Classe di letteratura - volume 2

intre cci TEATRO e gonfia di passione, Racine riesce a suscitare nello spettatore e nel lettore un moto di simpatia per l incestuosa Fedra, vittima di Venere. e la commedia Oltre che autore, Molière (pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin) è stato attore e capo di una compagnia teatrale. Figlio di un ricco commerciante, dal 1660 dopo gli anni dell apprendistato e i primi successi lavora al Palais Royal. Gode, in questo momento, del massimo favore del re, Luigi XIV, che, giovane e impegnato a stabilire la propria supremazia sulla nobiltà e sul clero, difende l umorismo e la pungente satira di Molière dagli attacchi dei tradizionalisti e dei moralisti. In questo periodo Molière scrive alcune tra le sue commedie più famose Le preziose ridicole (1659), La scuola delle mogli (1662), Tartufo (1664), Don Giovanni (1665), Il misantropo (1666), L avaro (1668), Il malato immaginario (1673) , nelle quali crea intrecci perfetti e caratteri straordinari, inventando battute diventate proverbiali e mettendo in scena trovate ampiamente saccheggiate da molti imitatori. Tartufo per esempio, racconta la vicenda di una famiglia in cui penetra un giovane religiosissimo di umili origini, Tartufo. Tra lo sdegno dei parenti, questi conquista la fiducia del capofamiglia Orgon e di sua madre. Orgon si fida ciecamente di lui, gli affida documenti segreti e compromettenti, vuole dargli in moglie la figlia, intesta a suo nome tutti i propri beni. Ma Tartufo è in realtà un impostore, e per dimostrarlo la seconda moglie di Orgon, giovane e bella, persuade il marito a nascondersi sotto il tavolo mentre lei incontra l uomo, che tenta di sedurla. Orgon scopre così l ipocrisia del falso devoto, ma non può cacciarlo, avendogli donato i suoi beni. Il lieto fine è assicurato solo da un intervento dall alto: il re, che tutto sa, teneva Tartufo sotto controllo, e ora lo rinchiude in prigione. L intelligenza della sua satira fa di Molière il più grande interprete europeo della commedia. Pur cariche di una vitalità irrefrenabile e di una comicità tanto intensa da essere stata a volte accusata di grossolanità, le sue opere, anche le più buffe e spassose, sono però quasi sempre tinte di un umore nero, che permette all autore di mettere a fuoco gli aspetti più nascosti dell essere umano. Nella Spagna in crisi: Lope de Vega, Tirso de Molina Nella Spagna del Seicento, segnata dalla cultura controriformistica e dalla consapevolezza storica di 150 / IL SEICENTO una crisi politica irreversibile, all idealismo rinascimentale subentra un realismo venato di un desiderio di evasione nel sogno. I maggiori interpreti di questo clima culturale sono Félix Lope de Vega Carpio (1562-1635), Tirso de Molina (pseudonimo di Gabriel Téllez, ca 1584-1648) e Pedro Calder n de la Barca (1600-1681). Lope de Vega interpreta i gusti del suo pubblico e al tempo stesso le esigenze di riforma degli autori di teatro, che cercano in quel periodo nuove strade, prendendo le distanze dai precetti aristotelici rivitalizzati dai letterati del Cinquecento. Nel 1609 pubblica un trattatello intitolato Nuova arte di far commedie in questi tempi, in cui detta la sua formula per la commedia moderna: abbandono delle regole antiche e fusione di comico e tragico, a imitazione di quanto avviene nella vita reale; più che i precetti ricavati dalle opere degli autori antichi, il modello degli scrittori moderni deve essere la natura. La sua produzione per le scene ha del prodigioso: di lui ci sono giunte oltre quattrocento commedie, ma i suoi contemporanei gliene attribuivano più di mille. Una produzione così vasta è difficilmente classificabile e presenta una grande varietà di temi storici, mitologici, religiosi, amorosi e di forme. Lope de Vega è maestro nel costruire intrecci amorosi, intrighi e giochi d apparenze ingannevoli, dove il sentimento trionfa a seguito di mille astuzie, raggiri e persino miracoli, come accade nella Dama sciocca (1613), in cui la forza della passione riesce a rendere intelligente persino la più stolta delle fanciulle. Giocando sul conflitto tra onore e amore, egli sa toccare anche le corde del tragico, come in Non è vendetta il castigo (1631) o nel Cavaliere di Olmedo (16201625). Di grande novità sono i cosiddetti drammi dell onore contadino (come per esempio Fuenteovejuna, 1612-1614), nei quali l autore mette in scena la rivolta di umili lavoratori delle campagne che, di fronte ai soprusi di un tirannico signore, si ribellano difendendo il proprio senso dell onore. Lo spessore del conflitto, la forza delle passioni e l animo nobile dei personaggi hanno assicurato a queste opere un successo duraturo, e in tempi moderni in situazioni sociali di oppressione e di dittatura politica non sono mancate letture in chiave democratica, che le hanno interpretate come una denuncia dell arroganza del potere e una difesa della dignità umana.

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento