T18 - La Relazione al ministro Broglio

La Relazione al ministro Broglio / T18 / / Una lingua per gli italiani / Il ministro della Pubblica istruzione Emilio Broglio, all inizio del 1868, istituisce una commissione incaricata di occuparsi delle strategie con cui promuovere «in tutti gli ordini del popolo la notizia della buona lingua e della buona pronunzia . Ne affida la presidenza a Manzoni, che in breve tempo consegna e fa stampare su varie riviste una Relazione intorno all unità della lingua e ai mezzi di diffonderla, dove ribadisce gli orientamenti più volte espressi in precedenza, rimarcando la necessità di una diffusione capillare del fiorentino parlato. 5 10 15 20 25 30 Una nazione dove siano in vigore vari idiomi e la quale aspiri ad avere una lingua in comune, trova naturalmente in questa varietà un primo e potente ostacolo al suo intento. In astratto, il modo di superare un tale ostacolo è ovvio ed evidente: sostituire a que diversi mezzi di comunicazione d idee un mezzo unico, il quale, sottentran do a fare nelle singole parti della nazione l ufizio essenziale che fanno i particolari linguaggi,1 possa anche soddisfare il bisogno, non così essenziale, senza dubbio, ma rilevantissimo, d intendersi gli uomini dell intera nazione tra di loro, il più pienamente e uniformemente che sia possibile. Ma in Italia, a ottenere un tale intento, s incontra questa tanto singolare quan to dolorosa difficoltà, che il mezzo stesso è in questione;2 e mentre ci troviamo d accordo nel voler questa lingua, quale poi essa sia, o possa, o deva3 essere, se ne disputa da cinquecento anni. Una tale, si direbbe quasi, perpetuità4 di tentativi inutili potrebbe, a prima vi sta, far credere che la ricerca stessa sia da mettersi, una volta per sempre, nella gran classe di quelle che non hanno riuscita, perché il loro intento è immaginario, e il mezzo che si cerca non vive che nei desideri. Lontani per sé da un tale scoraggimento,5 e animati dall autorevole e patriot tico invito del sig. Ministro, i sottoscritti6 non esitano a esprimere la loro persua sione, che il mezzo c era, come c è ancora; che il non avere esso potuta esercitare la sua naturale attività ed efficacia, è avvenuto per la mancanza di circostanze favorevoli,7 senza però, che una tale mancanza abbia potuto farlo dimenticare, né renderlo affatto inoperoso; e che questa sua debole attività è quella che ha data occasione ai tanti sistemi che hanno potuto sovrapporglisi come le borraccine e i licheni a un albero che vegeti stentatamente.8 Questo mezzo, indicato dalla cosa stessa, e messo in evidenza da splendidi esempi,9 è: che uno degl idiomi, più o meno diversi, che vivono in una nazione, venga accettato da tutte le parti di essa per idioma o lingua comune [ ]. In verità, pensando a que due gran fatti delle lingue latina e francese, non si può a meno di non ridere della taccia di municipalismo10 che è stata data e si vuol 1 sottentrando particolari linguaggi: so- stituendo nelle singole parti della nazione le funzioni (ufizio) essenziali svolte dai dialetti. 2 il mezzo stesso è in questione: in Italia si discute ancora di quale debba essere la lingua nazionale. 3 deva: debba. 4 perpetuità: eterna continuità. 5 scoraggimento: sconforto. 6 i sottoscritti: i membri della commissione, di cui oltre all autore facevano parte il filologo e politico Ruggero Bonghi (1826-1895) e lo scrittore Giulio Carcano (1812-1894). 7 mancanza favorevoli: per la divisione della penisola in più entità statali. 8 tanti sistemi vegeti stentatamente: le tante teorie sulla lingua si sono sovrapposte all ipotesi del fiorentino come lingua della nazione, nello stesso modo in cui il muschio (borraccine) e i licheni si attaccano a un albero che stenta a svilupparsi. 9 splendidi esempi: il latino e il francese, come si spiega subito sotto. 10 taccia di municipalismo: accusa di provincialismo, cioè di avere una visione ristretta del problema. L AUTORE / ALESSANDRO MANZONI / 851

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento