T3 - Il Palombaro (C. Govoni)

T3

Corrado Govoni

Il Palombaro

  • Tratto da Rarefazioni e Parole in libertà, 1915
  • tavola parolibera
L’autore 

▶ Unità 2, T5, p. 132

In questa poesia visiva Govoni accosta parole e disegni, rappresentando un fondale marino visitato da un palombaro, inquietante doppio del poeta.


Corrado Govoni, Poesie 1903-1958, a cura di G. Tellini, Mondadori, Milano 2000

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a TU per TU con il testo

La medusa sembra un ombrello, l’attinia un innaffiatoio, e poi, e poi… Anche senza possedere la straordinaria inventiva di Govoni, chi non ha mai creduto di riconoscere un oggetto, la silhouette di un animale o il volto di un amico in una nuvola, in un’ombra, nella corteccia di un albero o persino in una macchia sulla tovaglia?

Questo meccanismo, detto pareidolia (in greco para significa “vicino”, mentre eidolon è l’“immagine”), nasce dalla tendenza istintiva dell’essere umano a ricondurre l’informe a fisionomie note, e si sviluppa quando lasciamo la mente libera di fantasticare. Pensare infatti non significa soltanto ragionare, ma anche immaginare, a partire da figure, come fa Govoni, lasciando la briglia sciolta al suo estro associativo. Oggi esistono programmi, come Deep Dream, che sollecitano artificialmente questa nostra facoltà, applicandola alle fotografie, con effetti ora divertenti ora angoscianti. Anche le macchine hanno imparato a (farci) sognare.

Analisi

Quando pubblica Il Palombaro, nel 1915, Govoni fa parte del movimento futurista, fautore delle parole in libertà e delle tavole parolibere, in cui i vocaboli – scritti mescolando caratteri tipografici di varia forma e misura – sono liberi da legami sintattici o grammaticali, senza punteggiatura e spesso accompagnati da segni matematici. In alcune poesie visive composte all’epoca l’autore adotta un approccio più “artigianale”: si affida infatti alla propria mano, accostando disegni rudimentali a parole scritte volutamente con una grafia da scolaro.

Non si tratta tuttavia di un facile e spensierato bozzetto. L’aspetto infantile del componimento nasconde infatti la volontà di contestare le regole della tradizione, come si riprometteva appunto il Futurismo, che soltanto osservatori superficiali potevano scambiare per un gioco innocuo.

Govoni si astiene dall’utilizzare versi regolari e segni di interpunzione e rompe le barriere fra discipline artistiche, intrecciando disegno e scrittura, fra loro complementari. Le immagini concretizzano il testo, che risente fortemente di un altro principio cardine futurista, «l’immaginazione senza fili», ovvero l’analogia immediata e spiazzante. Tutti gli elementi del mondo subacqueo evocati sono originalmente accostati a realtà da loro lontanissime. È un procedimento che dà esiti suggestivi: le ostriche diventano per esempio cofani di sputi (in quanto contengono una materia bavosa) e di perle, la medusa un ombrello di mendicante e una giostra fosforescente di cavallucci marini.

Il ruolo principale nella composizione è affidato all’elemento che le presta il titolo, ovvero il palombaro, al quale fanno riferimento ben sette epiteti. I primi sembrano sottolinearne l’aspetto ludico: burattino per il teatro muto dei pesci e acrobata profondo; il terzo, spauracchio, è il più importante (come suggerisce la grandezza del carattere) e determina una svolta, introducendo la dimensione della paura, alla quale fanno capo i successivi: becchino mascherato che ruba cadaveri d’annegati, uomo pneumatico (perché lo scafandro contiene aria), assassino ermetico (perché chiuso nella sua armatura), boia sottomarino (in quanto munito di accetta). Al tempo stesso il palombaro è un’esca, legata a una lenza/cordone ombelicale che mantiene il contatto con la superficie, cioè con la ragione. Somiglia così al poeta, che come lui scende a esplorare gli abissi dell’inconscio. Vittima e aggressore, porta scompiglio nel mondo letterario, che non lo comprende e dal quale non vuole essere compreso: anche in questo senso va intesa la definizione di assassino ermetico.

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Il palombaro-poeta vede le meraviglie ma anche gli orrori del mondo sottomarino, fatto appunto di sputi e perle, di materia volgare mescolata a materia sublime, come la realtà che ci circonda. Parole e disegni si dispongono in modo da mimare un movimento ondulante, quasi che il foglio fosse scosso dalle correnti.

Molte fra le creature che circondano il palombaro hanno come lui tratti inquietanti. L’attinia viene assimilata non solo a un innaffiatoio e a un’incudine, ma anche a un ceppo insanguinato, e i suoi tentacoli ai capelli serpini delle sirene, che secondo un’antica leggenda morirono decapitate. L’oloturia diventa il sacco di un cenciaiuolo brulicante di vermi, le stelle marine sono carnivore, l’ippocampo indomabile, come l’estro di Govoni, che si scatena in questi fuochi d’artificio verbali.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Quale tra questi epiteti non è riferibile, per analogia, al palombaro?

  • A Lenza. 
    B Esca. 
  • C Spauracchio. 
  • D Acrobata. 


2. Quale tra questi epiteti, a causa della posizione in cui si trova rispetto al disegno corrispondente, non può essere rivolto all’attinia?

  • A Ceppo. 
    B Innaffiatoio. 
  • C Incudine. 
  • D Sacco. 


3. Nel testo “misto” di Govoni, tra i numerosi (e fantasiosi!) sostantivi e aggettivi disposti in libertà tra le immagini compaiono solo due verbi coniugati in forma esplicita: quali sono? E chi compie le azioni indicate da questi verbi?


1° verbo:                                                           soggetto                                                          

2° verbo:                                                           soggetto                                                          


4. Chi, o che cosa, viene paragonato a dei vermi verdi?


5. L’appellativo di fosforescente, riferito alla medusa, significa

  • A flessuosa. 
    B velenosa. 
  • C acquosa. 
  • D luminosa.

ANALIZZARE E INTERPRETARE

6. Perché la parola spauracchio è scritta in caratteri più grandi?


7. Tra gli epiteti rivolti al palombaro, quali sono quelli che hanno un’indubbia accezione negativa e persino spaventosa?


8. Quali altre immagini (e rispettive descrizioni analogiche) contribuiscono a conferire a questo fondale marino un aspetto sinistro e inquietante? E quale potrebbe essere, secondo te, il significato simbolico che il poeta intende attribuirgli?


9. Quali associazioni ti sembrano più paradossali, ovvero più lontane dalla realtà e/o dall’immaginazione comune? Perché?

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COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Lessico. Ricerca nella poesia tutti gli aggettivi usati da Govoni e inseriscili nella seguente tabella, indicando se sono aggettivi qualificativi o participi con valore aggettivale.


Aggettivi  
Participi  

PRODURRE

11. Scrivere per esprimere. Imitando lo stile di Govoni, realizza anche tu una “poesia in libertà”, che associ parole e immagini, su uno di questi personaggi:

a) la modella;

b) lo scienziato;

c) il calciatore.


12. Scrivere per confrontare. In che cosa la poesia-immagine di Govoni è simile o diversa da quella di Apollinaire ( T2, p. 261)? Spiegalo in massimo 20 righe.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Qual è il tuo rapporto con il mare? Ti dà pace e tranquillità o lo trovi pauroso e inquietante come Govoni?

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Se ti è piaciuto…

Parole dipinte

Come i poeti hanno proposto disinvolte commistioni di versi e immagini, così i pittori nel Novecento sono stati tentati dall’idea di riversare nelle loro opere lettere, parole, intere frasi scritte a mano, stampate tipograficamente o incollate tramite collage, come fecero Cubisti e Futuristi negli anni Dieci.

Altri artisti cercarono di farsi illustratori delle proprie poesie: tentativi suggestivi si devono allo svizzero Paul Klee (1879-1940), che era solito introdurre strani segni nei suoi quadri, i quali sembrano comporre una sorta di alfabeto d’invenzione. Anche il russo Vasilij Kandinskij (1866-1944), negli stessi anni, amava disseminare nelle sue opere simboli estrosi e indecifrabili.

Più di recente l’italiano Alighiero Boetti (1940-1994) ha inserito nei suoi tessuti ricamati sequenze di lettere colorate, che solo di rado si dispongono in modo da crea­re significati riconoscibili.

Molti artisti sperimentali, inoltre, lavorano all’intersezione fra scrittura e pittura. Un’operazione originale è quella compiuta da Emilio Isgrò (n. 1937), specializzatosi nel “cancellare” provocatoriamente opere o documenti celebri, in modo da stimolare il lettore alla riflessione.

Negli ultimi anni le potenzialità di nuovi programmi grafici, unitamente all’incredibile ricchezza di immagini garantita dalla Rete, hanno favorito il proliferare di esperimenti a cavallo fra il visivo e il verbale. A essi del resto si può ricondurre una pratica ormai universalmente nota, quella delle tag clouds (“nuvole di parole”), in grado di mettere in luce le parole chiave di un sito o di un testo.

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume B
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Poesia e teatro