Classe di letteratura - volume 2

DENTRO IL TESTO L onore di don Rodrigo Gli errori di fra Cristoforo Un duello verbale Toni e gesti I contenuti tematici Il passo trasporta in ambito romanzesco un espediente classico del repertorio teatrale: il confronto drammatico fra l eroe e il tiranno. I ruoli sono chiaramente determinati: il narratore sta apertamente dalla parte del nostro fra Cristoforo (r. 4); spesso ne adotta il punto di vista, riporta i suoi pensieri, descrive le reazioni alle parole del suo avversario. A don Rodrigo invece nega persino la descrizione fisica, che in genere concede a personaggi di rilievo anche modesto, e si limita a riportarne le parole, senza commenti. Da esse emerge direttamente per la prima volta nel romanzo il carattere sprezzante, orgoglioso, volgare del nobilotto. Don Rodrigo scinde l onore dalla coscienza (Lei mi parlerà della mia coscienza, quando verrò a confessarmi da lei, r. 17), sottraendolo alla sfera della religione per tenerlo nell ambito di un invecchiata morale cavalleresca. Ritiene degni di discuterne solo i suoi pari, come accade in effetti nella scena precedente (qui non antologizzata), quando i commensali durante il banchetto litigano su questioni di etica cavalleresca, invocando l autorità delle opere di Torquato Tasso. Manzoni ironizza su una concezione del mondo feudale, basata sull ossequio formale alle regole della cortesia , non ancora tramontata del tutto ai suoi tempi. In base a essa don Rodrigo si indigna quando fra Cristoforo giunge a rinfacciargli apertamente la sua colpa osando pronunciare il nome di Lucia. Qui il nobile tocca la vetta dell ipocrisia: e qui il narratore per la prima volta illumina il suo stato d animo, in cui si fa strada insieme alla rabbia e alla meraviglia un lontano e misterioso spavento (r. 95) dinanzi alla profezia che l epilogo del romanzo si incaricherà puntualmente di realizzare. L unica strada per ottenere qualche risultato, probabilmente, sarebbe stata quella della diplomazia ossequiosa, condita da allusioni ai vantaggi ricavabili dalla rinuncia ai turpi propositi. Fra Cristoforo però non si abbassa ad adulare la vanità di don Rodrigo. Fedele al suo carattere, resta fermo alla verità schietta e finisce con l impartire una predica morale in cui non manca di agitargli dinanzi il teschietto di legno, ammonimento della sorte che attende tutti gli individui (non va dimenticata l importanza che rivestono nel Seicento questi richiami macabri). La severità del Dio biblico non impressiona il suo avversario, che non coltiva una fede sincera e timorata, ma tutt al più qualche vaga superstizione, come accennato. Don Rodrigo ha dunque buon gioco nel suo proposito di far scivolare il colloquio in una contesa , per evitare di affrontare in termini troppo espliciti l argomento che ha mosso fra Cristoforo. A ciò servono i suoi sarcasmi sul predicatore (Non l hanno che i principi, r. 47), gli accenni maliziosi alle premure del frate verso Lucia (r. 63) e la proposta finale di invitare la ragazza a mettersi sotto la sua protezione (rr. 67-68). A questo punto fra Cristoforo è sconfitto: non ha ottenuto ciò che si era ripromesso, non è riuscito a smuovere l animo del nobile, e peggio l ira ridesta in lui per un attimo l uomo che era stato prima di indossare il saio, scelto per penitenza dopo aver commesso un omicidio per futili motivi. Tutta l aggressività tenuta a bada fino a quel momento esplode in quel Verrà un giorno (rr. 91-92) che riprende il più indiretto voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato (rr. 39-40). Don Rodrigo ribatte alla minaccia con un vedremo (r. 110) e lo costringe ad abbandonare il campo di battaglia. In cuor suo però sa che la guerra non è vinta, e per questo continua a camminare avanti e indietro nella stanza, a passi infuriati (r. 112). Le scelte stilistiche Lo stile ha un ruolo cruciale nel qualificare le posizioni dei contendenti durante il dialogo, subito posto in primo piano dalla scelta di aprire per la prima volta un capitolo con le virgolette del discorso diretto. All ipocrisia di don Rodrigo, venata di boria, insolenze e sarcasmo, si contrappone la guardinga umiltà (r. 11) di fra Cristoforo, in un succedersi di attacchi e difese. da notare come il crescere della tensione venga evidenziato attraverso un abile cambiamento dei pronomi allocutivi: fra Cristoforo passa dal lei al voi (La vostra protezione!, r. 73), mentre don Rodrigo arriva addirittura a uno sprezzante tu (Come parli, frate?, r. 78). Manzoni inoltre è attento a specificare il significato che via via assumono toni e movenze. Se dunque in apertura don Rodrigo apostrofa con falsa cortesia il suo interlocutore (In che posso ubbidirla?, r. 1), ecco che il narratore interviene per specificare che il suono L AUTORE / ALESSANDRO MANZONI / 813

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento