Classe di letteratura - volume 2

IN BREVE Protagonista è sempre un personaggio del popolo, che insegue con cinismo il proprio utile. Approfondisci LETTURA CRITICA di Eugenio Ragni ta come la più adatta per concisione e incisività a soddisfare i suoi intenti, si ripete senza variazioni lungo tutta la raccolta. La voce del popolo Al centro della scena è invariabilmente un personaggio del popolo, a cui l autore presta la voce facendogli esprimere senza filtri la propria verità alternativa a quella della classe dominante. Ma l intento di Belli non è quello di deprecare una società corrotta rappresentando per contrasto personaggi ingenui che ne sarebbero le vittime, portatori di una sana e per questo apprezzabile naturalezza da selvaggi . L interesse di ascendenza romantica verso gli strati inferiori della società si esprime nel poeta in modi affatto diversi, che escludono a priori le idealizzazioni populiste. A parte rare concessioni al patetico o al pittoresco, i popolani di Belli esprimono infatti una visione del mondo improntata a un crudo cinismo. Abituati dagli stenti a fare di necessità virtù, sono dotati di un innata tendenza a dissacrare gli idoli del potere, ad andare dritti al cuore delle questioni. Belli rappresenta uno spaccato della società romana, rinunciando al proprio punto di vista e affidando interamente alle voci dei personaggi il compito di raccontare sé stessi. Belli descrive con pessimismo l immutabile condizione del popolo, che può far fronte alla sua miseria soltanto con il sarcasmo. Un pessimismo radicale Relegati ai margini della Storia, privi di speranze e di illusioni, questi popolani tuttavia conservano il privilegio del sarcasmo verso la messa in scena dalle classi più alte. La scintilla, in particolare, scatta al cospetto dello smisurato spettacolo offerto dalla corte papale, sotto forma di celebrazioni, feste, spettacoli, esecuzioni capitali. Lungi dal fomentare velleità ribellistiche, tutta questa varietà di situazioni non fa che confermare la presenza di un ordine immutabile: in ciò il pessimismo del poeta non ammette eccezioni, assegnando a questa miserabile umanità un destino di patimento e rassegnazione. Persino le Sacre Scritture, reinterpretate dalla mentalità popolare, sono ridotte a grottesca parodia e piegate a confermare uno status di inferiorità che neppure la morte, in agguato a ogni angolo, potrà ribaltare. Belli si ispira a Porta: utilizza il dialetto per produrre un effetto realistico. Il romanesco tuttavia, a differenza del dialetto milanese, connota esclusivamente personaggi popolari. Lo stile L impulso a comporre in romanesco venne a Belli dalla lettura delle poesie di Carlo Porta. Durante un soggiorno in Lombardia nel 1827 ne aveva comperato l edizione da poco stampata a Lugano, trovandovi insieme ai capolavori i testi licenziosi che più tardi si sarebbe divertito a imitare. Come il poeta milanese, anche il romano muove dal tentativo di riprodurre con il massimo scrupolo l effettiva parlata del popolo. Da questo punto di vista, diversi sonetti si configurano come veri e propri pezzi di bravura: è il caso dei gustosi battibecchi fra comari, dei versi in cui a esprimersi è un tartajione (ovvero un balbuziente), degli equivoci dovuti all impiego di un termine latino deformato o frainteso. In questo sapiente utilizzo realistico del dialetto, Belli tiene presente il modello di Porta. Tuttavia un punto cruciale spinge i due poeti su sentieri diversi: se il milanese era un idioma normalmente parlato a tutti i livelli della società cittadina (anche Manzoni era solito servirsene), il romanesco è per Belli una «favella tutta guasta e corrotta , adoperata soltanto dagli strati subalterni della popolazione e perciò adatta ad accogliere quella tendenza al grottesco che costituisce il marchio più evidente del suo stile. Fran ois-Marius Granet, Trinità dei Monti e Villa Medici, XIX secolo. Parigi, Museo del Louvre.

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento