LE OPERE
La produzione pre-verista Gli esordi letterari di Verga sono legati agli schemi del romanzo storico-patriottico e a quelli della letteratura d’appendice: Amore e patria (1857), I carbonari della montagna (1862), Sulle lagune (1863). Dopo il romanzo Una peccatrice (1866), storia di un tragico amore appassionato, Verga si cimenta in un breve romanzo epistolare, Storia di una capinera (1871). Ottiene notorietà con i romanzi Eva, Eros e Tigre reale che, seguendo la moda dell’epoca, trattano di amori impossibili, adulteri e relazioni scabrose.
L’approdo al Verismo: Vita dei campi È una raccolta del 1880, che segna l’inizio della stagione verista; essa si compone di 8 testi (Fantasticheria, Cavalleria rusticana, L’amante di Gramigna, Jeli il pastore, La Lupa, Rosso Malpelo, Guerra di Santi, Pentolaccia) ambientati nelle campagne siciliane. I protagonisti, animati da un amore lacerante, sono condannati alla solitudine in un contesto rurale e primitivo senza alcuna speranza di emancipazione. L’autore rinuncia a esprimere giudizi, avvalendosi dell’artificio della ▶ regressione, cioè sostituisce il proprio punto di vista di scrittore colto con quello dei personaggi appartenenti al popolo, e fa così emergere a poco a poco la storia e l’ambiente.
I Malavoglia Il romanzo del 1881, appartenente al Ciclo dei Vinti, narra le vicende della famiglia di pescatori di Aci Trezza, che vive nella «casa del nespolo» e si sostenta grazie ai proventi ottenuti dalla Provvidenza. Il patriarca è il vecchio padron ’Ntoni; suo figlio Bastianazzo, sposato con Maruzza la Longa, ha cinque figli: il giovane ’Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. In seguito all’allontanamento di alcuni membri della famiglia, numerose disgrazie si abbattono sui protagonisti; lo sforzo congiunto di coloro che abbracciano il sistema dei valori tradizionali consente infine di riunire e salvare la famiglia, seppure in parte dispersa. Verga dipinge un mondo in cui la ribellione al destino è vana e controproducente; il progresso, tratteggiato come forza brutale e irruenta, manifesta conseguenze nefaste sulla vita dei più deboli (i “vinti”). La legge economica domina la vita in ogni suo aspetto, anche quello degli affetti: nessuno riesce a sottrarsi al culto della ▶ «roba». L’attaccamento alla ▶ famiglia rappresenta l’unico appiglio nella tempesta degli eventi. Le tecniche narrative usate da Verga sono il discorso indiretto libero, lo straniamento e la concatenazione; la lingua è un italiano sicilianizzato, con l’uso frequente di modi di dire e di proverbi.
Novelle rusticane e le altre raccolte Novelle rusticane (1883) è una raccolta di novelle incentrata sullo scenario sociale dei ceti più elevati e i protagonisti sono aristocratici decaduti. Se l’ambientazione è ancora quella contadina, nelle raccolte successive Verga sposta lo sguardo verso il proletariato urbano e i salotti borghesi. In Per le vie (1883) i temi principali sono la gelosia e il denaro; l’argomento erotico affiora in Drammi intimi (1884) e nei Ricordi del capitano d’Arce (1891). In Vagabondaggio (1897) Verga esprime la propria concezione negativa della vita attraverso maestri e artisti di strada, mentre l’ultima raccolta, Don Candeloro & C.i (1894), ha per oggetto il mondo del teatro, metafora dell’esistenza inautentica.
Mastro-don Gesualdo Nel 1889 viene pubblicato il romanzo Mastro-don Gesualdo (parte del Ciclo dei Vinti), il cui protagonista è un ambizioso manovale siciliano diventato proprietario terriero, che si ritrova a metà tra due mondi inconciliabili, circondato dalla malignità e dall’invidia dei rivali e dei parenti. Prototipo dell’arrampicatore sociale, Gesualdo rinnega la famiglia d’origine per un matrimonio d’interesse che avrebbe sancito la sua ascesa. Il destino che lo attende è amaro: muore solo e disprezzato da tutti.
La produzione teatrale Importante è inoltre la produzione di Verga per il teatro: il dramma Cavalleria rusticana (1884), ispirato all’omonima novella, riscuote grande successo. Altri drammi sono: In portineria (1885), La Lupa (1896), La caccia al lupo e La caccia alla volpe (1902), Dal tuo al mio (1903), Rose caduche (pubblicato postumo nel 1928). Le scene richiamano le trame dei suoi romanzi e sono caratterizzate da un linguaggio scarno ed essenziale.