Classe di letteratura - volume 3A

In quegli occhi e nello sconforto senza lacrime di Gesualdo, rassegnato con dignità alla sconfitta (Allentò le braccia, e non aggiunse altro, rr. 270-271), Verga proietta il proprio radicale pessimismo sulle possibilità di salvezza dell uomo, costretto a vivere in un mondo spogliato di ogni idealità, asservito alla sola morale utilitaristica e privato di ogni autentica religione degli affetti. Lo sguardo di Gesualdo La morte come una fredda routine Le scelte stilistiche All inizio del passo è lo stesso protagonista a scrutare la realtà del palazzo in cui è ospitato: la condizione di escluso in cui si trova gli permette di valutare la vacuità e l insensatezza che vi regna. Anche durante il colloquio con Isabella, dietro l apparenza di un osservazione neutrale compiuta da un narratore esterno, a essere registrati sono soprattutto gli stati d animo di Gesualdo: guardandola fisso per vedere se voleva lei pure (rr. 220-221), La guardò fissamente (r. 253), E mentre la guardava (r. 264). Le fasi finali dell agonia del protagonista vengono descritte invece attraverso il punto di vista del domestico: è lui a prestare al narratore la chiave di valutazione dei fatti, simboleggiata da una serie di espressioni che sottintendono il suo cinismo e il disprezzo per il moribondo (capricci, r. 278; canzone, r. 279; contrabbasso, r. 284; uzzolo e mattana, r. 289: gli ultimi due termini sono toscanismi propri del linguaggio di scuderia e riferiti ai cavalli imbizzarriti). Alla sua voce si unisce quella degli altri lacchè, che con straniante crudeltà descrivono le atroci sofferenze del padrone come fossero capricci di un villano bizzoso, fumano come se nulla fosse accanto al cadavere e si guardano bene dall evitare commenti sulle ruvide mani che hanno fatto la pappa (r. 326). Al lettore non resta che avvertire lo sconsolato pessimismo di Verga dinanzi alla glaciale imperturbabilità della folla crudele dei servitori. Eppure, proprio in conclusione, il narratore si concede una deroga all impersonalità: l epiteto poveraccio che riserva al morente alla r. 157 tradisce un sentimento di pietà per il tragico fallimento di un uomo ingannato dal miraggio della ricchezza e della potenza e dalla tragica illusione di governare il destino. VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE 1 Qual è il responso dei medici riuniti a consulto sulla malattia di Gesualdo? 2 Che cosa confida il protagonista alla figlia in punto di morte? 3 Che cosa intuisce Gesualdo quando guarda negli occhi la figlia? ANALIZZARE 4 Elenca tutte le manifestazioni di lusso a causa delle quali il patrimonio di Gesualdo andrà in rovina. 5 Trova nel testo le espressioni che denunciano il fastidio o l invidia dei servitori nei confronti del protagonista. 6 Quali artifici vengono adottati dal narratore nelle battute di dialogo per rendere l immediatezza del parlato? INTERPRETARE 7 Perché Gesualdo prova irritazione per l atteggiamento della servitù del palazzo? 8 Il colloquio tra il protagonista e la figlia è costellato di punti di sospensione: perché? 260 / IL SECONDO OTTOCENTO 9 Nella sofferenza provata da Gesualdo dinanzi allo sperpero del genero si può cogliere la differenza tra due mentalità, espressione di due diverse classi sociali. Sei d accordo con quest affermazione? Motiva la tua risposta. 10 Come reagisce Gesualdo davanti alla morte ormai imminente? SCRIVERE PER... ARGOMENTARE 11 Dopo aver letto la novella La roba ( T9, p. 243) e il brano del romanzo ( T10, p. 250), metti in luce in un breve testo argomentativo di circa 30 righe le differenze esistenti nel rapporto che i due protagonisti intrattengono con la roba. ESPORRE 12 Ritieni che oggi la ricchezza e l ambizione di scalare la società siano obiettivi diffusi presso i tuoi contemporanei? Quale peso ha, a tuo giudizio, l appartenenza a una classe sociale nelle dinamiche e nelle relazioni tra gli individui? Rifletti su questi problemi esponendo il tuo punto di vista.

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento