Classe di letteratura - volume 2

e Thomas Cole, La coppa del Titano, 1833. New York, Metropolitan Museum of Art. Un titano mancato Alle difficoltà dell esistenza, ma anche a quelle legate al proprio lavoro di scrittore, Pavese cerca di reagire con plateale stoicismo. In particolare, nel primo appunto affiora in lui la forza di un impegno morale che ricorda quello assunto con sé stesso da Alfieri nel compiere tutti gli sforzi per diventare un importante autore tragico; un impegno sintetizzato nella celebre frase «volli, e volli sempre, e fortissimamente volli . Lo attanaglia il terrore di essere mediocre e lo affascina la tentazione del titanismo: lo scrittore insegue il desiderio di fare di sé un super-ego di suprema eticità civile, capace di superare i condizionamenti, sia interiori sia esteriori, per poter spezzare ogni catena deterministica di gioie od esasperazioni (rr. 16-17). Ma è proprio l incapacità di realizzare questa ambizione a procurargli frustrazioni e sconforto: Pavese ama Al- fieri e tutti gli uomini energici e volitivi come lui tanto più quanto sa di non essere effettivamente come loro e di trovarsi perennemente dibattuto all interno di una tensione dialettica, a metà tra impegno e disimpegno, individualismo e collettivismo, irrazionalità e razionalità, destino e libertà. Aspira a essere considerato dal prossimo (dalle donne, in particolare, con le quali intrattiene sempre rapporti complicati e irrisolti) come un uomo gagliardo, nobile e generoso, ma si ritrova sempre prigioniero di un languore senza sbocco, vittima di un eterna insoddisfazione: in molte lettere e nelle pagine del Mestiere di vivere sembra quasi che Pavese, al termine della consueta spietata auto-diagnosi, finisca per crogiolarsi nella propria inettitudine, nel proprio essere caratterialmente flaccido e smidollato, un inetto incapace di compiere azioni importanti. L AUTORE / VITTORIO ALFIERI / 525

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Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento