Classe di letteratura - volume 2

PALESTRA DI SCRITTURA 40 45 50 55 60 65 70 75 per tutto; andava da una pianta all altra, saliva, scendeva, ripiegava i rami o gli stendeva, secondo gli riuscisse; e, attraversato13 davanti al limitare stesso, pareva che fosse lì per contrastare il passo, anche al padrone. Ma questo non si curava d entrare in una tal vigna; e forse non istette tanto a guardarla, quanto noi a farne questo po di schizzo. Tirò di lungo: poco lontano c era la sua casa; attraversò l orto, camminando fino a mezza gamba tra l erbacce di cui era popolato, coperto, come la vigna. Mise piede sulla soglia d una delle due stanze che c era a terreno: al rumore de suoi passi, al suo affacciarsi, uno scompi glìo, uno scappare incrocicchiato di topacci, un cacciarsi dentro il sudiciume che copriva tutto il pavimento: era ancora il letto de lanzichenecchi. Diede un occhia ta alle pareti: scrostate, imbrattate, affumicate. Alzò gli occhi al palco: un parato14 di ragnateli. Non c era altro. Se n andò anche di là, mettendosi le mani ne capelli; tornò indietro, rifacendo il sentiero che aveva aperto lui, un momento prima; dopo pochi passi, prese un altra straducola a mancina, che metteva ne campi; e senza veder né sentire anima vivente, arrivò vicino alla casetta dove aveva pensato di fermarsi. Già principiava a farsi buio. L amico era sull uscio, a sedere sur un panchetto di legno, con le braccia incrociate, con gli occhi fissi al cielo, come un uomo sbalordito dalle disgrazie, e insalvatichito dalla solitudine. Sentendo un cal pestìo, si voltò a guardar chi fosse, e, a quel che gli parve di vedere così al barlume, tra i rami e le fronde, disse, ad alta voce, rizzandosi e alzando le mani: «non ci son che io? non ne ho fatto abbastanza ieri? Lasciatemi un po stare, che sarà anche questa un opera di misericordia . Renzo, non sapendo cosa volesse dir questo, gli rispose chiamandolo per nome. «Renzo ! disse quello, esclamando insieme e interrogando. «Proprio , disse Renzo; e si corsero incontro. «Sei proprio tu! disse l amico, quando furon vicini: «oh che gusto ho di veder ti! Chi l avrebbe pensato? T avevo preso per Paolin de morti,15 che vien sempre a tormentarmi, perché vada a sotterrare. Sai che son rimasto solo? solo! solo, come un romito! .16 «Lo so pur troppo , disse Renzo. E così, barattando e mescolando in fretta saluti, domande e risposte, entrarono insieme nella casuccia. E lì, senza sospen dere i discorsi, l amico si mise in faccende per fare un po d onore a Renzo, come si poteva così all improvviso e in quel tempo. Mise l acqua al fuoco, e cominciò a far la polenta; ma cedé poi il matterello a Renzo, perché la dimenasse; e se n andò dicendo: «son rimasto solo; ma! son rimasto solo! . Tornò con un piccol secchio di latte, con un po di carne secca, con un paio di raveggioli,17 con fichi e pesche; e posato il tutto, scodellata la polenta sulla tafferìa,18 si misero insieme a tavola, rin graziandosi scambievolmente, l uno della visita, l altro del ricevimento. E, dopo un assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; per ché all uno e all altro, dice qui il manoscritto, eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri. 13 attraversato: allungato di traverso. 14 parato: drappeggio. 15 Paolin de morti: evidentemente, il bec- 862 / IL PRIMO OTTOCENTO chino del paese. 16 romito: eremita. 17 raveggioli: formaggi freschi molli di latte vaccino. 18 tafferìa: largo vassoio di legno per ser- vire la polenta, tagliere.

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento