T4 - Il semaforo blu (G. Rodari)

T4

Gianni Rodari

Il semaforo blu

  • Tratto da Favole al telefono, 1962
  • favola
L’autore

Gianni Rodari nasce nel 1920 a Omegna, sul lago d’Orta, nel Nord del Piemonte. Dopo le elementari entra in seminario dove frequenta il liceo classico per due anni; quindi si iscrive alle magistrali. Durante il periodo bellico insegna nelle scuole, mentre nel dopoguerra lavora come giornalista per il quotidiano “l’Unità”. Dagli anni Cinquanta inizia a dedicarsi anche alla letteratura per l’infanzia, sia in prosa sia in versi: tra i suoi molti titoli ricordiamo Il libro delle filastrocche (1950), Favole al telefono (1962) e La torta in cielo (1966), nei quali coniuga con efficace semplicità fantasia, umorismo, slancio pedagogico e critica della società moderna. Dopo aver vinto nel 1973 il premio Andersen, definisce gli orientamenti e le finalità della sua prolifica attività di inventore di storie nel saggio teorico Grammatica della fantasia (1973). Rodari muore a Roma nel 1980.

Un semaforo del centro di Milano impazzisce e inizia a comportarsi contro le regole. Le luci cambiano colore e, quel ch’è peggio, puntano in ogni direzione. Tra gli automobilisti scoppia il caos, e nessuno sa più come reagire.

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Audiolettura

Una volta il semaforo che sta a Milano in piazza del Duomo fece una stranezza. Tutte
le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.

«Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?».

Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l’insolito segnale 

5      blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.

In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i
motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano: «Lei
non sa chi sono io!».

Gli spiritosi lanciavano frizzi:1 «Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per 

10    farci una villetta in campagna».

«Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini».

«Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l’olio d’oliva».

Finalmente arrivò un vigile e si mise lui in mezzo all’incrocio a districare il traffico.
Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la 

15    corrente.

Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare: «Poveretti! Io avevo
dato il segnale di “via libera” per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero
volare. Ma forse gli è mancato il coraggio».


Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi, Torino 1962

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a TU per TU con il testo

Come reagiremmo a un cambiamento improvviso e insensato, magari riguardante oggetti o meccanismi che fanno scorrere dritta nei suoi binari la vita di ogni giorno? Se un semaforo di solito non cambia colore, non è detto che non possa farlo. E invece l’abitudine ci rende pigri e incapaci di adattarci a ciò che è diverso e inaspettato; chi, invece, ha una mente libera, aperta al cambiamento, avrà sempre una marcia in più e saprà affrontare l’assurdo, che scompiglia talvolta l’ordine logico delle cose, senza rimanere scioccato ma, persino, divertendosi. Forse – insinua Rodari – la maggior parte di noi è ammalata di realtà: perché rinunciare a credere che un altro mondo è possibile?

Analisi

Nel pieno centro di Milano, un semaforo impazzisce mandando il traffico in tilt. Non vedendo più i consueti colori, la gente non sa più come reagire. Prima dell’intervento risolutivo dei vigili, lo strano segnale luminoso coglie infatti alla sprovvista pedoni e guidatori, gettati all’improvviso in uno stato confusionale, tra colpi di clacson, gesti di nervosa aggressività, grossolane vanterie (Lei non sa chi sono io!, rr. 7-8). Solo gli uomini di spirito affrontano il disordine senza perdere il controllo, proponendo interpretazioni sconclusionate e creative.

Come tutte le favole di Rodari, anche questa parrebbe un’innocente e spensierata manifestazione di infantile creatività. Una lettura superficiale può cogliervi la denuncia dei rischi insiti tra le pieghe quotidiane dell’esistenza moderna nella città, oggetto quest’ultima – e da sempre – delle invettive dei grandi moralisti. Contrapposta alla sana e naturale campagna, la città è molto spesso simbolo di inautenticità e di alienazione. Ma qui l’intento pedagogico dell’autore va ben oltre l’amara riflessione sulla pericolosità del traffico o sullo stress provocato dalla caotica vita urbana.

L’evento scatenante del semaforo blu allude piuttosto a un radicale e improvviso sovvertimento delle nostre idee sulla realtà: l’ovvio cede il posto al diverso, che irrompe gettando scompiglio nelle certezze di tutti. Secondo il buon senso comune, il semaforo incarna la ciclica ripetitività della routine, la precisione rassicurante con cui pretendiamo di controllare cose e azioni, regolandone il flusso: il fatto che sia proprio un apparecchio puntuale e affidabile a comportarsi in modo imprevedibile risulta ancora più spiazzante.

Per questo è proprio il lato più sorprendente e irrazionale della vita a suggerire la difficile via per la felicità. Come rivela il semaforo stesso nel soliloquio pronunciato prima di essere spento, la sua luce blu indica in realtà un sentiero creato dall’immaginazione, un’alternativa “poetica” alla “prosa” del mondo, un invito a non provare timore per ciò che esula dagli schemi. Per evolversi – ci dice Rodari – bisogna lanciarsi nell’ignoto, ma chi è troppo occupato a strillare nel traffico, non se ne accorge.

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Sebbene Il semaforo blu sia una favola moderna e ambientata in un luogo preciso, piazza Duomo a Milano, essa rispetta alcune classiche caratteristiche del genere. La brevità, innanzitutto: l’azione si risolve in poche righe, chiuse dalla rivelazione finale del semaforo che spiega il motivo del suo strambo comportamento. La presenza, poi, di un personaggio non umano ma dotato di caratteristiche antropomorfe: invece di un lupo o di un leone, abbiamo un semaforo, che però ha qualcosa in comune con gli antichi animali che popolavano i racconti di Esopo. Infatti, si tratta di un oggetto semplice e conosciuto da tutti, e per questo è adatto a veicolare i significati pedagogici della favola.

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Inserisci nella tabella le diverse reazioni di fronte al semaforo blu.


I pedoni  
I pedoni più grassi  
Gli automobilisti  
I motociclisti  
Gli spiritosi  
I vigili  

Analizzare e interpretare

2. Anche se nel racconto non fosse indicato chiaramente, sarebbe comunque possibile capire che il semaforo si trova

  • A su una strada di campagna. 
    B nel centro di una grande città. 
  • C in un piccolo paese. 
  • D in un quartiere periferico di una grande città. 


Perché?


3. Quali sono le uniche persone che non si fanno troppo sconvolgere dal semaforo blu? Perché proprio loro, secondo te?


4. Che ruolo hanno i vigili, nella vicenda? È possibile dire che sono dei veri e propri “tutori dell’ordine”?


5. «Lei non sa chi sono io!» (rr. 7-8) è una frase minacciosa e arrogante, che si rivolge di solito a chi si vuole intimorire dichiarando una propria reale – o presunta – posizione di potere o di superiorità rispetto a un interlocutore con cui si sta discutendo animatamente. Per quale motivo, secondo te, l’autore specifica che a pronunciare questa frase sono proprio i pedoni più grassi?

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competenze linguistiche

6. Italiano e dialetto. Il termine italiano “vigile” ha moltissime varianti regionali e locali. Quali conosci? A quali caratteristiche della professione fanno riferimento?


7. Lessico. Il linguaggio figurato. I motociclisti facevano ruggire lo scappamento (r. 7): quale figura retorica riconosci in questo uso insolito del verbo ruggire? In che modo questo espediente influisce sullo stile della narrazione?


8. Pronomi. Il verde se lo sarà mangiato il commendatore (r. 9). Proviamo a formulare questa frase in un altro modo: “il commendatore avrà mangiato il verde”. Il significato rimane più o meno lo stesso, ma quali differenze noti?

PRODURRE

9. Scrivere per raccontare. Per quali altri scopi potrebbero servire i colori del semaforo? Inventane qualcuno.


10. Scrivere per esprimere. Secondo il semaforo blu, solo chi ha coraggio può tentare di volare. Tu la pensi come lui? (massimo 20 righe)

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

ALTRI LINGUAGGI

Quello usato per i colori dei semafori è un codice non linguistico riconosciuto in tutto il mondo. Esistono altri codici non linguistici utilizzati per comunicare in situazioni in cui non è possibile usare le parole? Fai una breve ricerca.


STORIA E GEOGRAFIA

Quando Rodari scrive questo racconto, negli anni Sessanta, i centri storici delle nostre città non erano ancora chiusi al traffico come lo sono oggi. Cerca delle vecchie immagini del centro della tua città (o di una città a tua scelta) e confrontale con quello che vedi oggi: che cosa è cambiato? Ti sembra che il cambiamento sia avvenuto in meglio o in peggio?

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

E tu, come reagisci di fronte ad avvenimenti improvvisi che scombinano la tua routine quotidiana? Ti innervosisci, ti spaventi, ti diverti? Sei uno di quelli che avrebbero tentato di volare o uno dei vigili che riporta tutto alla normalità?

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
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Narrativa