Pagine di realtà - Il dialetto: lingua madre che unisce

cazion CA e CIVI Pagine di realtà Edu Il dialetto: lingua madre che unisce Abbiamo visto come la poesia di Porta a Milano e quella di Belli a Roma ebbero grande successo presso il popolo: questo anche perché all epoca il dialetto era la lingua del popolo, e lo sarebbe stata ancora a lungo. Una vera unificazione linguistica dell Italia ebbe luogo infatti soltanto nella seconda metà del XIX secolo, quando a poco a poco i dialetti cominciarono a essere abbandonati dalle nuove generazioni di parlanti. E oggi? Qual è lo stato di salute dei dialetti nel nostro paese? Per certi versi sembra quasi di assistere a una riscossa degli idiomi locali. Del tema si occupa questo articolo di Roberta Scorranese. Spot pubblicitario in una trasmissione televisiva degli anni Sessanta. Nella sua ultima apparizione pubblica prima della morte (avvenuta nel 1975), Pier Paolo Pasolini tenne un famoso discorso a Lecce. Parlò dei dialetti a rischio scomparsa, della televisione colpevole di un «genocidio culturale con l imposizione di una lingua standard, «quella di Mike Bongiorno ,1 per capirci. Era un altra Italia, quella del 1975: tra le classi sociali c erano fossati culturali che andavano riempiti e la padronanza dell italiano era il punto di partenza. I dialetti erano stati già stigmatizzati dal fascismo e negli anni Settanta, come osserverà poi un grande sociolinguista come Gaetano Berruto, «ci si vergognava della propria lingua madre . E la televisione unificava il Paese con un idioma omogeneo, accessibile a tutti ma intriso di una fredda correttezza formale che agli occhi di Pasolini suonava come una spaventosa ingiunzione dall alto. Ma la fosca previsione pasoliniana ha preso una piega inaspettata e oggi le cose sono cambiate. I dialetti (non solo in Italia) ravvivano le conversazioni sui social, hanno pagine Facebook dedicate, progetti scientifici molto seri che li sostengono, per non parlare di una florida letteratura (Camilleri, Ferrante, Fois e tanti altri) che ha rivitalizzato e in alcuni casi reinventato il siciliano o il napoletano. Restituendoci così un Paese più ricco e fertile. [...] L ultima, rilevante, indagine Istat dice che in Italia il 32 per cento delle persone al di sopra dei sei anni si esprime sia in italiano che in dialetto e ben 8 milioni e rotti usano prevalentemente il vernacolo (dati del 2015). Eppure il tema è delicato: ci sono regioni che impugnano il dialetto quale arma separatista, o comunque di forte e rischiosa matrice identitaria. Ci sono i nostalgici dell Italia rurale e quelli che, semplicemente, parlano in veneto o pugliese per non farsi capire dagli altri, dal «diverso . Ma ogni tentativo di imposizione del dialetto, per gli specialisti, è un fallimento «non fosse altro per il fatto che il vernacolo è un organismo in continua mutazione e, soprattutto, perché ci sono miriadi di varianti per ogni regione , spiega Vera Gheno, sociolinguista, autrice di Potere alle parole (Einaudi). L esercizio sovranista, se applicato al dialetto, non avrà mai esito, perché, dice Gheno, «se si decide di tradurre un termine, poniamo, in bergamasco, ci sarà certamente un paese della Valle Camonica che protesterà perché da loro si dice in un altro modo . E così all infinito, contravvenendo, peraltro, alla massima più bella che ci ha lasciato Tullio De Mauro:2 «La via per la felicità passa dal plurilinguismo . questo il punto, come afferma Giuseppe Antonelli, ordinario di Linguistica italiana all Università di Pavia e autore de Il Museo della lingua italiana (Mondadori): «Bisogna approfittare del fatto che oggi non ci si vergogna più di avere una lingua materna e usarla per arricchire il nostro modo di esprimerci e di guardare le cose . Perché il dialetto non 1 Mike Bongiorno: celebre conduttore televisivo (1924-2009). 2 Tullio De Mauro: linguista e filosofo del linguaggio (1932- Lo scrittore Andrea Camilleri (1925-2019) nei suoi romanzi faceva ampio uso di dialetto siciliano. 718 2017), si è occupato soprattutto di linguistica generale, con attenzione al rapporto tra lingua e società.

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento