di feriti, adagiati su due file di letti e di materasse distese sul pavimento; due medici e vari inservienti andavano e venivano, affannati; e s udivan delle grida soffocate e dei gemiti. Appena entrato, il capitano si fermò, e girò lo sguardo all intorno, in cerca del suo uffiziale. In quel punto si sentì chiamare da una voce fioca, vicinissima: «Signor capitano! . Si voltò: era il tamburino. Era disteso sopra un letto a cavalletti,22 coperto fino al petto da una rozza tenda da finestra, a quadretti rossi e bianchi, con le braccia fuori; pallido e smagrito, ma sempre coi suoi occhi scintillanti, come due gemme nere. «Sei qui, tu? , gli domandò il capitano, stupito, ma brusco. «Bravo. Hai fatto il tuo dovere . «Ho fatto il mio possibile , rispose il tamburino. «Sei stato ferito , disse il capitano, cercando con gli occhi il suo uffiziale nei letti vicini. «Che vuole! , disse il ragazzo, a cui dava coraggio a parlare la compiacenza altiera23 d esser per la prima volta ferito, senza di che non avrebbe osato d aprir bocca in faccia a quel capitano; «ho avuto un bel correre gobbo, m han visto subito. Arrivavo venti minuti prima se non mi coglievano. Per fortuna che ho trovato subito un capitano di Stato Maggiore da consegnargli il biglietto. Ma è stato un brutto discendere dopo quella carezza! Morivo dalla sete, temevo di non arrivare più, piangevo dalla rabbia a pensare che ad ogni minuto di ritardo se n andava uno all altro mondo, lassù. Basta, ho fatto quello che ho potuto. Son contento. Ma guardi lei, con licenza, signor capitano, che perde sangue . Infatti dalla palma mal fasciata del capitano colava giù per le dita qualche goccia di sangue. «Vuol che le dia una stretta io alla fascia, signor capitano? Porga un momento . Il capitano porse la mano sinistra, e allungò la destra per aiutare il ragazzo a sciogliere il nodo e a rifarlo; ma il ragazzo, sollevatosi appena dal cuscino, impallidì, e dovette riappoggiare la testa. «Basta, basta , disse il capitano, guardandolo, e ritirando la mano fasciata, che quegli volea ritenere: «bada ai fatti tuoi, invece di pensare agli altri, ché anche le cose leggiere, a trascurarle, possono farsi gravi . Il tamburino scosse il capo. 20 Mincio: affluente del Po, al confine tra Veneto e Lombardia. 21 Goito: comune vicino a Mantova. 22 cavalletti: supporti di legno. 23 la compiacenza altiera: l orgoglio un po baldanzoso. IL GENERE / LA LETTERATURA PER RAGAZZI / 295

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Dal secondo Ottocento al primo Novecento