Il salmone affumicato

Il salmone affumicato

Con il termine “salmone” si identificano alcune specie di pesci della famiglia Salmonidae, considerate fra la più prelibate in commercio per le ottime caratteristiche nutrizionali: sono ricche di proteine e soprattutto di omega-3, gli acidi grassi essenziali che favoriscono la formazione di colesterolo buono (HDL).

I salmoni nascono in acqua dolce, si trasferiscono in mare quando hanno raggiunto l’età adulta e tornano più volte in acqua dolce per riprodursi, ritrovando, di solito, i luoghi dove sono nati.

Oltre che freschi, essi vengono commercializzati affumicati: l’affumicatura è una tecnica di conservazione molto antica, usata soprattutto per le carni e i pesci; oggi si impiega prevalentemente per dare agli alimenti un colore e un sapore caratteristici e molto apprezzati.

La produzione

La pesca del salmone viene effettuata nel periodo estivo con le reti o con l’amo. I pesci catturati con la rete sono destinati all’industria alimentare e vengono inscatolati: la loro carne è considerata meno pregiata perché, nel periodo (a volte lungo) in cui i pesci restano intrappolati nelle reti, si può alterare. I salmoni pescati con l’amo sono destinati al mercato del pesce fresco o all’affumicatura.

Le specie più utilizzate per l’affumicatura sono:

  • Salmo salar, che vive esclusivamente nell’oceano Atlantico e viene pescato lungo le coste occidentali dell’Irlanda, della Scozia e della Norvegia;

  • Oncorhynchus tschwytscha o salmone reale per l’imponenza delle sue dimensioni (ha una lunghezza che supera il metro);

  • Oncorhynchus kisutch o salmone argentato, con una carne meno pregiata rispetto a quella degli altri salmoni, che misura circa 60 cm di lunghezza e pesa tra i 3 e i 4 kg;

  • Oncorhynchus nerka o salmone rosso, dalla carna molto pregiata, che misura circa 70 cm di lunghezza.

I cosiddetti salmoni selvaggi, cioè quelli che crescono liberi negli ambienti naturali, sono ormai quasi introvabili; la loro carne è qualitativamente migliore, ma, in alternativa, si ricorre a pesci di allevamento. L’Italia importa salmone affumicato soprattutto da Scozia, Irlanda e Norvegia, Paese in cui l’allevamento è molto diffuso e viene fatto bloccando con le reti i salmoni all’interno dei fiordi, dove vengono alimentati con mangimi selezionati.

L’affumicatura

Prima di essere affumicato, il pesce viene eviscerato, privato della testa e della lisca, e messo sotto sale grosso o in salamoia per almeno un giorno. Le ▶ baffe vengono poi affumicate molto lentamente, esposte al fumo di legni pregiati e non resinosi come quelli di betulla, quercia e faggio.

Il salmone lavorato e confezionato artigianalmente che si trova nei negozi per gourmet, può essere conservato al massimo 4 settimane; quello che si trova abitualmente nei supermercati in confezioni sottovuoto, invece, contiene conservanti che ne preservano la bontà fino a 2 mesi.

Al momento dell’acquisto bisogna considerare:

  • il colore del pesce, che varia dal rosa tenue all’arancio in funzione della quantità di pigmento introdotto dagli allevatori nell’alimentazione dei pesci;
  • la forma e la dimensione delle fette (se il prodotto è già affettato); se sono simili derivano dalla parte centrale del filetto, se sono piccole vuol dire che sono tagliate dalla parte caudale, la meno nobile del salmone.

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Il servizio

Per affettare una baffa di salmone affumicato bisogna usare l’apposito coltello, molto affilato, a lama lunga almeno 25 cm e larga 2. Si sistema la baffa sul tagliere e si affetta (1) con un movimento ampio e delicato, partendo dalla parte caudale. Le fettine si dispongono su un piatto (2) e si accompagnano con fette di pane di segale e di pane bianco tostato, burro e pepe. Il limone è sconsigliato.

  Slow Food dice NO al consumo eccessivo di salmone

Se una volta il salmone era un lusso, ora lo si trova sempre in gran quantità: gli allevamenti intensivi si sono moltiplicati a dismisura, mentre il salmone selvaggio è sempre più raro se non in via di estinzione. Rispetto al salmone selvaggio, quello di allevamento non è una buona alternativa, né per la tavola, né per l’ambiente. I mangimi possono contenere antibiotici e altre sostanze nocive che ci arrivano nel piatto. Inoltre, per produrre 1 kg di salmone, servono 5 kg di pesce: alcune specie sono pescate intensivamente solo per far crescere i salmoni, e la ricaduta sui delicati equilibri degli ecosistemi marini è pesante. Non solo: le scorie prodotte in un anno da un allevamento di 200 000 salmoni equivalgono a quelle di una città con più di 60 000 persone. Le ragioni per evitare di consumare salmone, come vedi, sono davvero molte!

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