Classe di letteratura - volume 2

FINESTRA SUL 900 Alfieri & Cesare Pavese Il resoconto di un fallimento esistenziale Quello di Pavese è un esame di coscienza impietoso: anno dopo anno, la legge ineludibile della sofferenza lo ingabbia in una spirale senza altra via di fuga che non la soluzione estrema del suicidio, ultimo e coerente si- 5 10 15 20 25 30 35 40 gillo di un destino fallimentare. Queste altre note che presentiamo mostrano la sua necessità di fissare con la scrittura le fasi angosciose di un inguaribile malattia dell anima, che pare sfogarsi solo con una rabbiosa volontà di umiliarsi. 24 aprile 1936 L autodistruttore è un tipo, insieme più disperato e utilitario. L autodistruttore si sforza di scoprire entro di sé ogni magagna, ogni viltà, e di favorire queste disposizioni all annullamento, ricercandole, inebriandosene, godendole. L autod. è in definitiva più sicuro di sé di ogni vincitore del passato; egli sa che il filo dell attaccamento all indomani, al possibile, al prodigioso futuro, è un cavo più robusto trattandosi dell ultimo strattone che non so quale fede o integrità. L autodistr. è soprattutto un commediante e un padrone di sé. Egli non lascia nessuna opportunità di sentirsi e di provarsi. un ottimista. Spera ogni cosa dalla vita, e si va accordando a rendere sotto le mani del caso futuro i suoni più acuti o significativi. L autodistrutt. non può sopportare la solitudine. Ma vive in un pericolo continuo; che lo sorprenda una smania di costruzione, di sistemazione, un imperativo morale. Allora soffre senza remissione, e potrebbe anche uccidersi. 15 gennaio 1938 Tu non sei nato olimpico e mai lo sarai: i tuoi sforzi sono inutili. Perché chi ha ceduto una sola volta al tumulto, può sempre cedere un altra. Problema d ingegneria: ogni ponte ha una portata di là dalla quale non regge. questione di tempra. La volontà è soltanto la tensione della propria tempra congenita. Non si può accrescerla di un oncia. La tua salvezza bel fioretto da offrirti a trent anni sta soltanto nella vigliaccheria, nel ritirarsi nel guscio, nel non correre il rischio. Ma se il rischio ti cerca? E quanto durerà il guscio? Sappi quest altra cosa: per tremende che siano state sinora le prove, sei fatto in modo che domani saranno anche più gravi. A te succede che cresce soltanto, con gli anni, la capacità di scatenarti, non quella di resistere. Perché il tuo guscio oggi lo vedi chiaro è sempre andato assottigliandosi, persino materialmente. Sei malato e disoccupato. Come migliaia d altri, del resto. «Neppur l orgoglio di sentirmi solo : eri un bel pesce, e il peggio è che lo sei ancora. Sei mai stato altro che quel bambino? 30 ottobre 1940 II dolore non è affatto un privilegio, un segno di nobiltà, un ricordo di Dio. Il dolore è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuita, naturale come l aria. impalpabile, sfugge a ogni presa e a ogni lotta; vive nel tempo, è la stessa cosa che il tempo; se ha dei sussulti e degli urli, li ha soltanto per lasciar meglio indifeso chi soffre, negli istanti che seguiranno, nei lunghi istanti in cui si riassapora lo strazio passato e si aspetta il successivo. Questi sussulti non sono il dolore propriamente detto, sono istanti di vitalità inventati dai nervi per far sentire la durata del dolore vero, la durata tediosa, esasperante, infinita del tempo-dolore. Chi soffre è sempre in stato d attesa attesa del sussulto e attesa del nuovo sussulto. Viene il momento che si preferisce la crisi dell urlo alla sua attesa. Viene il momento che si grida senza necessità, pur di rompere la corrente del tempo, pur di sentire che accade qualcosa, che la 526 / IL SETTECENTO Cesare Pavese in una fotografia del 1949.

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento