Classe di letteratura - volume 2

1 processo di Napo- li: quello alla Nuova camorra organizzata, fondata da Raffaele Cutolo, al termine del quale Tortora sarà condannato a dieci anni di reclusione. Nel capitolo VIII dei Promessi sposi quello in cui Renzo e Lucia si introducono con uno stratagemma in casa di don Abbondio a che, suo malgrado, li faccia marito e moglie nel descrivere la confusione che ne segue per la pronta reazione di don Abbondio, Manzoni dice: «In mezzo a questa serra serra, non possiam lasciare di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi s era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l apparenza d un oppressore; eppure, alla fin de fatti, era l oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo... voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo . La battuta ironica che conclude la riflessione dice della ragione stessa che l ha suscitata: Manzoni non sta parlando soltanto del secolo decimo settimo, ma anche del suo, del nostro, dell Italia di sempre. E del resto tutto il romanzo ma non so quando si capirà appieno e, soprattutto, quando in questa chiave lo si farà leggere a scuola è un disperato ritratto dell Italia. Su questa riflessione conviene è il caso di dire riflettere in rapporto alla questione del processo di Napoli1 che socialisti e radicali stanno agitando, ricevendone l accusa di una intrusione e aggressione che sta facendo scampanare ad allarme le campane della retorica nazionale così come quella notte le campane della chiesa di cui don Abbondio era curato. E con questo voglio anche dire che conoscendo l Italia, l Italia del Manzoni, l Italia di cui Pirandello diceva che le parole vanno nell aria aprendo la coda come tacchini, radicali e socialisti avrebbero forse dovuto essere più cauti, meno intempestivi: aspettare, insomma, la sentenza. E non perché il loro intervento davvero costituisca una intrusione, una interferenza, un aggressione: ma perché hanno dato modo alla retorica nazionale di scampanare allarme per l attentato alla libertà e indipendenza del potere giudiziario. Hanno dato modo, insomma, di far gridare allo scandalo: e queste grida sovrastano e sommergono lo scandalo che loro intendono denunciare, fanno perdere di vista gli argomenti a dir poco inquietanti che accompagnano la loro denuncia e le danno inequivoca ragion d essere e forza. facile, scampanando retorica e sollecitando un mai sopito plebeismo, fare apparire una vittima come un privilegiato: ed è quel che si sta tentando di fare con Enzo Tortora. Ma il caso Tortora non sta soltanto nell angosciosa vicenda che lui sta vivendo: è il caso del diritto, il caso della giustizia. Contro la giustizia ingiusta Il caso Tortora non è dunque che l ennesima vicenda di ingiustizia, arbitrio e arroganza dei potenti, che in realtà si rivelano mediocri, opportunisti, come il don Abbondio manzoniano, vero e proprio artefice di un sistema di servitù volontario, perfetto e inattaccabile esempio di un conformismo che si trasforma in sopraffazione dei più deboli. La legge è dalla sua parte: non è forse vero che, nella cosiddetta notte degli imbrogli , Renzo e Lucia l hanno trasgredita, intrufolandosi di soppiatto nella casa del curato? Non è ancora vero che la giustizia formale premia la sua viltà e non sanziona la violenza di don Rodrigo, mentre viola il diritto dei due giovani a sposarsi e a vivere felici nella propria terra? Allo stesso modo, i socialisti e i radicali, che esigono il rispetto dei diritti degli indagati e degli imputati in nome del garantismo, vengono ora accusati dalle anime belle della retorica nazionale di attentare alla libertà e indipendenza del potere giudiziario. Il paradosso è che, mentre don Abbondio pare essere un oppresso, ma in realtà è un oppressore, Enzo Tortora, da vittima qual è effettivamente, diventa un privilegiato nell immaginario collettivo e nella cattiva coscienza degli italiani. Così, con lo stile lucido e analitico che rafforza la sostanza concreta della sua scrittura, Sciascia mette in luce, attraverso l archetipo manzoniano, gli ingranaggi di quella grande macchina inquisitoriale che incombe sulle esistenze degli individui. La strenua difesa del diritto si configura così come l orgogliosa, anche se difficile, battaglia di un letterato in trincea , deciso ad affidare alle sue pagine il senso, ma più spesso purtroppo il nonsenso, della Storia e del carattere degli italiani. L AUTORE / ALESSANDRO MANZONI / 869

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento