IL CAFFÈ IBO: Non solo arabica e robusta

  Slow Food insegna...

Il caffè Ibo

non solo arabica e robusta

Il genere Coffea, che appartiene alla famiglia delle Rubiaceae, comprende circa un centinaio di specie. Sul mercato mondiale, però, giungono quasi esclusivamente i frutti delle specie arabica, la più nobile, e robusta, più amara e resistente. Altre specie, come per esempio Coffea liberica, Coffea stenophylla o Coffea eugenioides, originarie, rispettivamente, dell’Africa tropicale, del Madagascar e delle isole Mascarene nell’Oceano Indiano, sono considerate minori: i loro frutti, infatti, non hanno un impiego commerciale, ma vengono tradizionalmente consumati in molti Paesi produttori secondo diverse modalità.

Attraverso i progetti dei Presìdi, nati per salvaguardare i prodotti che stanno per scomparire promuovendone la diffusione e la commercializzazione anche a livello locale, la Fondazione Slow Food per la biodiversità ha avviato la rivalutazione anche delle specie minori del caffè. Dopo aver istituito lo storico Presidio del caffè delle Terre Alte di Huehuetenango, in Guatemala (nel 2002), nel 2012 ha promosso un progetto dedicato a Coffea racemosa Loureiro, una specie dalle caratteristiche intermedie fra arabica e robusta, che cresce spontanea sull’isola di Ibo, una delle più grandi che formano l’arcipelago Quirimbas, in Mozambico.

Apprezzato in particolare per il basso contenuto di caffeina e per la resistenza della pianta a lunghi periodi di siccità, questo caffè sviluppa nella tazza un intenso aroma di erbe che lo rende un prodotto unico, estremamente interessante. Il progetto del Presidio promuove il superamento dell’attuale approccio al caffè, che vede in questo prodotto una semplice commodity: farlo, significa imparare a riconoscerne l’importanza per le culture e per i mercati locali.

Protagonisti in Sala
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