T1 - Una visita all'alba (M. Rigoni Stern)

T1

Mario Rigoni Stern

Una visita all’alba

  • Racconto

Alpino e scrittore, Mario Rigoni Stern (1921-2008) ha trascorso l’intera esistenza sull’Altopiano di Asiago, fatto salvo il drammatico periodo della Seconda guerra mondiale, che gli diede l’ispirazione per Il sergente nella neve (1953), palpitante cronaca personale della ritirata dei soldati italiani dalla Russia. In Una visita all’alba muove dall’esperienza personale per ragionare sui cambiamenti ai quali è andata incontro negli ultimi decenni la montagna, sempre più terreno di conquista per turisti superficiali, e sempre meno accudita dagli uomini che in passato avevano stabilito con essa un rapporto equilibrato. La natura finisce così col riprendere il sopravvento: e può capitare di ritrovarsi una volpe sulla porta di casa.

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Audiolettura

Con l’istituzione di una bandita di caccia1 che include anche la mia casa più qualche
centinaio di ettari di bosco e pascolo, con l’infittirsi degli alberi e l’abbandono
delle terre un tempo coltivate, i luoghi diventano sempre più selvaggi. Non si va
più a raccogliere la legna e l’abbandono fa crescere il sottobosco, così aumentano 

5      le vipere, che lì trovano in abbondanza il loro cibo preferito, i topi, ma aumentano
anche le volpi, le donnole, le faine e gli uccelli rapaci. Luoghi così inselvatichiti non
sono buoni nemmeno da funghi;2 i sentieri si inerbano e spariscono tra rovi e spini.

Anche ai piedi delle montagne, dove queste si raccordano con le colline prima
della pianura, dilagano le infestanti robinie, e così quei luoghi diventano impraticabili. 

10    I cinghiali, che qui, a memoria d’uomo, non si sono mai visti, ma che qualche
pseudo3 ambientalista ha voluto nascostamente introdurre portandoli dall’Appennino,
di notte vanno sui pascoli delle malghe e con il grifo4 rovinano la cotica erbosa5
per cercare radici e larve. Acacie, robinie, rovi, spinari,6 nei terreni abbandonati
tra montagna e pianura; mentre nei boschi alti7 sono ritornati i cervi, che disturbano 

15    i camosci, i quali, a loro volta, allontanano i caprioli. Arriveranno anche i lupi, speriamo,
che riporteranno l’equilibrio tra gli erbivori. In provincia di Belluno, intanto,
è stata segnalata la presenza di un orso. Tutto ciò è accaduto nel giro di qualche
decennio: i cervi nei boschi, i camosci sulle ultime praterie in quota, le marmotte
sui pascoli delle malghe e i caprioli sempre più vicini alle città. Come era un tempo: 

20    l’uomo propone ma è poi la natura a decidere. «Sette volte bosco / Sette volte prato
/ Poi tutto tornerà / com’era stato»,8 cantano gli gnomi dentro la montagna dove
scavano i diamanti.

L’altra mattina proprio non me l’aspettavo quella visita. Stava albeggiando e dentro
il letto seguivo i miei pensieri, quando ho sentito un passo leggero come un 

25    sospiro salire le scale di casa. Non erano passi rapidi e saltellanti, non lo scoiattolo,
quindi. Era quel gatto inselvatichito che gironzola qui attorno e una sera dell’estate
scorsa mi ha ucciso il tordo bottaccio?9 Decisi di spaventarlo, di farlo scappare, e
così, pianissimo, uscii dal letto. Sentii raspare sul nettascarpe davanti alla porta.
Lentissimamente aprii la finestra. Era una volpe! Una giovane volpe. Alla mia vista 

30    diede un balzo e corse via dentro il bosco. Mia moglie si svegliò dicendo: «Che succede?
Cosa c’è?».

«Era una volpe che voleva entrare in casa», risposi.

La scorsa estate, nei lunghi crepuscoli dopo il tramonto, i cuccioli uscivano dalla
tana e andavano a giocare nel pascolo delle vacche; così mi aveva detto Cristiano.10 

35    Ma la loro nuova tana non ero riuscito a trovarla, quella vecchia era stata abbandonata.
Poi avevo altro per la testa.

Un vicino mi aveva raccontato di volpi che di notte gli attraversavano la strada
alla luce dei fanali e che si avvicinavano alle case in cerca di cibo.

A maggio, nel periodo in cui le giovani cornacchie lasciano il nido per imparare 

40    a volare, mi era capitato di trovare in giro punte d’ali: i resti del pasto delle volpi che
erano nella fase dell’allattamento.

In questi giorni ho finalmente scoperto la loro tana.

Era ben nascosta in un luogo selvatico quanto nessun altro, fuori dai sentieri, al
sole e con attorno un buon territorio di caccia. Si trova infatti dentro uno scavo di 

45    trincea11 della Grande Guerra, sotto un grosso sasso che protegge l’apertura; l’uscita
è tra un groviglio di radici di faggi. La terra smossa è tutta compressa dal viavai dei
cuccioli che, poco lontano, hanno anche creato una specie di pista per i loro giochi.
Avvicinandomi avevo sentito un forte odore di selvatico e di carne guasta:12 gli avanzi
dei loro pasti. Chinandomi e guardando dentro ho capito che erano lì sotto, in 

50    fondo, prudenti, sospettose, silenziose e forse anche impaurite dalla mia presenza.
Non ho voluto disturbarle oltre e me ne sono andato.


Da due giorni nevica e quando il mulino del cielo smetterà di macinare andrò a
fare un giro per il bosco. Non proprio la mattina che smetterà: dopo una nevicata si
deve lasciare un po’ di tempo agli animali selvatici. Sulla neve sarà allora più facile e 

55    semplice leggere le loro tracce; non è come per lo scricciolo e il pettirosso che hanno
preso dimora sulle due cataste di legna a mezzogiorno riparate dal tetto (solamente
quando la neve è troppa metto un po’ di cibo anche per loro).

Ventiquattro ore dopo la nevicata, ripassando nella memoria le lezioni di un vecchio
cacciatore che mi fu maestro nelle cose della natura, leggerò sulla neve fresca 

60    quante lepri gironzolano qui attorno, maschi e femmine, quante volpi passano per
la loro abituale pista. I gatti inselvatichiti sono due o tre? E i cani randagi? C’è ancora
quel bastardo con tre gambe? Mi incuriosiscono i caprioli: si erano allontanati
per il rumore delle motoseghe che abbattevano gli alberi maturi. Forse anche i cervi
si saranno avvicinati dopo questa nevicata.


Mario Rigoni Stern, Una visita all’alba, in Storie dall’Altipiano, Mondadori, Milano 2003

 >> pagina 498 

Laboratorio sul testo

1. Quali sono le cause del progressivo stato di abbandono delle montagne descritto da Rigoni Stern? (sono possibili più risposte)

  • A L’aumento delle aree edificate. 
    B L’istituzione di un’area protetta. 
  • C L’infittirsi della vegetazione. 
  • D L’aumento degli animali predatori. 
  • E La scomparsa di campi coltivati. 
  • F Le continue alluvioni. 


2. Perché l’autore definisce pseudo ambientalista (r. 11) chi ha introdotto i cinghiali in montagna?


3. Quale visita inaspettata riceve Rigoni Stern una mattina?


4. Perché il protagonista esclude subito che l’ospite inatteso sia uno scoiattolo?


5. Che cos’è il nettascarpe (r. 28) che si trova all’ingresso di casa?


6. Quali indizi mettono l’io narrante in condizione di scoprire la tana delle volpi?


7. Che cosa fa il protagonista quando individua la tana?

  • A Chiama un amico per condividere la scoperta. 
    B Dà da mangiare ai cuccioli. 
  • C Escogita diversi stratagemmi per fare uscire le volpi. 
  • D Se ne va, senza disturbare gli animali. 


8. Si trova infatti dentro uno scavo di trincea della Grande Guerra (rr. 44-45): a quale conflitto si riferisce l’autore? Perché questa guerra è stata chiamata “Grande”?


9. Rigoni Stern racconta che intende andare a fare un giro nel bosco, ma solo quando il mulino del cielo smetterà di macinare (r. 52). Che cosa intende dire con questa metafora?


10. Nella parte finale del racconto, viene evocata la presenza di un altro personaggio: chi è e che cosa fa?

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
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Narrativa