Un componimento civile

IN BREVE Ippolito Pindemonte rinuncia a scrivere I cimiteri per stima verso Foscolo e i suoi Sepolcri. Un opera finita e una incompiuta «Io aveva già , scrive Foscolo alla contessa Teotochi Albrizzi in una lettera del 6 settembre 1806, «una Epistola sui Sepolcri da stamparsi lindamente: io la intitolo al Cavaliere ricordandomi de suoi lamenti e de vostri; e per fare ammenda del mio sdegno un po troppo politico . Il «Cavaliere con cui Foscolo vorrebbe scusarsi è proprio Ippolito Pindemonte che, nella primavera del 1806, stava portando a termine un poemetto in ottave intitolato I cimiteri. Pindemonte tuttavia, saputa l intenzione dell amico di scrivere un componimento sullo stesso tema, rinuncia all impresa e interrompe la stesura della propria opera: «Compiuto quasi io avea il pri- Ritratto di Ippolito Pindemonte. mo canto dei Cimiteri , annoterà più tardi, «quando Brescia, Museo del Risorgimento. seppi che uno scrittore non ordinario, Ugo Foscolo, stava per pubblicare alcuni suoi versi a me indirizzati sopra i Sepolcri. L argomento mio, che nuovo più non pareami, cominciò allora a spiacermi; ed io abbandonai il mio lavoro . Un componimento civile Dei Sepolcri è pubblicato nel 1807 e indirizzato all amico Ippolito. Foscolo crede nei sepolcri come luoghi di memoria. La dedica a Ippolito Pindemonte Dei Sepolcri, poema in endecasillabi sciolti (l autore lo definisce un carme ), viene pubblicato a Brescia nell aprile 1807 in forma di epistola poetica indirizzata a Pindemonte, come ideale continuazione delle conversazioni veneziane. Si può dire che si tratta, sotto molti aspetti, di una palinodia, cioè di una ritrattazione: Foscolo infatti sconfessa le posizioni precedenti, per sostenere la funzione positiva delle tombe come luoghi di memoria privata e personale, ma soprattutto civile e politica. Il letterato Pietro Giordani esprime critiche negative sui Sepolcri. L accoglienza negativa da parte della critica Le reazioni suscitate dalla pubblicazione sono tutt altro che entusiastiche. Di «oscurità , sia stilistica sia concettuale, parlano due letterati di grande prestigio quali Saverio Bettinelli e Pietro Giordani: quest ultimo bolla il carme foscoliano come un «fumoso enigma . Lo stesso Pindemonte, pur con l elegante espediente della preterizione, esprime qualche riserva a riguardo: «Io non vi dirò, ch esser potevate forse men dotto e antico, e un po più chiaro e moderno . Le riserve maggiori vengono espresse però dall abate francese Aimé Guillon, che nel giugno del 1807 dalle colonne del Giornale italiano critica aspramente il linguaggio usato da Foscolo, l eccesso di erudizione e le idee propugnate. Foscolo rivendica l originalità del proprio lavoro: ha affrontato il tema delle sepolture da un punto di vista civile. L originalità del testo Rispondendo alle accuse del recensore francese in una Lettera a Monsieur Guillon sulla sua incompetenza a giudicare i poeti italiani (giugno 1807), Foscolo spiega l intento della propria opera, le sue caratteristiche strutturali e i presupposti filosofici a cui si è mantenuto fedele. In primo luogo l autore rivendica l originalità del suo lavoro all interno del filone sepolcrale: mentre i poeti inglesi «meditarono sui sepolcri da cristiani ed ebbero «per scopo la rassegnazione alla morte e il conforto di un altra vita , egli ha voluto affrontare il tema della sepoltura prescindendo dagli aspetti religiosi e considerando unicamente quelli civili, con l obiettivo di «animare l emulazione politica degli italiani con gli esempi delle nazioni che onorano la memoria e i sepolcri degli uomini grandi . Lo scopo che egli si è prefissato è quello di «predicare non la resurrezione de corpi, ma delle virtù . L AUTORE / UGO FOSCOLO / 613

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento