Classe di letteratura - volume 2

75 balzelloni, e serpeggiando. Arrivò a tempo a distrarre e a disordinare i nemici di Renzo, il quale profittò della confusione nata nella confusione; e, quatto quatto sul principio, poi giocando di gomita a più non posso, s allontanò da quel luogo, dove non c era buon aria per lui, con l intenzione anche d uscire, più presto che potesse, dal tumulto, e d andar davvero a trovare o a aspettare il padre Bonaventura.23 23 il padre Bonaventura: a lui Renzo era stato in- dirizzato da fra Cristoforo. Non avendolo trovato in convento, aveva deciso di dare un «occhiata al tumulto . DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Non uccidere In precedenza (cap. 12) Renzo ha assistito al saccheggio dei forni milanesi, dinanzi al quale il buon senso contadino gli ha dettato una semplice riflessione: «Se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne pozzi? . Ora l atmosfera si fa più cupa, e la perplessità si tramuta in repulsione: l idea dell omicidio gli cagionò un orrore pretto e immediato (rr. 4-5). Pur essendo convinto anch egli che la colpa della carestia vada attribuita al vicario, ritiene intollerabile ogni spargimento di sangue. Quando dunque si prospetta l ipotesi del linciaggio, il giovane interviene a fin di bene, per impedire che quella idea sciagurata venga messa in atto. La sintonia con le idee dell autore è in questo caso perfetta. Per l episodio probabilmente Manzoni attinse a un traumatico ricordo personale, ovvero al brutale assassinio del ministro napoleonico Giuseppe Prina, linciato dalla folla durante il tumulto del 1814 a pochi passi dalla sua abitazione di via Morone. Il vecchio mal vissuto La situazione precipita, e la forza pubblica non sa come regolarsi nei confronti della folla inferocita. Dal ringhioso mormorìo che essa emette in risposta all intimazione di disperdersi (rr. 26-28) emerge l atroce proposito di un vecchio mal vissuto (r. 42). Manzoni, che ricava questa figura da una fonte storica (il trattato De peste di Giuseppe Ripamonti, 1640), ne fa l emblema della malvagità assetata di violenza. A questo scopo gli conferisce tratti infernali, degni del Caronte dantesco: gli occhi affossati e infocati (r. 43), le grinze (r. 43), il sogghigno di compiacenza diabolica (rr. 43-44), addirittura la volontà di crocifiggere il cadavere del vicario alla porta della sua abitazione. A lui si oppone Renzo, con uno di quegli slanci ingenui e generosi che lo caratterizzano. Basta però una sua frase mirata a calmare gli animi a farlo diventare un bersaglio della folla esaltata: «Aspetta, aspetta! un servitore del vicario [ ] una spia. [ ] Dov è? dov è? dàlli, dàlli! (rr. 55-58). A salvarlo dall ira dei più esagitati non è tanto l aiuto dei vicini d accordo con lui, quanto la confusione scaturita dall arrivo di una scala per dare l assalto alla casa. Il ritmo della sintassi Le scelte stilistiche L impeto febbrile e disordinato della calca è abilmente mimato dall accumulo nel medesimo periodo degli strumenti con cui essa cerca di aprire una breccia nella casa del vicario: con ciottoli [ ] con pali e scarpelli e martelli [ ] con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con l unghie (rr. 11-13). All inverso, la lentezza dei soccorsi è restituita a livello sintattico da una fitta successione di virgole: tra l avviso, e l ordine, e il radunarsi, e il mettersi in cammino, e il cammino (rr. 22-23). Il culmine della tensione è raggiunto tramite una sequenza di frasi spezzate che si sovrappongono una all altra, trasformando in men che non si dica l incauto Renzo in servitore del vicario, in una spia, nel vicario stesso travestito da contadino. Per adeguare il ritmo narrativo alla scena movimentata, il narratore adotta il presente storico: Renzo ammutolisce, diventa piccino piccino, vorrebbe sparire (r. 59). I termini utilizzati per definire la folla (turba, accozzaglia, calca ecc.) e la similitudine che la accosta a una bestia (come sotto un giogo scosso, mugghiava, rr. 67-68) lasciano intuire il giudizio negativo di Manzoni. 824 / IL PRIMO OTTOCENTO

Classe di letteratura - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento