Classe di letteratura - volume 2

35 40 45 50 55 60 65 70 75 «Che dice la signoria vostra, signore? C è qualcosa di nuovo? Di che misericordie si tratta, e di che peccati degli uomini? . «Le misericordie , rispose don Chisciotte, «nipote, sono quelle che in quest istante ha usato verso di me Dio, al quale, come ho detto, non sono d impedimento i miei peccati. Ormai ho il giudizio libero e chiaro, senza le ombre calignose5 dell ignoranza in cui me l aveva avvolto l incresciosa e continua lettura dei detestabili libri di cavalleria. Ormai capisco le loro assurdità e i loro inganni e non mi dispiace altro se non che il riconoscimento di quest errore sia giunto così tardi da non lasciarmi tempo di fare alcuna ammenda,6 leggendone altri che siano luce dell anima. Io mi sento, nipote, in punto di morte; vorrei morire in modo tale da far capire che la mia vita non è stata tanto cattiva da lasciarmi nomea di pazzo: ché sebbene lo sia stato, non vorrei confermare questa verità con la mia morte. Chiamami, cara, i miei buoni amici: il curato, il baccelliere Sans n Carrasco e mastro Nicol s, il barbiere, perché voglio confessarmi e far testamento . Ma la nipote si risparmiò questa fatica, perché entravano tutti e tre. Non appena don Chisciotte li vide, disse: «Congratulatevi con me, signori miei, ché non sono più don Chisciotte della Mancha, ma Alonso Quijano a cui i retti costumi meritarono il soprannome di Buono. Ormai sono nemico di Amadigi di Gaula7 e di tutta l infinita caterva della sua stirpe; ormai mi sono odiose tutte le storie profane della cavalleria errante; ormai riconosco la mia stoltezza e il pericolo a cui mi ha esposto l averle lette; ormai, per misericordia di Dio, avendo imparato a mie spese, le detesto . Quando i tre gli ebbero udito dir questo, credettero, senza dubbio, che lo avesse colto qualche nuova pazzia.8 E Sans n gli disse: «Proprio ora, signor don Chisciotte, che abbiamo notizia che la signora Dulcinea è disincantata, se n esce con tale discorso la signoria vostra? E proprio ora che siamo lì lì per diventare pastori e passare la vita cantando, da principi, la signoria vostra vuol farsi eremita? Stia zitto, per carità, ritorni in sé e lasci stare queste sciocchezze . «Quelle commesse finora , replicò don Chisciotte, «che sono state vere sciocchezze a mio danno, la mia morte, con l aiuto del cielo, le convertirà a mio vantaggio. Io, signori, sento che mi avvicino alla morte a gran passi: lasciamo da parte gli scherzi e venga qui un sacerdote che mi confessi e un notaio che scriva il mio testamento, perché in momenti come questi l uomo non deve prendersi giuoco dell anima; perciò vi supplico, mentre il signor curato mi confessa, di andare a chiamare il notaio . Si guardarono l un l altro, meravigliati delle parole di don Chisciotte e, pur in dubbio, vollero credergli; e uno dei segni da cui arguirono che ormai moriva fu l essersi mutato con tanta facilità da pazzo in savio, perché alle parole già dette ne aggiunse molte altre così ben espresse, così cristiane e così logiche, da toglier loro del tutto i dubbi e convincerli che era in senno. Il curato fece uscire tutti e, rimasto solo con don Chisciotte, lo confessò. Il baccelliere andò a chiamare il notaio e di lì a poco tornò con lui e con Sancho Panza; 5 calignose: caliginose, tenebrose, oscure. 6 ammenda: riparazione. 7 Amadigi di Gaula: famoso personaggio dei poemi cavallereschi. Un poema dal titolo Amadigi era stato scritto a metà Cin- quecento da Bernardo Tasso (1493-1569), padre di Torquato. 8 Quando i tre nuova pazzia: agli occhi di parenti e amici don Chisciotte si era talmente identificato nella sua passione ca- valleresca che ora questo repentino cambiamento appare decisamente strano, al punto che essi temono che si tratti di una nuova forma di follia. L AUTORE / MIGUEL DE CERVANTES / 133

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Dal Seicento al primo Ottocento