La poesia pura
Nei primi decenni del Novecento la poesia vive in Italia una stagione luminosa, grazie soprattutto a due grandi poeti che diventando modelli per la generazione successiva: Giuseppe Ungaretti e Eugenio Montale, autori di quella che viene definita “poesia pura”, una scrittura poetica che parte dalla lezione del Simbolismo (nel caso di Ungaretti anche dal Futurismo), per sviluppare uno stile basato sulla purezza della parola, liberata dalla presenza ingombrante degli aggettivi e a volte anche dalla punteggiatura (nel caso di Ungaretti). Questa poesia, inoltre, cerca di essere il più possibile indipendente da condizionamenti esterni (di tipo ideologico o politico). I due poeti sono accomunati infatti dalla volontà di superare la retorica di stampo dannunziano e di raggiungere una comunicazione immediata con i lettori. Da ciò la ricerca di uno stile nuovo – contrassegnato da componimenti brevi, costruiti su versi a loro volta brevi o brevissimi.