Classe di letteratura - volume 2

55 60 65 70 75 80 nel suo povero tetto educò un lauro con lungo amore, e t appendea corone; e tu gli ornavi del tuo riso i canti che il lombardo pungean Sardanapalo, cui solo è dolce il muggito de buoi che dagli antri abd ani e dal Ticino lo fan d ozi beato e di vivande. O bella Musa, ove sei tu? Non sento spirar l ambrosia, indizio del tuo nume, fra queste piante ov io siedo e sospiro il mio tetto materno. E tu venivi e sorridevi a lui sotto quel tiglio ch or con dimesse frondi va fremendo perché non copre, o Dea, l urna del vecchio cui già di calma era cortese e d ombre. Forse tu fra plebei tumuli guardi vagolando, ove dorma il sacro capo del tuo Parini? A lui non ombre pose tra le sue mura la città, lasciva d evirati cantori allettatrice, non pietra, non parola; e forse l ossa col mozzo capo gl insanguina il ladro che lasciò sul patibolo i delitti. Senti raspar fra le macerie e i bronchi la derelitta cagna ramingando su le fosse e famelica ululando; e uscir del teschio, ove fuggia la luna, l ùpupa, e svolazzar su per le croci sparse per la funer a campagna e l immonda accusar col lutt oso 55 educò un lauro: fece crescere (educò è un latinismo) un alloro, pianta che simboleggia la poesia. 58 che Sardanapalo: che condannavano i costumi immorali e corrotti del «giovin signore lombardo, designato con il nome del sovrano assiro Sardanapalo, esempio di corruzione per antonomasia, citato tra gli altri da Dante (Paradiso, XV, 107). Foscolo fa riferimento al poemetto Il Giorno, in cui Parini satireggia il «giovin signore e condanna attraverso questo personaggio la degenerazione della nobiltà lombarda. 63 ambrosia: il cibo degli dèi; il suo profumo annunciava la loro presenza. 64 queste piante: è il giardino di tigli nella zona orientale di Milano, dove spesso Parini passeggiava. In questo luogo è an- 618 / IL PRIMO OTTOCENTO do), nella sua povera casa (tetto) coltivò (educò) un alloro con costante dedizione (lungo amore), e vi appendeva corone in tuo onore; e tu abbellivi con il tuo sorriso le sue composizioni (canti) che satireggiavano (pungean) i giovani lombardi viziosi (Sardanapalo), a cui piacciono soltanto i muggiti dei loro buoi, che dalle stalle lungo il fiume Adda (antri abd ani) e dal Ticino procurano loro in abbondanza (lo fan [ ] beato) ozi e cibi. 62-69 O bella Musa, dove sei? Non sento diffondersi (spirar) il profumo dell ambrosia, segno (indizio) della tua divina presenza (nume), tra queste piante, all ombra delle quali siedo e rimpiango (sospiro) la mia casa (tetto) materna. E tu, Talia, venivi e sorridevi a Parini (a lui) sotto quel tiglio che ora con il movimento dei suoi rami dimessi esprime un fremito di sdegno, perché, o Dea, non copre la tomba di quel vecchio a cui un tempo (già), quando egli era in vita, esso era dispensatore (cortese) di serenità (calma) e di ombra. 70-77 Forse tu, o Musa, vagando continuamente (vagolando) fra i cimiteri destinati ai più poveri, cerchi (guardi) il luogo in cui riposa il sacro capo del tuo Parini? La città corrotta (lasciva), che attrae i cantanti castrati, non ha posto (pose) fra le proprie mura, in onore di Parini (A lui), né alberi né lapidi (pietra) né iscrizioni tombali (parola); e forse un ladro che sul patibolo abbandonò una vita di delitti ora insanguina le ossa del poeta con la propria testa mozzata. 78-90 Tra le macerie e gli sterpi (bronchi) senti raspare la cagna randagia (derelitta) che vaga solitaria (ramingando) sulle fosse e ulula per la fame (famelica); e vedi l ùpupa uscire dal teschio in cui si riparava dalla luce lunare (fuggia la luna), e svolazzare intorno alle croci sparse per il cimitero (funer a campagna), e senti l uccello immondo rimproverare con il suo grido funereo (lutt oso singulto) i raggi (rai) con cui le stelle che ambientato l incontro tra Jacopo e il vecchio poeta nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (lettera del 4 dicembre 1798). 65 il materno: Venezia oppure Zante. 68 l urna del vecchio: la tomba dell anziano poeta. Foscolo attribuisce all albero un sentimento umano: lo immagina triste perché non può più fare ombra alla sepoltura di Parini. 69 calma: il termine, in precedenza usato per descrivere una condizione meteorologica, fa qui, secondo un osservazione di Giosuè Carducci, la sua prima apparizione nel significato attuale. 70 fra plebei tumuli: «nei cimiteri suburbani di Milano , annota personalmente Foscolo. Sono sepolture comuni, misere, fra cui la Musa scruta attentamente, vagando (vagolando) alla ricerca dei resti di Parini. 73-74 lasciva allettatrice: Foscolo allude qui alla consuetudine di evirare i giovani cantori per farne dei virtuosi dalla voce bianca , che in quel tempo dominavano la scena teatrale. Questa abitudine fu aspramente criticata proprio da Parini nella sua ode La Musica. 78 bronchi: voce dantesca («che tante voci uscisse, tra quei bronchi , Inferno, XIII, 26). 84 l immonda: ancora l ùpupa, considerata immonda, come i rapaci notturni, che la superstizione designa come funesti. In realtà l ùpupa non è un uccello notturno, bensì diurno, ma la cupa sonorità del suo nome e del suo verso le ha procurato nella tradizione poetica caratteri macabri e malauguranti. Nel Novecento ne riscatterà l immagine Eugenio Montale in una lirica degli Ossi di seppia: Upupa, ilare uccello calunniato.

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento