GLI SPUNTI DELLA CRITICA - Harold Bloom – Shakespeare al

Harold Bloom Shakespeare al centro del canone GLI SPUNTI DELLA CRITICA Come Dante, anche Shakespeare è uno di quegli autori di cui il canone della letteratura occidentale non potrebbe fare a meno. Ne è convinto il critico statunitense Harold Bloom (1930-2019), autore, nel 1994, di un fortunato volume di saggi dal titolo Il canone occidentale. Se Dante rappresenta bene l immutabilità di ciò che è stabile ed eterno, il suo collega inglese è il campione di coloro che sono capaci di mettere in luce ciò che è mutabile e variabile. Inoltre Shakespeare rappresenta, nella tradizione europea, una tappa fondamentale per l affermazione di una letteratura dell introspezione che si sarebbe ulteriormente sviluppata nei secoli successivi. Shakespeare e Dante costituiscono il centro del Canone perché superano tutti gli altri scrittori occidentali in fatto di acutezza cognitiva, energia linguistica e forza di invenzione. [...] Vorrei situare qui la chiave della centralità di Shakespeare nel Canone. Esattamente come Dante supera ogni altro scrittore, prima e dopo, nell enfatizzare una definitiva immutabilità di ciascuno di noi, una posizione fìssa che dobbiamo occupare in eterno, Shakespeare supera ogni altro nel dare evidenza a una psicologia della mutabilità. questa solo una parte dello splendore di Shakespeare, il quale non soltanto supera tutti i rivali, ma dà il via alla descrizione dell auto-mutamento sulla base dell autoorigliamento1 avendo, a spronarlo a queste innovazioni letterarie, più degne di nota di ogni altra, null altro che lo spunto tratto da Chaucer.2 Si può ipotizzare che Shakespeare, che evidentemente aveva letto a fondo Chaucer, si ricordò della Comare di Bath quando arrivò a quello straordinario momento in cui fu inventato Falstaff.3 Amleto, il 1 auto-origliamento: l ascolto di sé da parte dei personaggi. 2 Chaucher: lo scrittore inglese Geoffrey Chaucher (nato tra il 1340 e il 1345 e morto nel 1400), autore dei Racconti di Canterbury, di cui la Comare di Bath è uno dei personaggi principali. 3 Falstaff: Sir John Falstaff, personaggio dell Enrico IV e delle Allegre comari di Windsor di Shakespeare. un vecchio cavaliere del XV secolo, pingue e buontempone, uno smargiasso che trova sempre qualche espediente per evitare cattive figure. Nel secondo dramma conserva ben poco dello spirito che ne faceva un personaggio simpatico, e con i suoi vizi si espone allo scorno. Il tipo era già noto nel teatro (dal Pirgopolinice di Plauto), ma Shakespeare ne ha fatto una figura umoristica tipicamente inglese. Il soggetto, variamente rielaborato, ispirerà diversi operisti, tra cui Giuseppe Verdi. 4 di Ibsen e di Molière: il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen (1828-1906) e il commediografo francese Molière (nome d arte di Jean-Baptiste Poquelin, 1622-1673), altri due autori teatrali portati come esempio. massimo auto-origliatore di tutta la letteratura, colloquia con se stesso poco più di quanto faccia Falstaff. Tutti noi oggi non facciamo che parlare incessantemente con noi stessi, origliando ciò che diciamo, per poi riflettere e agire secondo ciò che abbiamo espresso. Non è tanto il dialogo della mente con se stessa, o anche solo un riflesso della guerra civile dentro la psiche, quanto la reazione della vita a ciò che la letteratura è inevitabilmente divenuta. A partire da Falstaff, Shakespeare aggiunge alla funzione della scrittura imaginifica, che era ammaestramento a come parlare agli altri, l ormai dominante anche se più malinconica lezione della poesia: come parlare con noi stessi. [...] Venendo a Shakespeare dopo avere scritto di poeti romantici e moderni e dopo aver meditato sui problemi dell influenza e dell originalità, ho esperito il trauma della differenza, la differenza in fatto di qualità e di livello, che è unicamente di Shakespeare. una differenza che ha poco a che fare col dramma in quanto tale. Una cattiva messa in scena di Shakespeare, affidata a un orrenda regia e recitata da attori incapati di esprimersi in versi, differisce in fatto di qualità come di livello dalle buone o cattive messe in scena di Ibsen e di Molière.4 C è il trauma di un arte verbale più ampia e più definitiva di ogni altra, a tal punto suasiva da sembrare che non sia affatto un arte ma qualcosa che c è sempre stato. (Harold Bloom, Il canone occidentale. I Libri e le Scuole delle Età, Bompiani, Milano 2005) COMPRENDERE IL PENSIERO CRITICO 1 In che cosa Bloom ritiene Shakespeare insuperabile? 2 Quale dimensione presenta e dunque favorisce la scrittura shakespeariana? L AUTORE / WILLIAM SHAKESPEARE / 175

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento