Cesare Beccaria

      Cesare Beccaria

LA VITA 

Cesare Beccaria è uno dei più importanti esponenti dell’Illuminismo italiano. Nasce a Milano nel 1738 da famiglia aristocratica e nel 1758 si laurea in Legge.

A 22 anni comincia a interessarsi di problemi filosofici e sociali e a frequentare casa Verri, sede della redazione de «Il Caffè», per cui scrive alcuni articoli.


Intorno al 1760, in Italia, si discute molto di giustizia penale. Su questo argomento Beccaria pubblica Dei delitti e delle pene (1764), testo alla base del pensiero giuridico moderno.

Questo trattato ha un successo enorme e una immediata diffusione in tutta Europa e sarà fonte di ispirazione per molte riforme, come quelle del re di Prussia e del Granduca di Toscana. Muore a Milano nel 1794.

DEI DELITTI E DELLE PENE

Al tempo di Beccaria il codice penale permetteva una serie di abusi sui cittadini, e gli uomini venivano giudicati anche in base alla loro classe sociale e alla religione.


Dei delitti e delle pene è un’opera rivoluzionaria perché separa per la prima volta il concetto di “reato” da quello di “peccato”. Beccaria sostiene infatti che il diritto penale deve essere laico (cioè separato dalla religione) e che tutti i cittadini devono essere uguali di fronte alla legge, quindi sottoposti alle stesse pene, qualunque sia la loro classe sociale.


Per questo la legge deve essere chiara, così che tutti possano capirla, perché più persone conoscono le leggi e meno saranno i delitti.


Inoltre nessuno deve essere trattato come colpevole finché la sua colpevolezza non è stata provata. E quando la colpevolezza è provata, la pena non deve essere crudele né arbitraria; ma deve essere giusta, ragionevole e proporzionata al delitto.


La ferocia delle pene, dice infatti Beccaria, abitua la società alla violenza, facendo aumentare i delitti. E le pene non devono essere una vendetta che lo Stato si prende su chi ha commesso un reato, ma devono servire a impedire che il condannato faccia altri danni e a  dissuadere gli altri cittadini dal commettere reati. Le pene quindi devono servire soprattutto a prevenire i delitti. E per ottenere questo scopo le pene non devono essere crudeli, ma certe.


Il pensiero di Cesare Beccaria contiene dei principi di civiltà che ancora oggi non sono scontati, ma che sono riconosciuti universalmente come diritti dell’uomo. Dei delitti e delle pene è ancora oggi un testo di grande modernità.

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Contro la pena capitale


di Cesare Beccaria, adattamento da Dei delitti e delle pene

28. Della pena di morte

L’esempio dei secoli passati ci insegna che la pena di morte non ha mai impedito agli uomini di offendere la società. E se l’esempio non basta, è sufficiente osservare l’animo umano.


Non è l’intensità della pena che fa maggior effetto sull’animo umano, ma la durata. Il freno più forte contro i delitti non è lo spettacolo terribile ma passeggero della morte di uno scellerato. Il freno più forte contro i delitti è vedere un uomo privato per sempre della sua libertà che, diventato bestia da lavoro, ricompensa con le sue fatiche la società che ha offeso.

Lo “spettacolo” di una esecuzione capitale dovrebbe ispirare terrore e dissuadere quelli che vi assistono dal commettere delitti. Ma non ottiene questo effetto: è uno spettacolo che dura poco e che viene presto dimenticato, e per la maggior parte delle persone è uno spettacolo divertente. Altri invece provano compassione per il condannato e sdegno per la durezza eccessiva della pena.


Una pena dovrebbe essere tanto dura quanto è stato grave il delitto, non di più. L’ergastolo, la perdita totale e definitiva della propria libertà, è una pena sufficiente a dissuadere chiunque dal commettere un delitto. Anzi, è più che sufficiente, perché molti sono tranquilli davanti alla morte. Ma all’ergastolo, in catene, sotto il bastone, non è possibile fanatismo; e chi viene condannato all’ergastolo non mette fine alle sue miserie, ma le comincia.


Alcuni dicono che l’ergastolo è più crudele della pena di morte. Io dico di no, perché la pena di morte concentra tutta la sofferenza del condannato in un momento, mentre l’ergastolo la diluisce nell’arco di tutta la vita. Questo è il vantaggio dell’ergastolo: spaventa più chi lo vede

che chi lo soffre. L’ergastolano non pensa all’infelicità futura perché è distratto da quella presente. Quelli che vedono, invece, immaginano quell’infelicità durare tutta una vita.

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VERIFICA

Rispondi alle domande


1. Quale vantaggio ha per la società, secondo Beccaria, la pena dell’ergastolo rispetto alla pena di morte?

 


2. Che cosa provano le persone di fronte a un’esecuzione?

  • Divertimento.
  • Compassione.
  • Sdegno.
  • Disgusto.

Quale atteggiamento è il più frequente?

 


3. Come deve essere la pena secondo Beccaria?

  • Ragionevole.
  • Severa.
  • Proporzionata.
  • Crudele.

I saperi fondamentali di letteratura - volume 2
I saperi fondamentali di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento