unità 2 • IL PRIMO NOVECENTO

      la storia e la società

L’Europa ad inizio secolo

Dopo la seconda rivoluzione industriale di fine Ottocento, l’Europa pare avvolta da un’atmosfera di diffuso benessere e di progresso, che coinvolge soprattutto la borghesia. Per indicare questo periodo in Francia viene coniata l’espressione belle époque. Le tensioni sociali però sono forti e aumenta la conflittualità.


In Italia la scena politica è dominata dal liberale Giovanni Giolitti (1842-1928), che realizza importanti riforme come il suffragio universale maschile e le leggi sul lavoro minorile, sull’istruzione e sul diritto di sciopero.

La Prima guerra mondiale (1914-1918) 

L’equilibrio europeo si rompe con la Prima guerra mondiale. Ai tre imperi (quello tedesco, austro-ungarico e ottomano) si contrappongono Francia, Regno Unito e Russia. L’Italia interviene a fianco di queste ultime solo nel 1915 (seguita dagli Stati Uniti nel 1917). È una lunga guerra di posizione combattuta nel fango delle trincee. Alla fine della guerra lo scenario politico è completamente cambiato. Gli Stati Uniti sono la nuova potenza mondiale e in Europa sono scomparsi quattro imperi: quello tedesco, l’austro-ungarico, l’ottomano e – già dal 1917 con la rivoluzione d’Ottobre – anche l’impero russo. Gli anni del dopoguerra sono anni di crisi che vedono acuirsi le tensioni sociali. A questo si aggiunge in Germania e in Italia un diffuso malcontento per quanto stabilito dai trattati di pace.

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L’Italia: la nascita del fascismo 

Del malessere diffuso approfitta in Italia il movimento fascista, fondato dall’ex socialista Benito Mussolini (1883-1945), che risponde al bisogno di ordine della piccola borghesia spaventata dal “biennio rosso” (le lotte sociali e operaie del 1919-1920). Nel 1922, Mussolini prende il potere con un colpo di Stato e con il sostegno dal re che gli affida la guida del governo. In breve tempo il fascismo liquida le istituzioni democratiche e limita tutte le libertà individuali.

I regimi totalitari 

In Germania la Repubblica di Weimar nata dopo la guerra è incapace di fronteggiare le spinte estremistiche e, dopo la crisi economica del 1929, si assiste all’ascesa del Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler (1889-1945), che diventa cancelliere nel 1933 e spazza via ogni opposizione instaurando un regime totalitario aggressivo e antisemita.


Dopo la Rivoluzione d’Ottobre (1917) nasce l’Unione Sovietica, il primo Paese socialista che è guidato da Lenin. Alla sua morte il potere passa nelle mani di Stalin, che inaugura un regime totalitario basato sulla repressione.


L’espansionismo aggressivo della Germania nazista culmina con l’invasione della Polonia (1939), atto col quale inizia la Seconda guerra mondiale.

LA CULTURA

La crisi dell’oggettività 

Nel primo Novecento nuove teorie scientifiche, come la teoria della relatività di Einstein, confermano l’idea che la realtà non sia oggettivamente conoscibile e inquadrabile entro rigide categorie.

Entra in crisi l’ottimismo positivista, basato sulla fiducia nella scienza e nel progresso. Nella società si diffonde un senso di disagio, dovuto anche alle profonde trasformazioni indotte dai nuovi metodi di produzione (catena di montaggio e produzione di massa) in cui predominano anonimato e ripetitività. 


Spesso il mondo culturale reagisce a questi cambiamenti criticando la democrazia e avversando il crescente protagonismo delle masse e proponendo una visione antidemocratica che esalta il culto dell’azione (anche violenta) e del ruolo di una minoranza di uomini superiori a cui deve essere affidato il potere.

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La situazione in Italia 

In Italia queste posizioni trovano espressione soprattutto in riviste animate da intellettuali polemici con la tradizione e desiderosi di essere protagonisti nella vita pubblica del Paese. Le loro idee sfoceranno spesso nell’esaltazione della guerra e nell’ interventismo.


Con l’avvento del fascismo gran parte della cultura italiana viene coinvolta in operazioni per creare consenso al regime, ma non manca chi sceglie la linea del disimpegno e della non partecipazione. Il più noto intellettuale italiano, il filosofo Benedetto Croce promuove nel 1925 un Manifesto degli intellettuali antifascisti, in risposta a un altro di opposto indirizzo redatto da Giovanni Gentile.


Tra gli intellettuali che compiono una chiara scelta antifascista (molti dei quali ripareranno all’estero) sono da menzionare il liberale Piero Gobetti (1901-1926) e il comunista Antonio Gramsci (1891-1937) che, imprigionato dal regime, compie nei suoi Quaderni del carcere un’indagine su aspetti della società, della storia e della cultura moderne.

VERIFICA

1. Indica gli eventi storici avvenuti nei seguenti anni: 

  • 1914                                                                                                                                                                           
  • 1917                                                                                                                                                                           
  • 1922                                                                                                                                                                           
  • 1929                                                                                                                                                                           
  • 1933                                                                                                                                                                           
  • 1939                                                                                                                                                                           

2. Come si comportano gli intellettuali italiani durante il fascismo?

 

I saperi fondamentali di letteratura - volume 3
I saperi fondamentali di letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento ad oggi