Alla scoperta dei testi

T1

Edgar Lee Masters

La collina di Spoon River

  • Tratto da Antologia di Spoon River
  • Titolo originale Spoon River Anthology, 1915
  • Lingua originale inglese
  • Metro versi liberi
L’autore

Edgar Lee Masters nasce nel 1868 nel Kansas, Stati Uniti, da una famiglia originaria dell’Illinois, dove il futuro poeta trascorre la gioventù. Studia giurisprudenza, seguendo le orme del padre, che ostacola la sua passione per la letteratura. Nel 1892 decide allora di spostarsi a Chicago, dove si sposa, lavora come avvocato e scrive poesie, che però inizialmente passano inosservate. La fama arriva solo nel 1915, quando esce l’Antologia di Spoon River, una raccolta di epitaffi in cui gli abitanti di un villaggio immaginario si raccontano in prima persona. Negli anni successivi si trasferisce a New York e continua a pubblicare a intervalli regolari, senza tuttavia replicare il successo dell’Antologia: scrive altre raccolte di poesie, un libro di memorie personali, biografie di uomini celebri e numerosi romanzi. Muore povero nel 1950, in Pennsylvania. È sepolto nel cimitero di Oak Hill a Lewistown, Illinois, fra le tombe che gli ispirarono il suo capolavoro.

I versi della Collina sono posti all’inizio della raccolta, e funzionano perciò come una sorta di introduzione. Lee Masters evoca i nomi di molti defunti, che nelle pagine del libro racconteranno la loro storia. Tutti – uomini e donne, giovani e vecchi, felici e infelici, ricchi e poveri – sono ora sepolti nel cimitero sulla collina, insieme agli altri abitanti del villaggio. Come Mickey M’Grew, morto per un tragico incidente sul lavoro.

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Audiolettura

La collina

Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,

il debole di volontà, il forte di braccia, il buffone, l’ubriacone, l’attaccabrighe?

Tutti, tutti, dormono sulla collina.


Uno morì di febbre,

5      uno bruciato in miniera,

uno ucciso in una rissa,

uno morì in prigione,

uno cadde da un ponte mentre faticava per moglie e figli –

tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.


10    Dove sono Ella, Kate, Mag, Lizzie e Edith,

il cuore tenero, l’anima semplice, la chiassosa, la superba, l’allegrona? –

tutte, tutte, dormono sulla collina.


Una morì di parto clandestino,

una di amore contrastato,

15    una fra le mani di un bruto in un bordello,

una di orgoglio infranto, inseguendo il desiderio del cuore,

una dopo una vita lontano a Londra e Parigi

fu riportata nel suo piccolo spazio accanto a Ella e Kate e Mag –

tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.


20    Dove sono zio Isaac e zia Emily,

e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,

e il maggiore Walker che aveva parlato

con i venerandi uomini della rivoluzione? –

tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.


25    Gli portarono figli morti in guerra,

e figlie che la vita aveva spezzato,

e i loro orfani, in lacrime –

tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.


Dov’è il vecchio Jones, il violinista

30    che giocò per novant’anni con la vita,

sfidando il nevischio a petto nudo,

bevendo, schiamazzando, infischiandosi di moglie e parenti,

e danaro, e amore, e cielo?

Eccolo! Ciancia delle sagre di pesce fritto di tanti anni fa,

35    delle corse di cavalli di tanti anni fa a Clary’s Grove,

di ciò che Abe Lincoln disse

una volta a Springfield.

Mickey M’Grew

Sempre la solita storia la mia vita:

qualcosa al di fuori di me mi trascinava in basso,

non fu la mia forza ad abbandonarmi.

Ci fu la volta che mi guadagnai i soldi

5      per andarmene via a studiare,

e all’improvviso mio padre si trovò in difficoltà

e dovetti dargli tutto.

E così un giorno mi ritrovai

uomo tuttofare a Spoon River.

10    E quando si trattò di pulire la torre dell’acquedotto

e mi tirarono su a settanta piedi di altezza,

mi sciolsi la fune dalla cintola,

e slanciai allegramente le braccia gigantesche

verso il liscio orlo d’acciaio della cima della torre –

15    ma scivolarono sul perfido limo,

e giù, giù, giù, affondai

nella tenebra ruggente!


Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River, trad. di A. Rossatti, Rizzoli, Milano 2007

 >> pagina 214 

a TU per TU con il testo

Quanti libri servirebbero per raccontare la vita di un uomo? Prendiamo una biografia di mille pagine, di qualcuno che ha campato ottant’anni: in media, un anno in dodici pagine. Troppo poche! Non bastano a volte neppure a dar conto di una singola giornata. Una personalità prende forma e si rimodella instancabilmente attraverso un’infinità di esperienze e rapporti, lo sappiamo. D’altra parte, nell’esistenza di ognuno capitano momenti decisivi, che magari riconosciamo per tali solo una volta giunti in prossimità della fine del nostro cammino, quando è il momento di tirare le somme. Ecco allora che un genere come l’epitaffio si assume il compito di condensare un’intera vita in una frase suggestiva. Ti sarà forse capitato, trovandoti in un cimitero, di dare un’occhiata alle lapidi di sconosciuti. Un semplice nome, una data o un volto che ci osserva da un ovale di porcellana, sbiadito dal tempo, risvegliano la curiosità. Che cosa sarà successo a questa donna? Perché in quella tomba di famiglia manca il marito? Come mai due fratelli morti a così breve distanza? Nell’Antologia di Spoon River Lee Masters immagina che siano loro stessi a dare la risposta e a definire, se non il significato, almeno le tappe cruciali del proprio percorso terreno. Ci porta così a riflettere su quanto contino nel determinare un destino – al di là del carattere e della volontà – i rapporti sociali e le circostanze fortuite. Come nel caso di Mickey M’Grew.

 >> pagina 215 

Analisi

Nella Collina Lee Masters indica il luogo – ispirato al cimitero di Oak Hill – nel quale si trovano le lapidi con i rispettivi 244 epitaffi immaginari riportati nell’Antologia: nelle pagine di quest’ultima si rincontreranno, provvisti di cognome, Elmer, Herman, Bert e tutti gli altri personaggi nominati nel componimento iniziale. Ciascuno di loro narrerà in prima persona la propria storia: l’unico componimento in cui il poeta fa sentire la sua voce è questo. Lee Masters non ne approfitta per parlare di sé o per esprimere considerazioni personali; si limita ad aggiornare l’antico tema dell’ubi sunt (“dove sono”, in latino), affrontato, secondo una consolidata tradizione, per riflettere sulla precarietà della vita umana. Da questo esercizio solitamente conseguono due atteggiamenti opposti: il desiderio di approfittare dei piaceri terreni, che sono effimeri e quindi vanno goduti prima che sia troppo tardi, oppure l’aspirazione a condurre una vita conforme ai princìpi religiosi, per ottenere ricompense nell’aldilà.

Lee Masters non prende apertamente posizione. L’unica verità incontestabile è che tutti dormono sulla collina (v. 3): vi dormono atleti e ubriaconi, ingenue e superbe, attaccabrighe e cuori teneri, uomini e donne dai caratteri più diversi, puntualmente elencati ai vv. 2 e 11. Vi dorme chi ha avuto una morte violenta e chi invece è spirato per una malattia. Tutti comunque hanno conosciuto il dolore e la morte dei cari: e ciascuno di essi nel libro interpreterà a modo proprio la vita toccatagli in sorte.

In particolare, il poeta si sofferma sull’esistenza del suonatore Jones (vv. 29-37), di cui allestisce un ritratto ambiguo: il violinista campa novant’anni bevendo, schiamazzando, infischiandosi di moglie e parenti, / e danaro, e amore, e cielo (vv. 32-33). Il risultato di tanta indifferenza alle regole e alle convenzioni morali e sociali è che lo si vede cianciare di vecchie storie e stupidaggini, passando con disinvoltura dalle fritture di pesce ai discorsi di Lincoln, in omaggio alla libertà che l’ha spinto a godersi ogni attimo. D’altronde è ciò che succede nella vita, oggi meschina domani grandiosa: il compito che si assume Lee Masters è rappresentarla, per frammenti, nella sua interezza.

Modello fondamentale per Lee Masters – insieme alla poesia cimiteriale anglosassone del XVIII secolo – fu l’Antologia Palatina, una raccolta di circa 3700 epigrammi greci di vario argomento, composti fra l’età antica e l’alto Medioevo, e in particolare il VII libro, dove prendono la parola i defunti. È ciò che accade anche a Spoon River, dove ognuno si concentra su un avvenimento o un proprio tratto caratteriale che ritiene decisivo. Alcune voci sono ormai pacificate e raccontano con la calma data dalla distanza, altre invece vibrano ancora di collera, delusione, amore. Vengono così illuminate caratteristiche invariabili della natura umana, ma nel contempo emergono con chiarezza i costumi della comunità alla quale quelle voci appartengono.

Nell’insieme, infatti, il libro costituisce anche una critica serrata all’ipocrisia regnante in una cittadina di provincia in apparenza tranquilla e ligia a una morale austera, ma percorsa in realtà da pulsioni irrefrenabili. Il dilagare di bugie, tradimenti, violenze e cattiverie conferisce d’altra parte maggior spessore ai rari episodi improntati ad altruismo e bontà, tutt’altro che scontati. Spesso Lee Masters propone due o più versioni della medesima storia, raccontata con accenti molto diversi da moglie e marito, padre e figlia, vittima e assassino, servo e padrone, lasciando alla sensibilità del lettore il giudizio finale.

La maggior parte degli abitanti di Spoon River si può incasellare senza difficoltà nella categoria dei falliti: in amore, sul lavoro, nei rapporti familiari hanno coltivato illusioni puntualmente deluse. Mickey M’Grew è uno di questi, persuaso di non avere parte alcuna nelle proprie disgrazie: qualcosa al di fuori di me mi trascinava in basso (v. 2). Egli racconta come un momento di difficoltà del padre l’abbia costretto a cedergli il denaro che sarebbe servito per continuare gli studi e costruirsi una vita migliore. Certo, dalla sua vicenda capiamo come le inesorabili necessità della vita conducano ai sacrifici più dolorosi. Tuttavia l’incidente nel quale muore sembra determinato piuttosto da superficialità. Forse sarà stato il bisogno di denaro a convincere Mickey ad accettare un lavoro pericoloso come la manutenzione della torre dell’acquedotto. Ma perché sganciare la fune di sicurezza, e confidare soltanto nella propria forza fisica? Così egli finisce per scivolare, andando incontro a una morte orribile. Anche da morto, nel giudicarsi ha molte certezze, ma non la lucidità che Lee Masters richiede invece ai suoi lettori.

 >> pagina 216 

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Elenca le caratteristiche di ciascun personaggio della Collina.


Elmer  
Herman  
Bert  
Tom  
Charley  
Ella  
Kate  
Mag  
Lizzie  
Edith  
Il maggiore Walker  
Il violinista Jones  

2. Gli portarono figli morti in guerra, / e figlie che la vita aveva spezzato, / e i loro orfani, in lacrime (La collina, vv. 25-27): a chi è riferito il pronome Gli?

  • A Al maggiore Walker. 
    B Al cimitero sulla collina. 
  • C Al poeta. 
  • D Al violinista Jones. 


3. Quale tra i personaggi citati nel componimento sembrerebbe essere ancora in vita?


4. Quali sono i personaggi di cui non conosciamo le cause della morte?


5. Qual è il corretto sinonimo dell’aggettivo venerandi (v. 23)?

  • A Coraggiosi. 
    B Famosi. 
  • C Rispettabili.
  • D Temerari.

 >> pagina 217 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

6. Il violinista Jones è un personaggio positivo o negativo? Motiva la tua risposta.


7. Mickey M’Grew muore in un incidente sul lavoro causato da una sua imprudenza: da quali versi lo capiamo? Individuali e trascrivili integralmente qui sotto.

 

 

 


8. Perché l’ultimo verso di ogni strofa ripete insistentemente che tutti dormono sulla collina?


9. Ci sono differenze nel modo in cui sono morti gli uomini e le donne di Spoon River? Quali considerazioni puoi fare?

COMPETENZE LINGUISTICHE

10. Coerenza e coesione. Trasforma il testo di Mickey M’Grew in una narrazione in terza persona, facendo attenzione, oltre che alla concordanza dei verbi, anche a quella degli aggettivi possessivi e dei pronomi. Ecco la trascrizione dei primi tre versi:


Sempre la solita storia la sua vita:

qualcosa al di fuori di lui lo trascinava in basso,

non fu la sua forza ad abbandonarlo.


Ora continua tu.

PRODURRE

11. Scrivere per raccontare. Scegli uno dei personaggi menzionati nella Collina e, partendo dall’indicazione del testo, raccontane la vicenda in massimo 20 righe.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Cercate e leggete in classe altre poesie dall’Antologia di Spoon River: a quali personaggi vi sentite più simili e da quali più distanti? Perché? Prepara individualmente un’esposizione orale di circa cinque minuti sul personaggio da te scelto.

 >> pagina 218 

Se ti è piaciuto…

Vite di uomini oscuri

L’Antologia di Spoon River fece il suo ingresso nella cultura italiana nel 1943, quasi tre decenni dopo la sua uscita nel 1915, quando Einaudi pubblicò la prima traduzione firmata da Fernanda Pivano (1917-2009), alla quale il libro era stato segnalato da Cesare Pavese. Il regime fascista, allora ai suoi ultimi giorni, la fece subito sequestrare, ma presto l’Antologia tornò in circolazione e divenne un libro di culto fra le giovani generazioni.

All’inizio degli anni Settanta il cantautore Fabrizio De André (1940-1999) incontrò più volte Fernanda Pivano nel preparare l’album Non al denaro non all’amore né al cielo (1971), interamente ispirato all’Antologia di Spoon River, come lascia capire già il titolo, tratto da un verso della Collina, liberamente tradotta nel pezzo d’apertura, seguito da otto canzoni tratte da altrettanti epitaffi.

In campo narrativo il lavoro di Lee Masters è stato un punto di riferimento per Giuseppe Pontiggia (1934-2003), autore di un curioso volume, Vite di uomini non illustri (1993), nel quale raduna una serie di biografie immaginarie attribuite a persone vissute in Italia fra Otto e Novecento. Asciutte, bre­vissime, ciascuna di esse isola i momenti cruciali di una vita, osservata con asettica imparzialità, sotto la quale si intuisce un misto di ironia e partecipazione.

Il cinema italiano ha omaggiato Edgar Lee Masters nel 2015, in occasione del centenario dell’Antologia, con il documentario Ritorno a Spoon River, nel quale i registi Francesco Conversano e Nene Grignaffini hanno chiesto ad alcuni abitanti di Lewistown e Petersburg – le cittadine dove Lee Masters crebbe – di rileggere gli epitaffi, che tanta amarezza avevano causato nei loro avi. Molti di loro infatti vi si erano riconosciuti, nonostante l’autore avesse avuto cura di mutare quasi tutti i nomi.

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume B
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Poesia e teatro