I promessi sposi

i promessi sposi

I promessi sposi è considerato il primo romanzo italiano moderno perché:

  • è scritto in una lingua semplice e scorrevole, e priva di eccessivi artifici retorici;
  • i protagonisti non sono principi o cavalieri ma due umili paesani;
  • descrive gli eventi e i personaggi con realismo.

Manzoni vuole scrivere per la gente comune e per questo sceglie il romanzo, anche se all’epoca è considerato un genere letterario di poco valore.

LA TRAMA

Renzo e Lucia sono filatori di seta in un piccolo paese della Lombardia. Sono fidanzati e vorrebbero sposarsi.
Ma don Rodrigo, un nobile del posto innamorato di Lucia, impedisce il matrimonio. I due fidanzati dunque decidono di fuggire: Lucia si rifugia in un convento, Renzo va a Milano. I due vivono una serie di disavventure e restano separati per due anni.
In Lombardia intanto si diffonde la peste. Renzo, Lucia e don Rodrigo vengono contagiati e si incontrano in un  lazzaretto. I due fidanzati guariscono, Renzo perdona don Rodrigo, sposa Lucia e va a vivere con lei nella campagna Bergamasca, dove apre un filatoio.

I TEMI

Il Seicento

Manzoni ambienta I promessi sposi nel Seicento al tempo della dominazione spagnola, e rappresenta i governanti spagnoli come incapaci e corrotti. La scelta di ambientare l’opera nel Seicento è dettata dalla prudenza, perché durante la scrittura del romanzo Milano è sotto il dominio austriaco. Ma Manzoni fa comunque in modo che la realtà dell’oppressione austriaca possa essere riconosciuta.

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Il manoscritto ritrovato

Nell’introduzione, Manzoni dichiara di aver trovato un manoscritto scritto da un “anonimo” e di aver deciso di farlo pubblicare con il titolo I promessi sposi. È un espediente usato da molti scrittori (tra cui Cervantes nel Don Chisciotte), che aumenta l’interesse del lettore perché gli dà l’impressione di avere davanti il racconto di qualcosa di realmente accaduto.

L’ironia

L’espediente del manoscritto ritrovato fa sì che ne I promessi sposi ci siano due voci narranti: da una parte l’“anonimo” e dall’altra il narratore. Il narratore usa un tono fortemente ironico, e spesso prende le distanze da quello che racconta l’“anonimo” con frasi come: “così scrive l’anonimo, ma sapete che tipo strano sia”.

Il male

Ne I promessi sposi viene rappresentato sia il male come ingiustizia sociale (il nobile don Rodrigo che tormenta due popolani) sia il male che viene dalla volontà di Dio (la peste).

La provvidenza

Ne I promessi sposi, Dio colpisce anche gli innocenti. Ma il male mandato da Dio è provvidenziale: Renzo infatti, che voleva vendicarsi su don Rodrigo, dopo aver visto Milano devastata dalla peste lo perdona, salvando così la sua anima dal commettere un peccato.

Le scelte linguistiche

Manzoni riscrive più volte I promessi sposi non solo perché non sa in quale “italiano” scrivere il romanzo, ma soprattutto per cercare di ottenere una lingua non letteraria. E ci riesce: l’ultima edizione de I Promessi sposi usa una lingua semplice e naturale per l’epoca, con esclamazioni e frasi tipiche del parlato. Ad esempio:

  • la frase “la peste l’ho avuta”, al tempo di Manzoni altri avrebbero scritto “ho avuto la peste”;
  • la frase “quelli che muoiono, bisogna pregare Dio per loro”, all’epoca altri avrebbero scritto “bisogna pregare Dio per quelli che muoiono”.

I saperi fondamentali di letteratura - volume 2
I saperi fondamentali di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento