Classe di letteratura - volume 3A

100 105 110 La malattia e gli inutili consulti 115 dei «dottoroni 120 125 130 135 lampo dinanzi al portinaio, che aveva appena il tempo di cacciare la pipa nella falda del soprabito e di appendersi alla campana;21 delle dame e degli staffieri in gala sgui sciavano frettolosi sotto l alto vestibolo, e dopo dieci minuti tornavano ad uscire per correre altrove a rompicollo; proprio della gente che sembrava presa a giornata per questo. Lui invece passava il tempo a contare le tegole dirimpetto, a calcolare, con l amore e la sollecitudine del suo antico mestiere,22 quel che erano costate le finestre scolpite, i pilastri massicci, gli scalini di marmo, quei mobili sontuosi, quelle stoffe, quella gente, quei cavalli che mangiavano, e inghiottivano il denaro come la terra inghiottiva la semente, come beveva l acqua, senza renderlo però, senza dar frutto, sempre più affamati, sempre più divoranti, simili a quel male che gli consumava le viscere. Quante cose si sarebbero potute fare con quel denaro! Quanti buoni colpi di zappa, quanto sudore di villani si sarebbero pagati! Delle fattorie, dei villaggi interi da fabbricare delle terre da seminare, a perdita di vista 23 E un esercito di mietitori a giugno, del grano da raccogliere a montagne, del denaro a fiumi da intascare! Allora gli si gonfiava il cuore al vedere i passeri che schiamazzavano su quelle tegole, il sole che moriva sul cornicione senza scendere mai giù sino alle finestre. Pensava alle strade polverose, ai bei campi dorati e verdi, al cinguettìo lungo le siepi, alle belle mattinate che facevano fumare i solchi! Oramai! oramai! Adesso era chiuso fra quattro mura, col brusìo incessante della città negli orec chi, lo scampanìo di tante chiese che gli martellava sul capo, consumato lenta mente dalla febbre, roso dai dolori che gli facevano mordere il guanciale, a volte, per non seccare il domestico che sbadigliava nella stanza accanto. Nei primi gior ni, il cambiamento, l aria nuova, forse anche qualche medicina indovinata, per sbaglio, avevano fatto il miracolo, gli avevano fatto credere di potersi guarire.24 Dopo era ricaduto peggio di prima. Neppure i migliori medici di Palermo avevano saputo trovar rimedio a quella malattia scomunicata!25 tal quale come i medici ignoranti del suo paese, e costavano di più, per giunta! Venivano l uno dopo l al tro, dei dottoroni che tenevano carrozza, e si facevano pagare anche il servitore che lasciavano in anticamera. L osservavano, lo tastavano, lo interrogavano quasi avessero da fare con un ragazzo o un contadino. Lo mostravano agli apprendisti come il zanni26 fa vedere alla fiera il gallo con le corna, oppure la pecora con due code, facendo la spiegazione con parole misteriose. Rispondevano appena, a fior di labbra, se il povero diavolo si faceva lecito27 di voler sapere che malattia covava in corpo, quasi egli non avesse che vederci, colla sua pelle!28 Gli avevano fatto comperare anch essi un intera farmacia: dei rimedi che si contavano a gocce, come l oro, degli unguenti che si spalmavano con un pennello e aprivano delle piaghe vive, dei veleni che davano delle coliche più forti e mettevano come del rame nella bocca, dei bagni e dei sudoriferi che lo lasciavano sfinito, senza forza di muovere il capo, vedendo già l ombra della morte da per tutto. «Signori miei, a che giuoco giuochiamo? , voleva dire. «Allora, se è sempre la stessa musica, me ne torno al mio paese . Almeno laggiù lo rispettavano pei suoi denari, e lo lasciavano sfogare, se pre 21 appendersi alla campana: suonare ri- petutamente la campana per annunciare l arrivo di visitatori. 22 antico mestiere: Gesualdo era stato muratore. 23 a perdita di vista: a perdita d occhio. 24 potersi guarire: uso dialettale per guarire . 25 scomunicata: maledetta. 26 zanni: il servo sciocco o il buffone, figure della commedia dell arte. 27 si faceva lecito: osava. 28 quasi egli non avesse che vederci, colla sua pelle: come se non avesse a che fare con la propria pelle; come se il corpo non fosse suo. L AUTORE / GIOVANNI VERGA / 253

Classe di letteratura - volume 3A
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Dal secondo Ottocento al primo Novecento