1. Un connubio naturale
La relazione tra poesia e musica è molto antica e affonda le sue origini nella notte dei tempi, vista l’affinità naturale tra le due forme d’espressione artistica. Entrambe obbediscono infatti al principio della regolata ricorrenza di determinati fenomeni sonori nel tempo. Mentre pittura, scultura e architettura si relazionano allo spazio e rappresentano elementi collocati in un ambiente preciso, musica e poesia dispongono i loro suoni in successione, con una certa durata temporale.
Come abbiamo visto, la poesia basa la propria struttura sul ritorno periodico di certe combinazioni foniche nelle rime, di un determinato numero di sillabe nei versi e, di conseguenza, sulla sequenza più o meno regolare degli accenti che, opportunamente distribuiti nei versi, conferiscono ritmo al componimento. Le parole, in poesia, contano non solo per il loro significato, ma anche per l’accento, il tono, la durata. La loro efficacia si misura anche in base alla sonorità, alla capacità di adattarsi agli schemi metrici e ritmici dettati dalle convenzioni, dal gusto e dalla cultura dell’epoca, né più né meno come accade per la composizione di un brano musicale: per queste ragioni possiamo dire che la poesia è di per sé musica verbale.