Classe di letteratura - volume 2

e quella dei Romantici Molto diversa è la posizione dei Romantici, che hanno il grande merito di spostare la questione dal livello letterario a quello dell uso. Riscontrando la necessità di una lingua nazionale, legata alle radici culturali italiane ma adatta ai bisogni del presente, essi insistono sul bisogno di uno strumento d uso quotidiano, accessibile a tutto il popolo. Molto importanti, in questo processo, sono le esigenze politiche dei patrioti, che trovano difficoltà di comunicazione non solo a causa del controllo esercitato dalla censura, ma anche per la mancanza di un linguaggio comune che costituisca un elemento unificante tra i cittadini, indipendentemente dal loro livello di alfabetizzazione o dalla loro preparazione culturale. La riflessione di Manzoni Il risultato più profondo della riflessione romantica sulla lingua si ha nella ricerca, teorica e pratica, di Alessandro Manzoni. Approfondiremo l argomento trattando del suo capolavoro, I promessi sposi, la cui lingua si uniforma, nell edizione La difficoltà di vivere di letteratura La tutela della proprietà intellettuale è però lungi dall essere stabilita per legge, e gli scrittori non riescono a impedire il proliferare di edizioni non approvate. Questa situazione rende impossibile vivere solo grazie all attività editoriale, e richiede inevitabilmente il mantenimento di un impiego più sicuro, come la libera professione o l insegnamento (sia nelle scuole ecclesiastiche sia nei primi istituti statali, creati con l unificazione). Lettere e mercato: un rapporto ambiguo Il più stretto rapporto tra scrittore e società sembra realizzare l aspirazione a una missione pedagogica e civile della letteratura, che trasmetta valori e sentimenti a una massa crescente di lettori. Esiste però anche il rovescio della medaglia: il fatto, cioè, che le richieste del mercato vengano recepite talora come condizionanti per la libera ispirazione dell artista. Come annota nel 1845 il letterato e giornalista milanese Carlo Tenca (1816-1883), lo scrittore «ha guadagnato in dignità, sottraendosi alla necessità dell adulazione, ed al servile ossequio verso il potere , ma «invece di obbedire ad un padrone, dovette compiacere a molti; e chi sa di quali elementi discordi si compone questo ente indefinibile, che chiamasi pubblico, vedrà che il cambio non fu interamente favorevole . definitiva, al fiorentino dell uso vivo e attuale. L approdo della sua ricerca è costituito dalla relazione al ministro Broglio del 1868 (Relazione intorno all unità della lingua e ai mezzi per diffonderla), attraverso la quale, in qualità di senatore, Manzoni propone la sua soluzione per la diffusione del fiorentino, considerato l unica lingua comprensibile e utilizzabile da tutti gli italiani. Per diffonderne l uso, egli giunge perfino a ipotizzare l arruolamento di maestre fiorentine in tutte le scuole del Regno. Già nel 1847, nella lettera Sulla lingua italiana a Giacinto Carena, egli era giunto ad analoghe conclusioni: la lingua deve essere soprattutto uno strumento sociale, non esclusivamente letterario; i dialetti italiani non possono svolgere la funzione di lingua nazionale; la lingua deve essere in grado di esprimere tutto ciò che è necessario nella vita quotidiana; se gli italiani vogliono un idioma comune che possieda le caratteristiche d uso opportune, devono rivolgersi a una lingua che già esista; solo il fiorentino contemporaneo ha queste caratteristiche. Lo conferma il fatto che tutti coloro che parlano il dialetto usano il fiorentino per essere compresi da un maggior numero di persone. I limiti della soluzione manzoniana La soluzione manzoniana costituisce indubbiamente un grande progresso: in accordo con le idee illuministe che privilegiavano la lingua d uso su quella letteraria, Manzoni sostiene la necessità di conformarsi a una lingua effettivamente parlata. Alla soluzione purista, che guardava al toscano ricavato dagli autori trecenteschi, egli oppone cioè una lingua viva, parlata dai fiorentini colti. Allo stesso tempo, però, la formula manzoniana presenta dei limiti, a partire dal suo essere, per così dire, calata dall alto. Su questo aspetto si appunterà la critica del suo principale oppositore, il linguista e glottologo Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907). Pur superando le proposte precedenti, secondo Ascoli quella di Manzoni ripropone un principio normativo a cui le masse popolari non possono adeguarsi, con il risultato di rimanere segregate nella loro tradizionale dimensione dialettale. In effetti, la frattura tra intellettuali e popolo non sarà colmata nemmeno nel corso dell Ottocento, e l unificazione linguistica si completerà solo un secolo dopo quella politica, alla fine di un lungo processo e con il contributo fondamentale dei nuovi mezzi di comunicazione di massa. L EPOCA E LE IDEE / 557

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento