T2 - La sposa bambina (B. Fenoglio)

T2

Beppe Fenoglio

La sposa bambina

  • Tratto da Un giorno di fuoco, 1963
  • racconto
L’autore

Beppe Fenoglio nasce ad Alba, in Piemonte, nel 1922, figlio di un macellaio. Ancora adolescente, sviluppa una precoce passione per la letteratura inglese e americana, che lo porta a iscriversi alla facoltà di Lettere a Torino. Gli studi sono però interrotti dalla chiamata alle armi. Frequenta un corso per allievi ufficiali ma dopo l’armistizio, nel 1943, decide di unirsi ai reparti partigiani attivi sulle Langhe, le colline che circondano la sua città natale. Vive esperienze durissime ed esaltanti, scampando più volte alla morte per un soffio. Finita la guerra resta nelle sue terre, lavorando come procuratore per una casa vinicola e consacrando i momenti liberi alla scrittura. Dopo l’esordio con il volume di racconti I ventitré giorni della città di Alba (1952), Fenoglio lavora principalmente su due temi, entrambi affrontati in modo crudo, senza cedimenti alla retorica: la Resistenza (Una questione privata, 1963; Il partigiano Johnny, 1968) e la vita nelle Langhe (La malora, 1954). Muore a Torino nel 1963, a soli quarantuno anni.

Siamo nel Piemonte della prima metà del Novecento: Catinina ha tredici anni. È ancora una ragazzina che ama giocare a biglie fra i banchi del mercato, dove lavorano i suoi genitori. Un giorno la madre la chiama per annunciarle una novità: andrà sposa a un uomo che neppure conosce. Catinina ha qualche dubbio, ma quando la sorella le parla dei confetti che otterrà accetta tutto senza riserve.

 Asset ID: 115761 (let-audlet-la-sposa-bambina-b-fen560.mp3

Audiolettura

Catinina del Freddo era di quella razza che da noi si marchia1 col nome di mezzi
zingari2 perché mezza la loro vita la passano sotto l’ala del mercato.3

Proprio sotto l’ala si trovava, a tredici anni giusti, a giocare coi maschi a tocco e
spanna,4 quando sua madre le fece una chiamata straordinaria.5

5      «Lasciami solo più6 giocare queste due bilie!»,7 le gridò Catinina, ma sua madre
fece la mossa di avventarsi8 e Catinina andò, con ben più di due bilie nella tasca del
grembiale.9

A casa c’era suo padre e sua sorella maggiore, tra i quali vennero a mettersi lei
e sua madre, e così tutt’insieme fronteggiavano un vecchio che Catinina conosceva 

10    solo di vista, con baffi che gli coprivano la bocca e nei panni un cattivo odore un
po’ come quello dell’acciugaio.10 I suoi11 di Catinina stavano come sospesi davanti
al vecchio, e Catinina cominciò a dubitare che fosse venuto per farsi rendere ad ogni
costo del denaro imprestato e i suoi l’avessero chiamata perché il vecchio la vedesse
e li compatisse.

15    Invece il vecchio era venuto per chiedere la mano di Catinina per il suo nipote
che aveva diciotto anni e già un commercio12 suo proprio.

Sua madre si piegò e disse a Catinina: «Neh13 che sei contenta di sposare il nipote
di questo signore?».

Catinina scrollò le spalle e torse la testa. Sua madre la rimise in posizione:14 «Neh 

20    che sei contenta, Catinina? Ti faremo una bella veste nuova, se lo sposi».

Allora Catinina disse subito che lo sposava e vide il vecchio calar pesantemente
le palpebre sugli occhi.

«Però la veste me la fate rossa», aggiunse Catinina.

«Ma rossa non può andare in chiesa e per sposalizio.15 Perché ti faremo una gran 

25    festa in chiesa. Avrai una veste bianca, oppure celeste».

A Catinina la gran festa in chiesa diceva poco o niente, quella veste non rossa
già le cambiava l’idea, per lo scoramento16 si lasciò piombare una mano in tasca e fece
suonare le bilie.

Allora la sorella maggiore disse che le avrebbero portato tanti confetti; a sentir 

30    questo Catinina passò sopra alla veste non rossa e disse di sì su tutto. Anche se quei
confetti non finivano in bocca a lei.

Si sposarono alla vicaria di Murazzano,17 neanche un mese dopo. Lo sposo dava
alla vista18 meno anni dei suoi diciotto dichiarati, aveva una corona di pustole19
sulla fronte, più schiena che petto, e certi occhi grigi duretti.

35    Fecero al Leon d’Oro il pranzo di nozze, pagato dal vecchio e dopo vespro20 partirono.
C’era tutto il paese a salutar Catinina, e perfino i signori ai loro davanzali.

Lo sposo, che era padrone di mula e carretto, aveva giusto da andare fino a Savona
a caricar stracci, che era il suo commercio, e ne approfittava per fare il viaggio di
nozze con Catinina.

40    Alla sposa venne da piangere quando, salita sul carretto, dominò di lassù tutta
quella gente che rideva, ma le levò quel groppo21 un cartoccio di mentini che le offrì
una donna anche lei della razza dei mezzi zingari.

Alla fine partirono, ma ancora a San Bernardo avevano il tormento di quei bastardini
che fino a ieri giocavano alle bilie con la sposa. Quantunque lo sposo non

45    tardasse a girare la frusta.22

Viaggiavano sulla pedaggera23 e ne avevano già ben macinata di ghiaia,24 e Catinina
non aveva ancora aperto la bocca se non per infilarci quei mentini uno dopo
succhiato l’altro, e lo sposo le sue quattro parole le aveva dette alla mula.

Ma passato Montezemolo25 lo sposo si voltò e le disse: «Voi adesso la smettete di 

50    mangiare quei gommini verdi», e Catinina smise, ma principalmente per lo stupore
che lo sposo le aveva dato del voi.26

Veniva su la luna, e dopo un po’ fu un mostro di vicinanza, di rotondità e giallore,
navigava nel cielo caldo a filo del greppo della langa,27 come li volesse accompagnare
fino in Liguria.

55    Catinina toccò il suo sposo e gli disse: «Guarda solo un momento che luna».

Ma quello le si rivoltò e quasi le urlò: «Voi avete a darmi del voi, come io lo do
a voi!».

Catinina non rifiatò, molto più avanti disse semplicemente che il listello di legno
l’aveva tutta indolorita dietro, dopo ore che ci stava seduta. E allora lui parlò 

60    con una voce buona, le disse che al ritorno sarebbe stata più comoda, lui l’avrebbe
aggiustata sugli stracci.28

Arrivarono a Savona verso mezzogiorno.

Lo sposo disse: «Quello lì davanti è il mare», che Catinina già ci aveva affogati
gli occhi.

65    «Che bestione», diceva Catinina del mare, «che bestione!».

Tutte le volte che pascolava le pecore degli altri in qualche prato sotto la strada
del mare e sentiva d’un tratto sonagliere,29 si arrampicava sempre sull’orlo della
strada e da lì guardava venire, passare e lontanarsi i carrettieri e le loro bestie in
cammino verso il mare con grandi carichi di vino e di farine. Qualche volta li vedeva 

70    anche al ritorno, coi carri adesso pieni di vetri di Carcare e di Altare e di stoviglie
d’Albisola,30 e si appostava per fissare i carrettieri negli occhi, se ritenevano31 l’immagine
del mare.

Ora se lo stava godendo da due passi il mare, ma lo sposo le calò una mano sulla
spalla e si fece accompagnare a stallare la bestia.32 Ma poi le fece vedere un po’ di 

75    porto e poi prendere un caffellatte con le paste di meliga.33 Dopodiché andarono a
trovare un parente di lui.

Questo parente stava dalla parte di Savona verso il monte e a Catinina rincresceva
il sangue del cuore34 distanziarsi dal mare fino a non avercene nemmeno più una
goccia sotto gli occhi.

80    Ce ne volle, ma alla fine trovarono quel parente. Era un uomo vecchiotto ma ancora
galante, e quando si vide alla porta i due ragazzi sposati fece subito venire vino
bianco e paste alla crema ed anche dei vicini, ridicoli come lui.

Mangiarono, bevettero e cantarono. Catinina in quel buonumore prese a snodarsi35
e a rider di gola e ad ammiccare come una donna fatta,36 e teneva bene testa al 

85    parente galante ed ai suoi soci; lo sposo le era uscito di mente ed anche dagli occhi,
non lo vedeva, seduto immobile, che pativa a bocca stretta e col bicchiere sempre
pieno posato in terra fra i due piedi.

Quando si ritirarono per la notte in una stanza trovata dal parente, allora riempì
di schiaffi la faccia a Catinina. E nient’altro, tanto Catinina non era ancora 

90    sviluppata.

Al mattino Catinina aveva per tutto il viso delle macchie gialle con un’ombra
di nero, lo sposo venne a sfiorargliele con le dita e poi scoppiò a piangere. Proprio
niente disse o fece Catinina per sollevarlo, gli disse solo che voleva tornare a Murazzano.
E sì che si sarebbe fermata un altro giorno tanto volentieri per via di quel 

95    parente così ridicolo, ma ora sapeva cosa le costava il buonumore, e poi il mare le
diceva molto meno.

Lo sposo caricò in fretta i suoi stracci, la fece sedere sul molle e tornarono.

La mattina dopo, il panettiere di Murazzano, che si levava sempre il primo di
tutto il paese, uscito in strada a veder com’era il cielo di quel nuovo giorno, trovò 

100 Catinina seduta sul selciato e con le spalle contro il muro tiepido del suo forno.

«Ma sei Catinina? Sei proprio Catinina. E cosa fai lì, a quest’ora della mattina?».

Lei gli scrollò le spalle.

«Cosa fai lì, Catinina? E non scrollarmi le spalle. Perché non sei col tuo uomo?».

«Me no di sicuro!».

105 «Perché te no?».

Allora Catinina alzò la voce. «Io non ci voglio più stare con quello là che mi dà
del voi!».

«Ma come non ci vuoi più stare? Invece devi stargli insieme, e per sempre. È la
legge».

110 «Che legge?».

«O Madonna bella e buona, la legge del matrimonio!».

Catinina scrollò un’altra volta le spalle, ma capiva anche lei che scrollar le spalle
non bastava più, e allora disse: «Io non ci voglio più stare con quello là che mi dà
sempre del voi. E poi che casa mi ha preparata che io c’entrassi da sposa? Una casa 

115 senza lume a petrolio e senza il poggiolo!».37

L’uomo sospirò, la fece entrare nel suo forno, disse piano al suo garzone: «Attento
che non scappi, ma non beneficiartene38 altrimenti il mestiere vai a impararlo da
un’altra parte», e uscì.

Quando tornò, c’era con lui l’uomo di Catinina. Col panettiere testimone, le 

120 promise il lume a petrolio per subito e di farle il poggiolo, tempo sei mesi.

Catinina il lume a petrolio l’ebbe subito, e poi anche il poggiolo, ma dopo un
anno buono, che lei aveva già un bambino sulle braccia. Perché Catinina non era
la donna che per aver la grazia dei figli deve andarsi a sedere sulla santa pietra alla
Madonna del Deserto e pregare tanto.39

125 Questo primo figlio, dei nove che ne comprò40 nella sua stagione,41 l’addormentava
alla meglio in una cesta e poi subito correva sotto l’ala a giocare a tocco e spanna
con quei maschi di prima. Dopo un po’ il bambino si svegliava e strillava da farsi
saltare tutte le vene, finché una vicina si faceva42 sull’uscio e urlava a Catinina:

«O disgraziata, non senti la tua creatura che piange? Vieni a cunarlo,43 o mezza 

130 zingara!».

«Lasciatemi solo più giocare questa bilia!».


Beppe Fenoglio, La sposa bambina, in Un giorno di fuoco, Einaudi, Torino 2011

 >> pagina 359 

a TU per TU con il testo

Sembra leggera, all’inizio, la storia di Catinina del Freddo, che ama tanto giocare con le biglie. Ma il richiamo della madre, in un giorno qualsiasi della sua adolescenza, la scaraventa in un’altra dimensione. Non sarà padrona del proprio destino, perché la sua famiglia ha già deciso per lei: deve andare in sposa a un diciottenne che neppure conosce. Non siamo dinanzi a un caso isolato, o alla vittima di una singolare crudeltà. Per secoli infatti l’istituto del matrimonio combinato è stato abituale nella nostra penisola, tanto fra la nobiltà quanto fra i popolani. Oggi per fortuna è pressoché scomparso, ma sopravvive all’estero nelle nazioni indifferenti all’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che recita: «Il matrimonio potrà essere concluso solo con il libero e pieno consenso dei futuri sposi», in «età adatta». E non grazie al sì di una tredicenne, alla quale vengono promessi tanti confetti e un vestito che non ha neppure il desiderato colore rosso.

 >> pagina 360 

Analisi

La sposa bambina è uno dei molti racconti di Fenoglio dedicati ai costumi di vita nelle Langhe, le colline che occupano la porzione meridionale del Piemonte. Questi luoghi, oggi ricchi e celebri grazie a prodotti pregiatissimi esportati in tutto il mondo – come il vino, i tartufi e le nocciole – hanno in passato sofferto una terribile miseria. Questa ben si riconosce nella vicenda di Catinina, che si svolge in un passato imprecisato, da collocarsi probabilmente qualche decennio prima che il racconto vedesse la luce, nel 1963. In una nota Fenoglio chiarì d’avere ascoltato questa storia dalla viva voce di un parente: molti tratti, in effetti, rimandano a una dimensione orale e locale. Non a caso, come si vede già nella prima frase (quella razza che da noi si marchia col nome di mezzi zingari!, rr. 1-2), il narratore conosce il mondo che rappresenta, anzi vi appartiene: anche lui, come i personaggi, fa ricorso a parole, modi di dire, giri sintattici tipici della zona e ricalcati sul dialetto (paste di meliga, r. 75; a Catinina rincresceva il sangue del cuore, rr. 77-78, e così via), badando più all’efficacia che all’eleganza.

Il narratore inoltre si guarda bene dal criticare o commentare la barbara usanza del matrimonio combinato, all’epoca normale, limitandosi a riferire gli eventi e assumendo spesso il punto di vista di Catinina. In questo modo può emergere l’ingenuità con cui la ragazzina affronta il matrimonio con un estraneo: cresciuta nell’ambiente del mercato, del tutto inesperta, non si rende conto di ciò che le accade intorno; né, d’altro canto, la famiglia intende spiegarle nulla. Basta la convinzione di aver fatto un buon affare, sistemandola con un venditore ambulante di stracci, brutto ma dal commercio già bene avviato. Catinina deve capire da sola, strada facendo.

Lasciato il paese, gli sposi viaggiano in un carro sul crinale delle colline. A un certo punto, a filo dell’orizzonte, si alza una luna strepitosa: un mostro di vicinanza, di rotondità e giallore, navigava nel cielo caldo a filo del greppo della langa, come li volesse accompagnare fino in Liguria (rr. 52-54). Catinina se ne accorge e la indica al marito, ma questi non le bada e risponde in modo aggressivo. La distanza è sottolineata dall’uso del “voi”, con il quale pretende che gli si rivolga: Voi avete a darmi del voi, come io lo do a voi! (rr. 56-57). Quando poi giungono a Savona, lei si incanta nel vedere il mare, il bestione (r. 65) sul quale aveva tanto fantasticato fin da piccola, guardando i carretti carichi di merce che ne tornavano. Ma anche qui, l’idillio dura poco: lo sposo le calò una mano sulla spalla e si fece accompagnare a stallare la bestia (rr. 73-74). La sua è la scontrosità di un ragazzo timido e immaturo, più che cattivo. Lo lasciano credere anche le brusche cortesie che riserva alla piccola moglie (il caffellatte con le paste di meliga, r. 75) e gli stracci sistemati per farla stare comoda sul carro al ritorno.

 >> pagina 361 

In conseguenza di un breve momento di allegria, al quale si abbandona in casa di parenti, Catinina deve subire una scarica di schiaffi dal marito, che la vuole schiva e sottomessa. Al ritorno vorrebbe lasciarlo, ma deve sottostare alla legge del matrimonio (r. 111), che le chiarisce il fornaio di Murazzano. Si accontenta di un lume a petrolio e di un poggiolo (r. 120): di più non può desiderare.

Un anno più tardi Catinina ha già dato alla luce il primo dei suoi nove figlioli. La società langarola non prevede altro ruolo per la donna: da sposa è divenuta una madre bambina, per la quale il richiamo delle biglie resta irresistibile, pianga o no il neonato.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Che lavoro fanno i familiari di Catinina?

  • A Sono zingari. 
    B Sono straccivendoli. 
  • C Hanno una bancarella al mercato. 
  • D Sono disoccupati. 


2. Che cosa convince Catinina ad accettare la proposta di matrimonio? (sono possibili più risposte)

  • A La simpatia per il vecchio che fa la proposta. 
    B La promessa di una veste nuova. 
  • C La promessa di essere felice con il marito. 
  • D La promessa di una bella festa. 
  • E La promessa dei confetti. 
  • F La promessa di un bel viaggio di nozze. 


Dunque, quali riflessioni puoi fare sulla decisione presa da Catinina?


3. In che cosa consiste il viaggio di nozze di Catinina?

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Quale oggetto rappresenta simbolicamente, lungo tutto il corso del brano, l’età infantile di Catinina? Motiva la tua risposta facendo riferimento al testo.


5. Durante la piccola festa improvvisata da un parente per i giovani sposi, il marito di Catinina se ne sta seduto immobile, che pativa a bocca stretta e col bicchiere sempre pieno posato in terra fra i due piedi (rr. 86-87). Come spieghi questo atteggiamento del giovane?


6. Catinina non protesta per il matrimonio combinato né per le botte del marito, ma per altri motivi, apparentemente futili: quali? Rifletti su queste contraddizioni.


7. Catinina è in grado di essere una buona madre? Da che cosa lo capisci?


8. Quando si ritirarono per la notte in una stanza trovata dal parente, allora riempì di schiaffi la faccia a Catinina (rr. 88-90). Perché Catinina viene picchiata dal marito? Eppure, nonostante questo episodio, il giovane sposo non appare una persona malvagia e indirizza a Catinina alcune affettuose attenzioni: quali?

 >> pagina 362 

COMPETENZE LINGUISTICHE

9. Storia della lingua. Fino al secondo dopoguerra, in Italia era piuttosto comune rivolgersi alle persone a cui si doveva del rispetto, ma anche ai propri familiari, usando il “voi” anziché il “lei”. Dopo aver fatto una breve ricerca sull’uso dei pronomi personali e su come quest’uso si sia modificato nel tempo, riscrivi le frasi pronunciate dal marito di Catinina usando:


a) il “lei”;

b) il “tu”.


10. Lessico. Con quale locuzione si potrebbe sostituire l’aggettivo galante (r. 81)?

  • A Di bell’aspetto. 
    B In buona salute. 
  • C Dai modi cortesi. 
  • D Dai modi raffinati. 


11. Congiunzioni subordinanti. … non lo vedeva, seduto immobile, che pativa a bocca stretta (r. 86): in questa frase, il pronome relativo che potrebbe essere sostituito, mantenendo la relazione logica tra la proposizione reggente e la subordinata, da

  • A ma. 
    B mentre. 
  • C perché. 
  • D allorché. 


12. Linguaggio figurato. Le metafore. Che cosa significa l’espressione figurata Catinina ci aveva già affogati gli occhi (rr. 63-64)?

PRODURRE

13. Scrivere per argomentare. Con opportune argomentazioni ed esempi, sostieni l’inaccettabilità dei matrimoni combinati dalle famiglie (massimo 20 righe).

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

Il racconto di Fenoglio ci ricorda che, fino a non moltissimo tempo fa, l’usanza dei matrimoni combinati con ragazze giovanissime era presente anche in Italia. Oggi, la piaga del matrimonio minorile è diffusa soprattutto in alcuni paesi asiatici e africani e numerose associazioni internazionali si battono per contrastarla. Insieme ai tuoi compagni, fai una ricerca su questo importante tema. Potete anche vedere insieme il film La sposa bambina (2014), della regista yemenita Khadija Al-Salami, ispirato al romanzo autobiografico di Nojoud Ali Io, Nojoud, dieci anni, divorziata (2009).


DIRITTO

I matrimoni combinati sarebbero legali in Italia, al giorno d’oggi? Con l’aiuto dell’insegnante, rintraccia, nella Costituzione italiana e negli articoli del Codice Civile che regolano l’istituto matrimoniale, gli estremi di legge che ti consentono di rispondere a questo interrogativo.


GEOGRAFIA

Questo racconto di Fenoglio, così come molti altri, è ambientato nelle Langhe piemontesi. Dove si trova questa microregione? Quali sono le sue caratteristiche geografiche ed economiche? Quali sono i prodotti tipici del territorio?

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Il marito di Catinina desidera una moglie riservata e sottomessa e, senza troppi complimenti, la picchia quando lei non si comporta come lui desidera. Anche oggi, la violenza domestica sulle donne è un fenomeno purtroppo diffuso, che può arrivare agli estremi del femminicidio. Dopo esserti documentato consultando anche fatti di cronaca recente esponi le tue considerazioni.

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
Narrativa