Classe di letteratura - volume 2

220 225 230 235 240 egli stesso la mia confessione per me; fatto si è che assolutomi75 m ingiungeva di prosternarmi76 alla madre prima di entrare in tavola, e di domandarle in tal atto pubblicamente perdono di tutte le mie mancanze passate. Questa penitenza mi riusciva assai dura da ingojare; non già, perché io avessi ribrezzo nessuno di domandar perdono alla madre; ma quella prosternazione in terra, e la presenza di chiunque vi potrebbe essere, mi davano un supplizio insoffribile. Tornato dunque a casa, salito a ora di pranzo, portato in tavola, e andati tutti in sala, mi parve di vedere che gli occhi di tutti si fissassero sopra di me; onde io chinando i miei me ne stavo dubbioso e confuso ed immobile, senza accostarmi alla tavola, dove ognuno andava pigliando il suo luogo;77 ma non mi figurava78 per tutto ciò, che alcuno sapesse i segreti penitenziali della mia confessione. Fattomi poi un poco di coraggio, m inoltro per sedermi a tavola; ed ecco la madre con occhio arcigno guardandomi, mi domanda se io mi ci posso veramente sedere; se io ho fatto quel ch era mio dovere di fare; e se in somma io non ho nulla da rimproverare a me stesso. Ciascuno di questi quesiti mi era una pugnalata nel cuore; rispondeva certamente per me l addolorato mio viso; ma il labbro non poteva proferir parola; né ci fu mezzo mai, che io volessi non che eseguire, ma né articolare né accennar pure la ingiuntami penitenza.79 E parimente la madre non la voleva accennare, per non tradire il traditor confessore. Onde la cosa finì, che ella perdé per quel giorno la prosternazione da farglisi, ed io ci perdei il pranzo, e fors anco l assoluzione datami a sì duro patto dal Padre Angelo. Non ebbi con tutto ciò per allora la sagacità di penetrare80 che il Padre Angelo aveva concertato81 con mia madre la penitenza da ingiungermi. Ma il core servendomi in ciò meglio assai dell ingegno, contrassi d allora in poi un odietto bastantemente profondo pel suddetto frate, e non molta propensione in appresso per quel sagramento ancorché nelle seguenti confessioni non mi si ingiungesse poi mai più nessuna pena pubblica. 75 assolutomi: dopo avermi dato l asso- luzione. 76 prosternarmi: inginocchiarmi. 77 luogo: posto. 78 figurava: immaginavo. 79 non che eseguire penitenza: non so- lo eseguire, ma neppure nominare la penitenza che mi era stata imposta. 80 la sagacità di penetrare: l astuzia di comprendere. 81 concertato: concordato. DENTRO IL TESTO Le intenzioni dello scrittore Le sensazioni primitive I contenuti tematici Già da questi primi passi in cui Alfieri, alla ricerca dei ricordi della sua infanzia, rievoca piccoli aneddoti e l eco di alcune atmosfere e sensazioni le intenzioni dello scrittore risultano chiarissime: interpretare sé stesso con sguardo distaccato e ironico; ripercorrere il filo del tempo a caccia dei segnali che preannunciano la sua futura indole di uomo adulto; rendere la propria biografia specchio dell animo umano in genere, così che il lettore possa dedurre dall analisi dei suoi ricordi le dinamiche generali che governano i caratteri più diversi. Alfieri torna al tempo della sua stupida vegetazione infantile (rr. 2-3) e rammenta una preziosa gamma di sensazioni primitive (r. 11) che riaffiorano inaspettatamente alla memoria mediante la vista di un particolare apparentemente insignificante: un paio di scarpe simili a quelle che calzava suo zio. L osservazione di Alfieri è estremamente moderna, poiché coglie come la memoria umana conservi non solo ricordi di fatti e persone, ma anche sensazioni particolari capaci di rievocare precise atmosfere (si troverà qualcosa di analogo nel ciclo romanzesco Alla ricerca del tempo perduto dello scrittore francese novecentesco Marcel L AUTORE / VITTORIO ALFIERI / 503

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Dal Seicento al primo Ottocento