I sette principi
I sette principi fondamentali del sistema HACCP sono stati messi a punto partendo ovviamente dall’individuazione dei rischi e dei punti critici di controllo.
I sette principi fondamentali del sistema HACCP sono stati messi a punto partendo ovviamente dall’individuazione dei rischi e dei punti critici di controllo.
In primo luogo si elencano tutti i pericoli (siano essi chimici, fisici o biologici) che potrebbero verificarsi nelle singole fasi di produzione. Inoltre, si valutano nel dettaglio le modalità di controllo che potrebbero essere applicate per limitare i rischi associati a ogni pericolo.
Perché i controlli siano efficaci occorre individuare i CCP, ossia tutte quelle fasi della lavorazione che risultano a rischio e sulle quali si può intervenire per ridurre i pericoli.
Fase di lavorazione |
rischio biologico correlato |
Ricevimento delle materie prime |
• contaminazione all’origine • sviluppo di microrganismi • prodotto non conforme per caratteristiche o per stato di conservazione |
Conservazione e stoccaggio a temperatura controllata | • sviluppo di microrganismi
• contaminazione crociata |
Conservazione e stoccaggio a temperatura ambiente |
• sviluppo di microrganismi • contaminazione crociata, diretta, indiretta • infestazioni |
Scongelamento |
• sviluppo di microrganismi • contaminazione crociata, diretta, indiretta • scongelamento incompleto |
Preparazione |
• sviluppo di microrganismi • contaminazione crociata, diretta, indiretta |
Cottura |
• mantenimento di livelli non accettabili di microrganismi • sviluppo di microrganismi |
Conservazione a caldo |
• sviluppo di microrganismi • alterazione delle caratteristiche dell’alimento |
Conservazione a freddo |
• sviluppo di microrganismi • contaminazione crociata, diretta e indiretta |
Porzionamento |
• sviluppo di microrganismi • contaminazione diretta e indiretta |
Somministrazione | • contaminazione diretta e indiretta |
Il primo principio del sistema HACCP prevede che ogni fase di lavorazione venga analizzata per individuare tutti i rischi a essa correlati. Questo specchietto può essere utile per identificare i potenziali rischi di natura biologica. Bisognerà poi indicare la strategia da adottare per contrastarli o minimizzarli.
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La procedura HACCP prevede che ci sia un controllo puntuale e documentato delle diverse fasi.
Nella fase successiva occorre individuare dei livelli di accettabilità per i diversi CCP identificati nel processo produttivo. I limiti critici devono essere il più possibile oggettivi e facilmente misurabili. Potranno essere dati da valori (o intervalli di valori) di temperatura, pH e tempo, oppure da parametri empirici come colore, odore, aspetto dell’alimento.
prodotto |
T max di consegna (°C) |
T di stoccaggio (°C) |
prodotti surgelati
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–15
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–18
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latte pastorizzato (fresco)
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9
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0-4
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formaggi e latticini
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14 |
0-4
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carni
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10 |
0-2
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pesce fresco
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4 |
0-2
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prodotti freschi con uova
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4 |
0-4 |
In seguito si pianifica un sistema di monitoraggio per tenere sotto controllo ogni CCP. Occorre definire la frequenza e la modalità con cui il controllo dovrà essere condotto, individuando un responsabile incaricato di effettuarlo. È necessario raccogliere questi dati, utilizzando schede di controllo che andranno a fare parte del manuale di autocontrollo (vedi il punto 7).
È compito del gruppo HACCP stabilire quali azioni correttive debbano essere intraprese qualora un parametro superasse i limiti critici stabiliti (o se tendesse a superarli).
L’applicazione del sistema HACCP può essere complessa. È perciò opportuno verificare periodicamente che il sistema funzioni in modo corretto e che tutte le strategie messe in atto siano effettivamente valide e pertinenti. Le verifiche possono comprendere anche esami strumentali specifici su macchinari e test microbiologici sugli alimenti. Alla luce dei risultati, il sistema di autocontrollo potrà essere corretto o migliorato dal gruppo responsabile.
Tutti i documenti inerenti l’industria alimentare e tutti quelli riguardanti le operazioni e le procedure coinvolte nell’applicazione del sistema HACCP devono essere raccolti. Essi andranno a costituire il manuale di autocontrollo, composto da due diverse sezioni:
L’intera documentazione, dev’essere costantemente aggiornata e conservata dal responsabile HACCP, il quale la mette a disposizione degli organi di controllo. I controlli possono riguardare qualsiasi fase della produzione e possono essere condotti dal Ministero della Salute o dalle Aziende Sanitarie Locali.
principi |
A quali domande rispondono? |
1. Analisi dei rischi
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quali sono i rischi di contaminazione per i diversi prodotti?
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2. Identificazione dei CCP
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in quali momenti e in quali spazi possono presentarsi i rischi?
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3. Definizione dei limiti critici
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quali sono le condizioni che garantiscono di non correre rischi? (Per esempio: quali sono le temperature adatte? Quali sono i tempi?)
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4. Monitoraggio dei CCP
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come possiamo verificare che queste condizioni non vengano meno?
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5. Definizione delle procedure correttive
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se le condizioni vengono meno, come si deve agire?
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6. Verifica del sistema di autocontrollo
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quali controlli possiamo fare per verificare che le nostre precedenti supposizioni siano corrette?
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7. Documentazione delle procedure
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quali documenti dobbiamo produrre per illustrare quanto sopra e per controllare che le verifiche in itinere vengano effettuate?
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Per la corretta applicazione del sistema HACCP è determinante la collaborazione del personale delle industrie alimentari. I lavoratori, siano essi coinvolti nella preparazione in cucina o nel servizio ai tavoli, ricoprono infatti un doppio ruolo all’interno degli ambienti di lavoro:
Il sistema HACCP prevede periodici incontri di formazione e verifica del modello adottato, e stabilisce che tutto il personale rispetti scrupolosamente alcune norme comportamentali.
Sia chi lavora in cucina sia chi ha mansioni di sala ha il dovere di osservare sistematicamente alcune norme comportamentali.
In primo luogo, dev’essere cura di tutti gli operatori mantenere un elevato livello di igiene personale. Fondamentale è lavarsi le mani spesso e in modo corretto, usando prodotti adeguati, in grado di rimuovere lo sporco e anche di abbassare entro limiti accettabili i rischi microbiologici.
Anche per l’abbigliamento si prevedono regole da rispettare. I lavoratori devono indossare una divisa sempre in ordine e pulita: essa va utilizzata esclusivamente nei luoghi di lavoro e deve essere facilmente lavabile. Soprattutto quando si lavora in cucina, l’uso di una cuffia o di un copricapo in grado di contenere tutta la capigliatura e di trattenere il sudore è fondamentale per ridurre il pericolo di contaminazione fisica e biologica.
È inoltre importante mantenere le unghie delle mani corte e pulite, e proteggere in modo adeguato eventuali tagli e lesioni della cute, specialmente quando interessano le mani. Una buona soluzione può essere il ricorso a guanti monouso in vinile per alimenti (l’uso di guanti in lattice non è più possibile a causa delle frequenti allergie); i guanti possono risultare utili anche quando ci si trova a manipolare alimenti “a rischio” (per esempio le creme in pasticceria).
Non bisogna indossare orologi, anelli, collane o altri gioielli, che sono potenziali fonti di contaminazione fisica. Trucco, profumi e smalti per le unghie vanno evitati perché potrebbero contenere contaminanti chimici. Ovviamente, non bisogna tossire o starnutire in prossimità degli alimenti, ed è doveroso rispettare il divieto di fumare.
con una salvietta monouso. |
per chiudere l’acqua. |
Norme relative all’abbigliamento e alla cura della persona
Sapere di alimentazione
Corso di Scienza degli alimenti per il primo biennio