CONSONANZE CONTEMPORANEE - Nanni Balestrini – La rivolta

CONSONANZE CONTEMPORANEE Nanni Balestrini LA RIVOLTA DELL OPERAIO-MASSA Lavoratori, lotte, manifestazioni, scioperi: sono figure e argomenti che ricorrono molte volte nella letteratura italiana, specie nel secondo dopoguerra, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, all epoca del boom economico e industriale vissuto dal nostro paese. Una delle testimonianze più significative della lunga stagione segnata dalle rivendicazioni operaie è il romanzo di Nanni Balestrini (1935-2019), Vogliamo tutto. Pubblicato nel 1971, si presenta come un racconto orale, narrato da Alfonso, un operaio meridionale assunto a Torino dalla Fiat e impiegato alla catena di montaggio. A contatto con questa realtà, il protagonista matura la convinzione che il lavoro è schifoso e si unisce alle rivendicazioni contro i metodi di controllo padronali e a favore del miglioramento dei salari, fino a esortare esplicitamente i compagni alla violenza operaia . Nel brano che segue, ci troviamo nei frangenti che precedono l insurrezione e gli scontri con le forze dell ordine durante uno sciopero generale indetto nel luglio del 1969. Dobbiamo lottare perché non ci sia più lavoro. Dobbiamo lottare per la distruzione violenta del capitale. Dobbiamo lottare contro uno Stato fondato sul lavoro. Diciamo: Sì alla violenza operaia. Perché siamo noi proletari del sud noi operai massa questa enorme massa di operai noi centocinquantamila operai della Fiat che abbiamo costruito lo sviluppo del capitale di questo suo Stato. Siamo noi che abbiamo creato tutta la ricchezza che c è e di cui non ci lasciano che le briciole. Abbiamo creato tutta questa ricchezza crepando di lavoro alla Fiat o crepando di fame nel sud. E adesso che noi siamo la grande maggioranza del proletariato non ne abbiamo più voglia di lavorare e di crepare per lo sviluppo del capitale di questo suo Stato. Non ne possiamo più di mantenere tutti sti porci. E allora diciamo che è ora di finirla con questi porci che tutta questa enorme ricchezza che noi produciamo qua e nel mondo poi oltre tutto non sanno che sprecarla e distruggerla. La sprecano per costruire migliaia di bombe atomiche o per andare sulla luna. Distruggono perfino la frutta tonnellate di pesche e di pere perché ce ne sono troppe e allora hanno poco valore. Perché tutto deve avere un prezzo per loro tutto deve avere un valore che è l unica cosa che a loro interessa non i prodotti che senza valore per loro non possono esistere. Per loro non possono servire alla gente che non ne ha da mangiare. Con tutta questa ricchezza che c è la gente invece potrebbe non più morire di fame potrebbe non più lavorare. Allora prendiamoci noi tutta questa ricchezza allora prendiamoci tutto. (Nanni Balestrini, Vogliamo tutto, Mondadori, Milano 1988) Operai in sciopero negli anni Ottanta del Novecento. cazion Edu PER DISCUTERNE CA e CIVI Lo sciopero è senza dubbio la più caratteristica forma di autotutela che i lavoratori hanno a disposizione per difendere i propri diritti: esso consiste nel rifiuto di svolgere per un certo periodo di tempo le mansioni contrattualmente previste, per indurre la controparte a concedere salari e condizioni migliori. Ti sembra che esercitare questo diritto sia ancora oggi indispensabile e soprattutto efficace? Per quali finalità, a tuo giudizio, lo sciopero costituisce ancora uno strumento fondamentale? Discuti sull argomento con la classe. LA CORRENTE / IL NATURALISMO E IL VERISMO / 149

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento