Classe di letteratura - volume 2

DENTRO IL TESTO Due anime in pena Un eroe romantico Il soliloquio I contenuti tematici Nelle pagine precedenti a quelle riportate si è consumato un momento cruciale della vicenda: il drammatico faccia a faccia tra Lucia, prigioniera dell Innominato, e il suo rapitore. una situazione tipica nei romanzi settecenteschi, destinata quasi sempre a evolvere verso terribili scoppi di violenza o momenti di commozione patetica. Manzoni sceglie una strada diversa, al termine della quale la donna oppressa trionfa sull oppressore, con la sola forza delle parole. Del resto, nella circostanza si instaurano numerose analogie fra i due personaggi: entrambi sono sconvolti dalla sofferenza, che li divora al punto che restano digiuni e passano lunghe ore di tormento, l una nella cella, l altro nella propria stanza. Il parallelismo è sottoliFrancesco Hayez, L Innominato, 1845. neato dal narratore, che osserva come nel momento in cui Lucia, pronunciato il voto di castità, scivola in un «sonno perfetto e continuo , fiduciosa nell aiuto di Dio l Innominato senta un allegro scampanare, che annunzia la visita in paese del cardinale Borromeo. Qualche ora più tardi, ammesso al suo cospetto, scoppierà in un pianto dirotto, che ne suggellerà l avvenuta conversione. Le parole di Lucia fanno emergere un disagio già presente nell Innominato, che da tempo prova una certa insofferenza al ricordo delle sue pessime azioni. Toccato il culmine della potenza, egli ha sentito sprigionarsi in sé un inquietudine che gli fa apparire insensato il percorso compiuto. Ciò che un tempo lo eccitava, ora lo lascia indifferente, e di lì a poco gli susciterà orrore. Incontentabile, deluso dalla vita, ansioso di trovare una diversa dimensione nella sua esistenza, l Innominato è la figura dei Promessi sposi più vicina al profilo dell eroe romantico. Ora il passato prende ai suoi occhi nuove tinte: si sorprende (Non son più uomo!, rr. 24-25) nell accorgersi di come il suo disprezzo verso la femminilità si tramuti in rispetto dinanzi alla malcapitata Lucia, che diviene una messaggera della retta via. Lucia, infatti, a pronunciare la frase di speranza che lo ossessiona e determina la svolta del suo modo di sentire: «Dio perdona tante cose, per un opera di misericordia! . All inverso, egli non sa capacitarsi di come abbia potuto dare la sua parola a un personaggio disprezzabile come don Rodrigo. Il percorso verso il bene non è tuttavia piano e rettilineo. Nell ennesima notte drammatica del romanzo (dopo la notte degli imbrogli , con il tentato matrimonio e la fuga al chiaro di luna di Renzo verso l Adda) l Innominato conosce momenti di disperazione. A tratti si riaffaccia in lui la fosca speranza di ripigliar l animo antico (rr. 99-100); la tentazione di rivolgere verso sé stesso la remota consuetudine con la violenza, di uccidersi cioè con un colpo di pistola, è sventata dall orgoglio, che trabocca al pensiero del proprio cadavere umiliato, e della gioia che i nemici avrebbero provato alla notizia della sua morte. A ciò si aggiunge il timore del castigo eterno, che in precedenza non l aveva mai sfiorato. Si scatena così quella «bufera divina che Manzoni aveva invocato nella Pentecoste, perché inducesse nell animo dei violenti uno «sgomento tale da insegnare loro «la pietà . Le scelte stilistiche L esame di coscienza dell Innominato ricorda da vicino i lunghi a solo del teatro shakespeariano, che Manzoni aveva ben presenti. Possiamo pensare per esempio al monologo angosciato di Riccardo III, che esamina le sue colpe nella tragedia omonima, o ai dubbi di Amleto sulla condotta da tenere. La metamorfosi del personaggio manzoniano, attentamente preparata, si svolge rapidamente. In breve tempo la decisione di liberare Lucia diviene, da eventualità (le posso dire: andate, rallegratevi; posso vedere quel viso cambiarsi, L AUTORE / ALESSANDRO MANZONI / 835

Classe di letteratura - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento