Classe di letteratura - volume 2

145 150 155 160 «Oh! suggerire a lei che sa di latino! 72 interruppe ancora il bravo, con un riso tra lo sguaiato e il feroce. «A lei tocca. E sopra tutto, non si lasci uscir parola su questo avviso che le abbiam dato per suo bene; altrimenti... ehm.... sarebbe lo stesso che fare quel tal matrimonio. Via, che vuol che si dica in suo nome all illustrissimo signor don Rodrigo? «Il mio rispetto... «Si spieghi meglio! «...Disposto... disposto sempre all ubbidienza . E, proferendo queste parole, non sapeva nemmen lui se faceva una promessa, o un complimento. I bravi le presero, o mostraron di prenderle nel significato più serio. «Benissimo, e buona notte, messere, 73 disse l un d essi, in atto di partir col compagno. Don Abbondio, che, pochi momenti prima, avrebbe dato un occhio per iscansarli,74 allora avrebbe voluto prolungar la conversazione e le trattative. «Signori... cominciò, chiudendo il libro con le due mani; ma quelli, senza più dargli udienza,75 presero la strada dond era lui venuto, e s allontanarono, cantando una canzonaccia che non voglio trascrivere.76 Il povero don Abbondio rimase un momento a bocca aperta, come incantato; poi prese quella delle due stradette che conduceva a casa sua, mettendo innanzi a stento una gamba dopo l altra, che parevano aggranchiate.77 72 sa di latino: conosce il latino, e quindi è una persona istruita. 73 messere: appellativo dato ai parroci nel Seicento. 74 iscansarli: evitarli. 75 udienza: ascolto. 76 non voglio trascrivere: dal manoscritto dell a- nonimo. 77 aggranchiate: rattrappite. DENTRO IL TESTO La passeggiata di don Abbondio I contenuti tematici Dopo un iniziale sequenza descrittiva, il primo a capo segnala l avvio di una nuova sequenza, di taglio prettamente narrativo. Una delle stradicciole (r. 49) vede la presenza di un pacifico parroco di campagna, che torna bel bello (r. 49) da una passeggiata. Il nome del prete, Abbondio (frequente in quelle zone), suggerisce un idea di calma e bonarietà: sennonché la precisa indicazione cronologica è la sera del 7 novembre 1628 riporta ai tempi cupi della dominazione spagnola. In quella via, e in quella giornata, sta per cominciare la faccenda su cui verte l intero romanzo. Ma don Abbondio lo ignora: avanza per la sua strada al tramonto, recitando come di consueto le preghiere. Gli avverbi (tranquillamente, oziosamente) sottolineano la situazione di routine, che si incrina solo quando, alzati gli occhi verso un crocicchio, vede due uomini fermi in attesa, nei pressi di un tabernacolo. La scena è condotta secondo il suo punto di vista: il prete si accorge subito del loro atteggiamento ambiguo e dell aspetto poco rassicurante. Ben curati nella persona, a partire dai baffi arricciati e dal ciuffo, portano indosso, in bella vista, una serie di armi, a modo loro eleganti: le pistole attaccate al lucido cinturone di cuoio, il corno con la polvere da sparo pendente sul petto come una collana, il coltello che spunta dagli ampi e gonfi calzoni (rr. 84-85), lo spadone dalla splendida guardia, traforata a lamine d ottone (r. 85). Sono due bravi: cioè due uomini appartenenti a una delle tante milizie private messe in piedi dai nobili del Seicento, perfetti rappresentanti di un epoca caratterizzata dal dilagare della violenza e dal gusto dell esibizione sfarzosa. A questo preciso ritratto Manzoni aggiunge una digressione storica, che spiega la presenza di questi individui nella società lombarda del XVII secolo, e nel contempo accresce la suspense nel lettore, impaziente di scoprire cosa ci stiano a fare, in una stradicciola di campagna. Quando si ritorna alla narrazione il punto di vista è sempre quello di don Abbondio, che si rende conto di essere atteso. I due si guardano fra loro e gli si fanno incon- L AUTORE / ALESSANDRO MANZONI / 805

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento