T2 - Super Homo Sapiens (L. Luca e F. Cavalli-Sforza)

T2

Luigi Luca e Francesco Cavalli-Sforza

Super Homo sapiens

  • Articolo

Il genetista Luigi Luca Cavalli-Sforza (1922-2018), in queste pagine scritte insieme al figlio Francesco, ragiona sui vantaggi e sui pericoli derivanti dalla convergenza fra uomo e macchine. I progressi della scienza consentono già ora di usare elementi artificiali come “pezzi di ricambio” per il nostro corpo. Ma questo è nulla, rispetto a ciò che vedremo in un futuro prossimo, quando i cyborg usciranno dai libri di fantascienza per irrompere nella realtà. Il superuomo di domani potrà avere doti di forza, intelligenza e robustezza a noi sconosciute: tutto ciò comporterà conseguenze sulle quali è opportuno riflettere tempestivamente. Come ci ricorda Cavalli-Sforza, nel momento in cui infrangiamo i limiti che la natura ci ha imposto l’aspetto etico diventa fondamentale.

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Audiolettura

Sarà bionico il nostro futuro? Dopo l’habilis, l’erectus, il sapiens avremo l’Homo
electronicus
? Ci sarà un post-umano, dopo il post-moderno? Le macchine diventeranno
parte dell’uomo, oppure dovremmo chiederci addirittura quanta parte di noi
sarà sintetica: chip,1 batterie, circuiti collegati ai neuroni, organi cresciuti in laboratorio, 

5      arti metallici più versatili e potenti delle membra umane? Sono domande che
affiorano alle frontiere della ricerca neurologica, dell’informatica applicata e delle
nanotecnologie.2 Vi è chi parla di tecnoscienza, riferendosi a tecnologie ad altissimo
contenuto scientifico, come quelle che ci permettono di pilotare una sonda all’interno
dei nostri vasi sanguigni per installarvi un microcomputer o di viaggiare verso 

10    altri pianeti in una capsula spaziale. Vi è poi chi teme che queste tecnologie si impadroniranno
dell’organismo umano, nel senso che non ne potremo più fare a meno,
un po’ come siamo divenuti dipendenti dal cellulare, parola che fino a vent’anni fa
designava solo il furgone che trasporta i carcerati.

Non vi è dubbio che scienza e tecnologia siano sempre più intimamente interfacciate. 

15    Nessuna tecnologia avanzata può oggi fare a meno della scienza, né le scienze
della tecnologia. Il contenuto delle due attività è molto simile ma sarebbe un errore
ignorare la sottile e precisa linea di demarcazione che le distingue. La tecnologia sviluppa
strumenti nuovi sulla base di nuove conoscenze scientifiche e migliora quelli
di cui la scienza già si serve. Si tratta di scienza applicata: nuovi strumenti nascono 

20    con l’obiettivo di rispondere a esigenze pratiche, per risolvere problemi determinati.
La scienza invece cerca conoscenze nuove, indipendentemente dalle possibili applicazioni,
a volte anzi ignorandole: la vera motivazione è la curiosità, il desiderio di
capire come funziona il mondo. La tecnologia può arricchire l’inventore, la scienza
pressoché mai. La dimostrazione più evidente di questa differenza è che, di fatto, 

25    o si fa della tecnologia o si fa della scienza: è raro che una sola persona si dedichi
ad entrambe. Vi sono limiti alla conoscenza? A chi scrive pare che l’aumento di conoscenze
prodotto dalla scienza sia sempre un bene, ma non tutti sono d’accordo.

Ma quali sono i limiti alle tecnologie? Qui l’aspetto etico diventa fondamentale,
soprattutto perché non conosciamo mai le conseguenze a lungo termine della 

30    loro applicazione. Chi avrebbe detto, cent’anni fa, che le automobili osannate dai
futuristi3 sarebbero divenute una delle principali cause di morte, per gli incidenti
e per l’inquinamento che provocano? O che l’impiego di combustibili fossili che
ha alimentato la civiltà industriale avrebbe portato alle alterazioni climatiche che
abbiamo cominciato a osservare? In misura immensamente superiore a ogni altro 

35    animale, l’uomo ha diretto il corso della propria evoluzione. La quasi totalità degli
esseri umani abita oggi in ambienti anche del tutto artificiali (le città), in microclimi
regolati secondo le proprie esigenze, e agisce ben al di là della portata “naturale”
del proprio corpo e della propria voce, anche a decine di migliaia di chilometri di
distanza, grazie a macchine che permettono il trasporto e la comunicazione.

40    Per certi aspetti, la cultura ha permesso di superare i limiti posti dalla nostra biologia:
per esempio, l’invenzione dei vestiti ci ha permesso di adattarci a quasi qualsiasi
clima, scafandri e tute ci consentono di visitare ambienti estremi, compreso il vuoto
dello spazio, dove un organismo come il nostro non potrebbe sopravvivere. Non è
sorprendente che dopo avere prodotto una miriade di strumenti esterni ci si volga ora 

45    a perfezionare ed estendere le capacità del corpo stesso. Molti di noi già camminano,
o possono manipolare oggetti, o semplicemente sono ancora in vita, grazie a protesi
esterne e impianti interni, ossa metalliche, vene artificiali, microcomputer installati
nell’organismo. La ricerca propone nuove invenzioni, quali i neurostimolatori in grado
di sopprimere i sintomi del morbo di Parkinson4 bloccando i segnali nervosi anomali 

50    provenienti dal cervello, o ad un estremo opposto l’esoscheletro5 metallico, in
grado di togliere fino all’80 per cento del peso dalle spalle di chi cammina. Chissà se
lo vedremo applicato alle gambe e alla schiena di soldati, di montanari e di chiunque
traversi il mondo senza disporre di una casa e di un’automobile. In fondo, non è che
lo sviluppo più recente della gerla,6 uno strumento la cui presenza è attestata da varie 

55    migliaia di anni. Se in un domani un chip impiantato nel cervello darà alla memoria
di un individuo la potenza di un’enorme biblioteca, saranno in molti (e noi con loro)
a mettersi in fila per riceverlo. Detta oggi, l’idea parrà avveniristica, ma fra cento o
duecento anni potrà sembrare tanto normale quanto ai giorni nostri l’impianto di un
pacemaker per sostenere il battito del cuore.

60    La fantascienza, precorrendo i tempi e spingendo lo sguardo nel futuro della
ricerca, parla da decenni di cyborg, individui provvisti di protesi elettroniche o di
organi sintetici. Sono spesso personaggi inquietanti, in cui le capacità dell’individuo
risultano incrementate a un punto tale che non vi riconosciamo più quelle caratteristiche
di “umanità” che, per quanto largamente imprecisate, connotano la nostra 

65    identità di specie. I cyborg descritti dalla fantascienza sono però assai lontani da ogni
concreta prospettiva odierna; magari resteranno esseri fantastici, come il centauro e
l’unicorno. Se Ettore o Achille,7 del resto, avessero incontrato una pattuglia di soldati
americani, li avrebbero potuti scambiare per cyborg.

Forse dalle novità che la “tecnoscienza” ha in serbo per noi, quando e se si materializzeranno, 

70    possiamo attenderci più che altro contributi all’obiettivo che in generale
è il più desiderato: l’aumento della durata della vita. Quello che resta da vedere – ed
è l’aspetto più importante – è di che qualità sarà questa vita, quali benefici saranno
davvero generali anziché riservati alle sole élite e quanti si riveleranno davvero benefici,
piuttosto che maledizioni o disastri. Per il resto, l’uomo continuerà a fare quello che 

75    ha sempre fatto: manipolare l’ambiente che ha intorno in modo tale da promuovere
il proprio benessere, comunque inteso. L’augurio è che lo faccia con più saggezza, ma
non c’è dubbio che l’evoluzione culturale presenti il vantaggio (e anche il pericolo) di
essere molto più rapida di quella biologica.


Luigi Luca e Francesco Cavalli-Sforza, Super Homo sapiens, “la Repubblica”, 16 gennaio 2010 (con tagli)

 >> pagina 515 

Laboratorio sul testo

1. In quali campi della ricerca scientifica e tecnologica ci si pongono le domande con cui si apre l’articolo?


2. Quale tra le seguenti affermazioni non è desumibile dal contenuto del secondo paragrafo (rr. 14-27)?

  • A La scienza non può fare a meno della tecnologia, e viceversa. 
    B La tecnologia ha bisogno di conoscenze scientifiche per creare nuovi strumenti. 
  • C I paesi industrializzati preferiscono investire nella ricerca tecnologica piuttosto che in quella scientifica. 
  • D Chi si dedica alla ricerca tecnologica può ricavarne ingenti guadagni. 


3. Qui l’aspetto etico diventa fondamentale (rr. 28-29): qual è il corretto significato dell’aggettivo “etico”?

  • A Che attiene all’agire umano valutato in relazione a principi di ordine morale. 
    B Che riguarda temi eroici, al di sopra delle possibilità umane. 
  • C Che è fondato su interpretazioni personali, in contrasto con le opinioni comuni. 
  • D Che è inerente alle scienze umane. 


4. I sintomi di quale grave malattia possono essere tenuti sotto controllo grazie all’utilizzo di neurostimolatori?


5. Che cos’è un cyborg?


6. Le righe 71-74 sono state qui di seguito ritrascritte, ma utilizzando una diversa punteggiatura. Quale tra queste nuove “versioni” è l’unica che non viola in modo palese le regole dell’interpunzione?

  • A Quello che resta da vedere ed è l’aspetto più importante, è di che qualità sarà questa vita, quali benefici, saranno davvero generali anziché riservati alle sole élite e quanti si riveleranno davvero benefici piuttosto, che maledizioni o disastri. 
    B Quello che resta da vedere (ed è l’aspetto più importante) è di che qualità sarà questa vita: quali benefici saranno davvero generali, anziché riservati alle sole élite, e quanti si riveleranno davvero benefici, piuttosto che maledizioni o disastri. 
  • C Quello che resta da vedere: ed è l’aspetto più importante, è di che qualità sarà questa vita, quali benefici saranno davvero generali, anziché riservati alle sole élite e, quanti si riveleranno davvero benefici, piuttosto che maledizioni o disastri. 
  • D Quello che resta da vedere (ed è l’aspetto più importante) è di che qualità sarà questa vita: quali benefici saranno davvero generali, anziché riservati alle sole élite e quanti, si riveleranno davvero benefici, piuttosto che maledizioni o disastri. 

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
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Narrativa