Classe di letteratura - volume 2

Fran ois-Séraphin Delpech, Ermengarda, litografia del XIX secolo. Il problema della voce parlante L elevatezza dell eloquio naggio (Sgombra, o gentil, dall ansia / mente i terrestri ardori ecc., vv. 13-14 e ss.), segna il passaggio alla sezione più propriamente lirica del coro. La seconda parte (vv. 25-60) illustra, dopo una strofa di raccordo e di commento (vv. 19-24), il dramma morale della donna, combattuta tra il desiderio di dimenticare il passato e il continuo ripresentarsi della memoria del suo amore per Carlo: le strofe dalla quinta alla nona (vv. 25-54) formano sintatticamente un unico periodo, costruito sull affollarsi incalzante dei ricordi; le patetiche esclamazioni della decima strofa (vv. 55-60), in cui vengono rievocati i momenti di intimità dei bagni termali, segnano una più diretta immedesimazione del poeta con l animo di Ermengarda. Nella terza e ultima parte (vv. 85-120), dopo una lunga similitudine che occupa ben quattro strofe (vv. 61-84, Come rugiada al cespite dell erba inaridita ecc.), attraverso la ripresa (ai vv. 85-88) delle parole già in precedenza rivolte dal poeta a Ermengarda (vv. 13-16) viene sviluppato il motivo della provida sventura (vv. 103-104): lei, discesa dalla rea progenie (v. 97) degli oppressori, ora purificata dalla sofferenza (santa del suo patir, come era stato anticipato al v. 24) può morire compianta e placida (v. 105), con il volto finalmente rasserenato. Tuttavia, a garantire la coerenza e la compattezza del testo, sono presenti diversi legami tra le varie parti: per esempio, oltre alla ripetizione dello stesso gruppo di versi (vv. 1316 e 85-88), ai vv. 31 e 111 Ermengarda viene definita improvida, aggettivo al quale fa da contrappunto provida (v. 103) riferito alla sventura; al v. 51 è indicata come la tenera, aggettivo ripreso ai vv. 89-90 nel sintagma la tenera / tua spoglia. Le scelte stilistiche In passato gli interpreti hanno a lungo dibattuto sull identità della voce che parla nel coro. A parlare sono le suore del convento bresciano di San Salvatore che accudiscono Ermengarda? Oppure è il poeta in prima persona? Si tratta, in realtà, di un falso dilemma: se sul piano drammatico, quello dell azione scenica in senso stretto, a parlare possono essere le monache, su un piano poetico più profondo non c è dubbio che Manzoni sovrapponga la propria voce a quella delle donne, interloquendo intimamente con la sventurata Ermengarda. Il poeta esprime così i propri sentimenti di pietà e di compassione, innalzando il dramma terreno della donna a un livello trascendente, nell ambito, cioè, di una riflessione sulla fede religiosa e sul significato che essa può conferire all esito estremo di una vita umana tanto travagliata. Come in tutti i testi lirici manzoniani di maggior impegno morale e religioso, anche qui il tono è alto e solenne. Per esempio, spesso gli aggettivi sono anteposti ai sostantivi e molte volte collocati in posizione rilevata (alla fine del verso) tramite gli enjambement, che peraltro dilatano in un ritmo solenne la cadenza ritmata dei settenari: ansia / mente (vv. 13-14); candido / pensier (vv. 15-16); immobile / [...] fato (vv. 19-20); insonni tenebre (v. 25); irrevocati dì (v. 30); vivide / aure (vv. 33-34); empia / virtù d amor (vv. 67-68); placidi / gaudii (vv. 71-72); tenue / obblìo (vv. 79-80); provida / sventura (vv. 103-104); incolpate ceneri (v. 107). Ancora, in numerosi casi attraverso l artificio dell inversione sintattica il verbo è posto alla fine della frase (invidiata uscì, v. 36; trafitti impallidir, v. 96) e il complemento oggetto viene collocato prima del predicato (sempre un obblìo di chiedere, v. 21; il cor diverte, v. 71; l anima / impaurita assale, vv. 81-82; le sviate immagini / richiama al noto duol, vv. 83-84; la tenera / tua spoglia ricoprir, vv. 89-90; lievi pensier virginei / solo pingea, vv. 113-114). A impreziosire il dettato, al quale l autore vuole evidentemente conferire movenze classicheggianti, sono da notare gli accusativi alla greca (già segnalati in nota) e i numerosi chiasmi nelle coppie aggettivo-sostantivo: trecce morbide [...] affannoso petto (vv. 1-2); insonni tenebre [...] claustri solitari (vv. 25-26); erba inaridita [...] arsi calami (vv. 62-63). Il lessico, poi, è ricco di latinismi: lenta (v. 3), aereo (v. 37), discorrere (v. 39), ansia come aggettivo (vv. 13 e 85), claustri (v. 26), redir (v. 46), tentati triboli (v. 47), orrida (v. 57), calami (v. 63), diverte (v. 71), rea progenie (v. 97), incolpate ceneri (v. 107). L AUTORE / ALESSANDRO MANZONI / 765

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento