Classe di letteratura - volume 2

135 140 145 bascio28 a tutte e due! (alludendo alla cattiva educazione che Concetta dà a Tommasino) Lo stai crescendo per la galera! concetta (conciliante) Quello mo si alza! (e con gesti mimici, curando di non farsi scorgere da Luca, invoglia Tommasino ad alzarsi; il dialogo muto tra Concetta e Nennillo viene sorpreso e interrotto da Luca). luca incominciato il telegrafo senza fili. tommasino (spudorato, insiste) A zuppa e latte! luca (irritato) Embè, mo te mengo a colla nfaccia. concetta Alzati, bello e mammà. Ti lavi tanto bello, e mammà intanto ti prepara nu bello zuppone. luca Niente affatto. O zuppone s o va a piglià in cucina. (a Tommasino) Che l hai presa per una serva, a tua madre? Eh? Tua madre non serve! (ha indossato il gilè, la giacca e una sciarpa di lana al collo e ora inizia il suo lavoro al Presepe, incollando sugheri e inchiodando pezzi di legno. Dopo una piccola pausa chiede a sua moglie) Pasqualino29 si è alzato? La festa senza idillio Le battute tra i personaggi fanno subito intendere allo spettatore l atmosfera, tutt altro che serena e pacificata, che regna in famiglia. Siamo nella mattina del 23 dicembre: Luca vuole preparare il presepe, e forse non è un caso che a casa Cupiello questo rito inizi con tanto ritardo, mentre l ossequio alla tradizione vorrebbe che i preparativi per il Natale fossero avviati ben prima, di norma a partire dall 8 dicembre. il segno di una già chiara inadeguatezza di fronte alla quotidianità? il simbolo di una condizione definitiva di Luca, uomo fuori dal tempo e chiaramente anacronistico? Di sicuro chi si attende di assistere a un idillio familiare è presto deluso: Luca commenta amareggiato come la notte sia passata in fretta (Ah, songh e nnove? le nove del giorno appresso, rr. 17-19) e a poco vale la compensazione del presepe da allestire in giornata. La realtà, infatti, affiora subito con tutte le sue contraddizioni: il freddo incombe; lo stato economico della famiglia è tutt altro che florido (come ci informa la didascalia, le pantofole di Concetta sono addirittura realizzate con un vecchio paio di scarpe del marito, rr. 2-3); il caffè, contrariamente alla tradizione napoletana, lascia molto a desiderare. In un contesto simile, il repertorio edificante del teatro di fine Ottocento, popolato da maschere e macchiette, e vivacizzato da gag e lazzi, avrebbe presentato le classiche trovate infarcite di buoni sentimenti e del rassicurante lieto fine. La scrittura eduardiana va in un altra direzione: quella di una comicità amara che, rifiutando la comicità farsesca, si interroga sulle sfaccettature tragiche dell esistenza. Per questo anche l i- 28 ve mengo a coppa abba- scio: vi butto giù. 29 Pasqualino: il fratello di Luca che vive ospite permanente nella casa. stituto matrimoniale non è risparmiato da uno sguardo che evita la retorica: si capisce che i rapporti tra marito e moglie sono ormai usurati e che Concetta ha un carattere difficile, come mostra la sequenza di aggettivi che l autore le riserva (infastidita, r. 27; spazientita, spazientita, r. 37; arrabbiata, r. 49; arrabbiatissima, r. 53). Infine, l indolenza del figlio che si rifiuta di alzarsi e pretende a zuppa e latte (r. 103) a letto sottolinea l apatica stanchezza di un ambiente in cui anche la comunicazione è difficile: non a caso, Eduardo fa ripetere spesso frasi ed espressioni ai protagonisti. L amara consolazione del presepe La psicologia dei personaggi e il realismo delle vicende raccontate da Goldoni trovano dunque in Eduardo un ulteriore approfondimento: nella scena che abbiamo riportato, in particolare, cogliamo il disperato attaccamento del povero Luca al presepe, unico rifugio nel quale può ancora far valere la propria autorità (Quest anno faccio il più bel Presepio di tutti gli altri anni, rr. 63-64) e trovare un illusoria distrazione dalle sofferenze della vita. Alla fine della commedia, mentre tutto intorno a lui precipiterà, a partire dall unità familiare ormai disgregata, moribondo per un ictus che l ha colpito quando ha scoperto l adulterio della figlia, potrà almeno rallegrarsi con un estrema, anche se penosa, consolazione. Il figlio Tommasino, infatti, gli dirà di apprezzare anche lui il presepe: il modo più efficace per recuperare un rapporto fino a quel momento inesistente e riconoscere la presenza di un legame autentico con la figura del padre. L AUTORE / CARLO GOLDONI / 391

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Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento