Palestra di scrittura

nalmente toglie tutte le macchie, il divano a metà prezzo, l amaro da bere dopo la tempesta, la carne in scatola intorno a cui si riunisce la famigliola felice, l auto bella ed economica e un assorbente che vi permetterà di entrare in ascensore senza preoccuparvi del naso degli altri. Raramente pensiamo alla felicità quando votiamo o mandiamo un figlio a scuola, ma solo quando comperiamo cose inutili, e pensiamo in tal modo di aver soddisfatto il nostro diritto al perseguimento della felicità. Quando è al contrario che, siccome non siamo delle bestie senza cuore, ci preoccupiamo della felicità degli altri? Quando i mezzi di massa ci presentano l infelicità altrui, negretti che muoiono di fame divorati dalle mosche, ammalati di mali incurabili, popolazioni distrutte dagli tsunami. Allora siamo persino disposti a versare un obolo e, nei casi migliori, a impegnare il cinque per mille. che la Dichiarazione d indipendenza avrebbe dovuto dire che a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto-dovere di ridurre la quota d infelicità nel mondo, compresa naturalmente la nostra. Umberto Eco, Il diritto alla felicit , www.espresso.repubblica.it, 26 marzo 2014 a. Riduci il testo a metà della lunghezza originaria e riscrivilo in terza persona. b. Crea un breve testo persuasivo per un tuo compagno o una tua compagna, per convin cerlo a leggere l articolo di Umberto Eco (8 righe a mano o 800 battute di videoscrittura). c. Un editore vuole pubblicare un piccolo libro che contiene tutte le riflessioni di Umberto Eco sulla felicità. Scrivi una quarta di copertina che inviti le persone infelici a leggere que sto testo (5 righe a mano o 500 battute di videoscrittura). d. Devi lanciare l articolo di Umberto Eco sulla pagina Facebook della rivista L Espresso (25 parole). Esercizio 2 RIDURRE, RISCRIVERE, ADATTARE. Leggi l articolo e riconosci la struttura dell argomen tazione, individuando problema, tesi, antitesi e argomenti. Poi svolgi gli esercizi proposti. D accordo, in tempi come questi c è poco da ridere: ma, proprio perché è meno facile del solito che una risata ci venga spontanea, forse dovremmo cominciare a coltivarle, le risate e le occasioni per ridere, come se si trattasse di un bene prezioso. Cominciamo col ricordare alcuni fatti. Ridere è una risposta emotiva a uno stimolo esterno. Indica sorpresa, gioia, eccitazione, sollievo, felicità. Il respiro si modifica, una serie di muscoli si contrae, i denti si scoprono, gli occhi si inumidiscono e, come è scritto in un bell articolo della BBC, noi facciamo un sacco di strani rumori primitivi. ESSERI UMANI E GRANDI SCIMMIE. Ridiamo trenta volte di più quando siamo in compagnia che quando siamo da soli, ricorda il New York Times , e non necessariamente lo facciamo per una battuta. Le persone ridono più o meno tutte allo stesso modo, a qualsiasi cultura appartengano e qualsiasi lingua parlino. Pochi altri esseri viventi sanno ridere: lo fanno le grandi scimmie, nostre vicine cugine e, come noi, ridono anche quando vengono solleticate. [ ] UN VANTAGGIO EVOLUTIVO. Ridono i topi (se volete convincervene, trovate un ratto e fategli il solletico). Ridono, o almeno fanno qualcosa di piuttosto simile, anche i cani. Ride, più o meno, un uccellino australiano: il Kookaburra sghignazzante (Dacelo novaguinaeae). Se volete sentire come fa, ci sono diversi video su YouTube. A parte questi, nessun altro animale sa ridere. Il fatto che condividiamo con i primati la capacità di ridere fa pensare che la risata abbia radici biologiche, e che saper ridere costituisca un vantaggio evolutivo. In effetti, ridere è un emozione sociale e un positivo strumento di interazione: indica una propensione giocosa e rafforza i legami. Per questo, e dato che ridere è anche contagioso, una risata si trasforma facilmente in una specie di collante sociale. 108

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