L’ENERGIA IN ENTRATA

  l'energia in entrata

L’energia è la grandezza fisica che misura la capacità di un corpo o di un sistema fisico di compiere lavoro.

I composti organici contenuti negli alimenti (glucidi, lipidi e protidi) sono in grado di fornire all’organismo umano l’energia necessaria per garantire i processi vitali (per esempio il battito cardiaco o il mantenimento della temperatura corporea) e le attività quotidiane.

Abbiamo visto che solo le macromolecole forniscono energia e, riuscendo a quantificare l’energia che contengono, potremmo attribuire un preciso valore di energia a ogni alimento che entra nel nostro organismo. Prima di tutto, però, occorre disporre di una unità di misura adeguata per valutare l’energia contenuta nel cibo.

Nel Sistema Internazionale (SI) l’unità di misura dell’energia è il joule (J). Nella scienza della nutrizione, tuttavia, quando si parla di energia, l’unità di misura maggiormente utilizzata è la chilocaloria (kcal), che corrisponde alla quantità di calore necessaria a innalzare di 1 °C la massa di 1 kg di acqua distillata (da 14,5 °C a 15,5 °C). Vale la seguente corrispondenza:


                                                                     1 kcal = 4,186 J


Ci si può riferire alla chilocaloria usando l’espressione “grande caloria”, abbreviata Cal. Le unità di misura Cal e kcal sono quindi equivalenti.

Questa unità di misura è utilizzata non solo per quantificare l’energia termica necessaria per mantenere costante la temperatura corporea, ma anche le altre forme di energia (chimica e cinetica, per esempio) necessarie per consentire all’organismo di compiere dei movimenti o di far avvenire reazioni anaboliche per l’accrescimento dei tessuti.

L’energia introdotta con gli alimenti può anche essere immagazzinata dall’organismo (soprattutto nel tessuto adiposo); ciò accade ogniqualvolta l’energia introdotta con gli alimenti supera l’energia richiesta dal corpo.

 L’equivalenza tra calore e lavoro: l’esperimento di Joule

Intorno alla metà dell’Ottocento, il fisico inglese James Prescott Joule riuscì a dimostrare che il lavoro meccanico si può convertire completamente in calore e che perciò anche il calore è una forma di energia. Arrivò a questa conclusione grazie a un esperimento in cui impiegò un dispositivo che in suo onore venne chiamato mulinello di Joule. Joule pose un mulinello a palette, formato da un sistema di ingranaggi mossi da pesi, in un contenitore pieno d’acqua a una determinata temperatura e isolato termicamente. Quando i pesi si abbassano, il lavoro meccanico compiuto dal sistema fa ruotare le palette, e la rotazione comporta un aumento della temperatura dell’acqua. Osservando questo fenomeno, Joule concluse che tutto il lavoro si era trasformato in calore. Il fisico inglese riuscì anche a determinare l’equivalente meccanico del calore, ossia il fattore numerico che permette di passare dal lavoro compiuto dal sistema al calore prodotto, e gli attribuì il valore di 4,186 J: ossia, sono necessari 4,186 J di energia meccanica per innalzare di 1 °C la massa di 1 kg di acqua.

Sapere di alimentazione
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Corso di Scienza degli alimenti per il primo biennio