Dopo aver compreso che Teresa, la donna amata, non potrà essere sua, Jacopo inizia il proprio vagabondaggio nelle campagne dei colli Euganei, dove la contemplazione del paesaggio gli ispira riflessioni amare sul destino umano.
Ultime lettere di Jacopo Ortis, Parte prima
Dopo aver compreso che Teresa, la donna amata, non potrà essere sua, Jacopo inizia il proprio vagabondaggio nelle campagne dei colli Euganei, dove la contemplazione del paesaggio gli ispira riflessioni amare sul destino umano.
L’esistenza umana è un sogno ingannevole e la natura è indifferente alla nostra sorte. Questo concetto antico, presente nella tradizione occidentale come in quella orientale, viene ripreso da Foscolo che ha ben presenti sia le famose parole di William Shakespeare («Noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni, e la nostra piccola vita è circondata di sonno», dice il saggio mago Prospero nella Tempesta), sia l’altrettanto famosa opera del drammaturgo spagnolo Pedro Calderón de la Barca, dal titolo La vita è sogno (1635). Le cose a cui teniamo di più, i nostri ideali al pari di tutto ciò che possediamo nella vita, hanno semplicemente – e tragicamente – la consistenza di ombre. L’illusione è menzognera, ci fa credere in un mondo che non esiste ed è solo lo specchio delle nostre aspettative più profonde, che non trovano alcun riscontro nella realtà.
All’interno di una concezione della vita materialistica e meccanicistica di stampo illuministico, la natura è la grande colpevole, preoccupata solo di governare il mondo all’interno di un ciclo di produzione e distruzione: essa ha creato la stirpe umana quasi minimo anello passivo dell’incomprensibile suo sistema (rr. 7-8). Jacopo (esprimendo direttamente le idee dell’autore) non parla di Dio ma di una forza impersonale, che ha generato esseri mortali come anelli di una catena meccanica, minuscoli e ciecamente asserviti a un fine che non conoscono.
Gli individui della specie umana hanno in più un difetto gravissimo, che nella Grecia antica si identificava con il peccato di hybris, un insieme di orgoglio, tracotanza, brama di autoaffermazione e sfida rivolta contro volontà superiori (il destino, gli dèi stessi), con le quali è persino ridicolo mettersi a confronto, tanto gli uomini sono miseri, inermi e soli.
Umana vita? sogno: l’inizio della lettera introduce il lettore nel mezzo di una meditazione già iniziata, che si può quindi immaginare come persistente nell’animo di Jacopo. Il discorso ha l’andamento di un monologo drammatico, in cui all’intonazione meditativa iniziale, scandita da un periodare ampio e complesso e suggerita anche dall’uso del tempo presente, ne subentra nella seconda parte (dalla r. 14 in poi) una più narrativa, contrassegnata dall’imperfetto. Nelle righe conclusive (in cui l’autore rielabora i versi di una poesia giovanile, Al Sole), invece, le immagini si fanno più liriche, con l’invocazione al Sole (dalla r. 26 in avanti) che si apre al tono profetico, sottolineato dalla presenza dei verbi al futuro.
1 Riassumi il contenuto della lettera in circa 5 righe.
2 Individua e spiega il climax del primo paragrafo.
3 Spiega la metafora con cui si chiude il brano.
4 Descrivi le caratteristiche del paesaggio ed evidenzia gli elementi preromantici.
5 Che cosa intende Foscolo con la frase l’uomo non gode de’ suoi giorni (rr. 30-31)?
6 La specie umana viene definita un minimo anello passivo (r. 7) nel sistema della natura. Spiega questa espressione, soffermandoti in particolare sul significato dell’aggettivo passivo.
7 Alle rr. 26-27 Jacopo chiama in causa Dio (E verrà giorno che Dio ritirerà il suo sguardo da te): a tuo giudizio, tale riferimento appare incoerente con la visione meccanicistica che Foscolo ha della realtà? Motiva la tua risposta.
Ultime lettere di Jacopo Ortis, Parte prima
Durante una passeggiata sui monti, mentre la luna sorge all’orizzonte, Jacopo incontra Teresa, che gli parla della passione di Petrarca per Laura e accende nel cuore dell’innamorato il sentimento struggente di una profonda affinità. I due si siedono sotto un grande gelso e si scambiano un bacio, che trasforma l’animo del giovane, il quale sente improvvisamente la natura e la vita stessa trasfigurarsi ai suoi occhi. Riportiamo qui le tre lettere in cui il protagonista racconta l’avvenimento all’amico e descrive gli effetti che esso ha prodotto nel suo animo.
Il bacio di Teresa sconvolge Jacopo, che ne descrive gli effetti all’amico, in un crescendo di reazioni scatenate dall’amore e ora rappresentate con un ritmo frenetico, addirittura convulso, provocato da un’emozione prepotente. La sera stessa, Jacopo riflette sull’accaduto e rende partecipe il suo confidente dell’evolversi della vicenda, analizzando gli episodi della giornata con psicologia sottile ed estrema partecipazione: oltre al trasporto emotivo del protagonista, alle sue esitazioni e alla sua veemenza, scopriamo però, in controluce, anche la complessa personalità di Teresa, donna angelicata nella migliore tradizione stilnovista (come indicano i suoi tremori e sospiri, r. 15), ma anche figura dotata di passioni capaci di travalicare ogni convenzione sociale e familiare (il suo ardore romantico è espresso con palpiti e languori, rr. 15-16).
La seconda lettera (14 Maggio, a sera) è percorsa dai sentimenti che si avvicendano: la natura sembra partecipare all’estasi di Jacopo, l’intero universo sorride, in quella sorta di simbiotico rispecchiamento tra paesaggio e stato d’animo che è uno dei tratti tipici della sensibilità romantica. Al tempo stesso, però, Jacopo è turbato, teme di violare il “cuore innocente” di Teresa, avverte che la propria felicità non può essere slegata dal dolore e dall’imminenza della morte, in un triste presentimento che la verità si incarica subito di confermare quando Teresa gli dice: Non posso essere vostra mai! (r. 23-24).
La consapevolezza dell’irrealizzabilità dell’amore non cancella però la percezione della sua forza irresistibile. Nella lettera del giorno successivo il senso di pienezza che il sentimento trasmette rende la realtà molto diversa da come fino a quel momento è apparsa a Jacopo. Gli effetti del bacio lo portano a sperimentare appieno la potenza dell’amore descritta nella tradizione lirica: l’innamorato che si identifica con la stagione primaverile, la passione che ispira la poesia, l’amore che anima il cosmo e diventa principio di eroismo (le altissime imprese, r. 46), di umanità (la Pietà, r. 46), di vita stessa. Tutta la Natura mi sembra mia. Il mio ingegno è tutto bellezza e armonia (rr. 40-41), confessa il protagonista, che vede il suo destino rasserenarsi e il mondo popolarsi di presenze divine dell’antica tradizione pagana. Tutta la seconda parte della lettera del 15 maggio evoca le ombre gentili della mitologia: Ninfe, Muse, Naiadi appaiono a Jacopo che sta delirando deliziosamente (r. 55). Appaiono anche le Grazie, prefigurando il poema che Foscolo comporrà dieci anni dopo, già associate nel pensiero del protagonista al Bello e al Vero, che l’uomo può scoprire contemplando gli idoli della lor fantasia (r. 63).
Recuperando, secondo lo spirito neoclassico, i valori della bellezza e dell’armonia – e al contempo polemizzando con i filosofi, che con atteggiamento raziocinante condannano i frutti dell’immaginazione poetica – Foscolo ragiona qui proprio sulla potenza salvifica delle illusioni come risarcimento dal dolore provocato dalla Storia: esattamente allo stesso modo degli antichi, i quali, grazie al conforto della fantasia, erano in grado di vincere i limiti umani. Le illusioni peraltro non costituiscono una fuga dal mondo o un viatico per evadere nella dimensione astratta e consolatoria del sogno, ma al contrario rappresentano lo strumento (l’unico concesso all’uomo) per attivare le forze creative e un’energia indomita senza la quale la vita sarebbe ridotta a pianto, terrore e distruzione universale (r. 50). Si avverte qui una critica del razionalismo illuministico, colpevole, con la sua fredda analisi del reale, di evidenziare il dolore dell’esistenza umana, spegnendo ogni illusione e condannando quindi l’individuo alla noia e alla rassegnazione.
Jacopo non riesce a raccontare in modo puntuale e razionale ciò che è accaduto: ha bisogno di scrivere tre lettere il 14 (la prima, che non abbiamo riportato, costituisce una sorta di preambolo narrativo al bacio) e poi un’altra, il giorno immediatamente successivo, per fermare il prorompere della passione amorosa e descrivere l’impatto che essa ha avuto su di lui. Il breve biglietto inviato all’amico (14 Maggio, ore 11) comunica tutta la sua eccitazione, che egli chiede di non turbare (lasciami, Lorenzo, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso, rr. 3-4). Ma anche la lettera successiva (14 Maggio, a sera) svela la sua tensione emotiva, enfatizzata da interrogative, esclamative, interiezioni (deh, r. 9; ahi, r. 17).
L’enfasi non diminuisce nemmeno il giorno successivo, quando l’autore esprime, con entusiastica commozione, il palpito dei sensi e della mente (divino, r. 36; alte e ridenti, r. 36; gajo, r. 37: sono solo alcuni degli aggettivi che troviamo nelle prime frasi). Anche in questo caso, la componente sentimentale traspare chiaramente sulla pagina, puntellata com’è da esclamazioni (O Amore!, r. 42; O Lorenzo!, r. 52; Illusioni! grida il filosofo, rr. 59-60; tutto! Beati gli antichi, r. 60) e da domande retoriche (Lo credi tu?, r. 55; Or non è tutto illusione?, r. 60). L’emozione raggiunge infine il culmine con l’immagine conclusiva: se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani (rr. 65-66).
1 Dai un titolo a ciascuna delle tre lettere presentate.
2 All’inizio della lettera del 15 maggio Jacopo descrive gli effetti del bacio sulla propria percezione di sé e della natura. Riassumili in un linguaggio corrente.
3 Che tipo di lessico utilizza Jacopo in queste lettere?
4 Quali dettagli fisici ci vengono mostrati di Teresa? E qual è il suo comportamento? Dopo avere individuato tutte le espressioni che la riguardano, analizzale e prova a costruire un ritratto della donna.
5 L’espressione delirando deliziosamente (r. 55) presenta contemporaneamente due figure retoriche. Quali?
6 Elenca tutti gli aggettivi che connotano positivamente la condizione interiore di Jacopo.
7 Nella descrizione della natura compaiono elementi tipici sia della sensibilità neoclassica sia di quella preromantica. Quali sono?
8 In che senso gli antichi sono definiti Beati (r. 60)? Quale capacità li differenzia dai moderni?
9 Quale immagine della natura emerge nella lettera del 15 maggio?
10 In queste lettere emerge chiaramente la funzione delle illusioni esercitata, secondo Foscolo, nella vita umana. Facendo diretto riferimento al racconto e alle considerazioni di Jacopo, ragiona sull’argomento in un testo espositivo di circa 25 righe.
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento